May 6, 2025

Il prezzo in termini ambientali pagato dal territorio fra Brindisi e San Vito dei Normanni è altissimo e Legambiente da quarant’anni si occupa del tema, a partire dall’impianto di Contrada Formica a Brindisi e dal tentativo, poi sventato tramite il nostro intervento, di smaltire nel sito le ceneri della centrale di Brindisi nord. La storia di quel sito, con le sue varie denominazioni, è legata ad una serie di episodi nel tempo che rappresentano l’emblema di una gestione rifiuti che sarebbe ora di lasciarsi definitivamente alle spalle, con una serie attività di riprogrammazione dei flussi e di bonifica dei siti, come quello di Contrada Formica appunto.

 

Negli anni ’90 la consuetudine di smaltire i rifiuti in cava a suon di ordinanze “contingibili ed urgenti” non ha certamente risparmiato il territorio di Brindisi e, anzi, ha trasformato le cave del territorio come siti di conferimento più o meno idonei. Così le contrade Formica, Mascara ed Autigno sono diventate tristemente famose a livello regionale e non solo proprio sulla scia di una emergenza rifiuti continua che ha giustificato l’ingiustificabile e reso plausibile una storia di conferimenti in cava che ha segnato pesantemente il territorio.

 

Nonostante più volte l’impianto di contrada Formica sia stata oggetto di attenzioni da parte della magistratura e dalla Regione Puglia, inspiegabilmente continua a rivestire un ruolo centrale nel Piano Regionale dei rifiuti senza che questo determini reazioni delle istituzioni locali o crei imbarazzi alla politica locale e regionale i cui esponenti rimangono indifferenti ai destini di quel territorio e dei suoi abitanti.

 

L’ampliamento richiesto della discarica per giungere a due milioni di tonnellate di rifiuti dichiarati speciali e non pericolosi, oggetto di una conferenza dei servizi nell’ambito di una autorizzazione integrata ambientale (AIA) della Regione Puglia è una ulteriore grave ferita in danno dei cittadini che vedono ancora le istituzioni avvitarsi su uno sterile confronto incentrato sull’aspetto economico, (a favore dei gestori o in termini di ristori per le amministrazioni i cui territori sono coinvolti) o su aspetti meramente urbanistici.

 

Per quello che ci riguarda, Legambiente ritiene che l’unico vero tema sia quello di prendere coscienza che quell’impianto non solo non può essere ampliato, così come si chiede da parte del gestore, ma dovrebbe esserne programmata la dismissione, necessaria ed urgente nell’ambito del complessivo piano di bonifica che Regione Puglia, Provincia di Brindisi e i comuni interessati a cominciare da quello di Brindisi, avrebbero già dovuto da tempo avviare e che ora è irrinunciabile.

 

 

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