È in programma venerdì 28 marzo 2014 alle ore 20,30, il debutto dello spettacolo “Kater I Rades Secondo movimento” (di Francesco Niccolini con Fabrizio Saccomanno e Fabrizio Pugliese). Lo spettacolo è nato dalla tragica vicenda della motovedetta albanese Kater I Rades che, il 28 marzo 1997, affondò nel canale d’Otranto dopo lo scontro con la corvetta della Marina Militare Italiana Sibilla. A bordo, più di cento uomini, donne e bambini che tentavano di raggiungere l’Italia, in fuga dalla guerra civile. Se ne salvarono una trentina. Tra cadaveri e dispersi mai più ritrovati, furono 81 le vittime albanesi.
Le repliche dello spettacolo si tengono anche sabato 29 e domenica 30 marzo, alle 20,30, sempre nel Centro culturale e Residenza Teatrale Santa Chiara – Museo della Memoria Migrante (via Santa Chiara, 1 – Brindisi).
Il debutto è la prima importante tappa di un lungo viaggio che ha portato al recupero del motore e delle parte lignea della motovedetta: centinaia di assi lunghe un metro e mezzo, pesanti, rugose, segnate da un anno in fondo al mare, da dieci anni di abbandono nel porto di Brindisi, e dallo strazio delle vite perdute. Parte dei legni è in corso di restituzione al Governo albanese mentre la restante parte si trova a Brindisi e verrà destinata al Centro culturale Santa Chiara dove sorgerà il Museo della Memoria Migrante. Alcune decine delle assi della Kater infine, e una quantità incredibile di serrature, danno corpo alla scena dello spettacolo.
Il progetto è curato dalla Compagnia Thalassia nell’ambito della residenza teatrale di Mesagne finanziata dalla Regione Puglia con fondi europei (Fesr 2007/2013) attuata con il Teatro Pubblico Pugliese e in collaborazione, tra gli altri, con il Comune di di Brindisi.
La tragedia del naufragio della motovedetta è al centro delle cerimonie culturali e civili che ogni anno si tengono a Brindisi. Per ricordare le vittime della Kater I Rades, anche quest’anno si rinnova la cerimonia del lancio dei fiori nel porto, organizzata dall’Osservatorio sui Balcani insieme a Thalassia e a un gruppo di associazioni della città.
La cerimonia è in programma venerdì 28 marzo alle 17, sul lungomare di Brindisi (piazza Vittorio Emanuele).
Questo il teaser dello spettacolo:
Per prenotazioni: botteghino 331.3477311
Info stampa: Maura Cesaria – comunicazione@cooperativathalassia.it – 349.2527083
SCHEDA DELLO SPETTACOLO
KATER I RADES Secondo movimento
di Francesco Niccolini
con Fabrizio Saccomanno e Fabrizio Pugliese
e la partecipazione straordinaria di Elvis
collaborazione alla messa in scena Roberto Aldorasi
scene di Luigi D’Elia
luci Angelo Piccinni
suono Leone Marco Bartolo
consulente processuale Stefano Palmisano
organizzazione Alessandra Manti
distribuzione Francesca Vetrano
ufficio stampa Maura Cesaria
una produzione Residenza Teatrale di Mesagne, Thalassia
«Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri».
don Lorenzo Milani, Lettera ai
cappellani militari della Toscana
La storia
28 marzo 1997. Canale di Otranto. Alle ore 18 e 57 Nave Sibilla, corvetta della Marina Militare Italiana, sperona la Kater I Rades, una motovedetta albanese, nel tentativo di impedirle di continuare il proprio viaggio verso l’Italia. A bordo uomini, donne e bambini: più di cento, su una barchetta omologata per nove persone di equipaggio. Se ne salvano una trentina. Tra cadaveri e dispersi mai più ritrovati, sono 81 le vittime albanesi. Ottantuno, come a Ustica. E, come a Ustica, c’è la netta impressione che non tutti lavorino per raggiungere la verità e ottenere giustizia.
Alla fine delle indagini e di un processo lungo anni (ormai manca solo la Cassazione), sono stati condannati i comandanti delle due navi, quella italiana e quella albanese. Nessun altro è responsabile di ciò che è accaduto. Non c’è traccia di ordini dati dall’alto. Eppure, leggendo la richiesta di archiviazione delle indagini relative ai vertici della Marina Militare Italiana, viene più di un dubbio che il Pubblico Ministero qualche sospetto ce l’abbia. Ma non le prove. Tra nastri cancellati, registrazioni incomprensibili, video che non funzionano, si proietta anche qui l’ombra di quelle storie – da Mattei a Ustica – per le quali gli Italiani non hanno diritto a sapere la verità.
E in questo caso neanche gli Albanesi: cercavano rifugio in Italia, un lavoro, una vita nuova, volevano fuggire dalla povertà e dalla corruzione, dalla guerra civile e da una nazione devastata dalla dittatura e dal suo crollo. Ma se nel 1991 le prime ondate di profughi, in qualche modo, erano state accolte, ora – nella nuova Italia della Seconda Repubblica – la parola d’ordine è respingimento. E i profughi trasformati in clandestini. Inizia con l’affondamento della Kater I Rades il lungo funerale del mare che non si è più concluso, e che nell’ottobre 2013 ha raggiunto dimensioni spaventosi con la morte di quasi quattrocento migranti a poche centinaia di metri da Lampedusa.
Lo spettacolo
Lo spettacolo prova a ricostruire i tragici momenti del naufragio. Lo fa mettendo il teatro e i corpi dei due attori protagonisti al servizio di qualcosa di unico: perché questo non è uno spettacolo “normale”. Tutto ciò che è in scena viene dal relitto della Kater I Rades: da due anni Thalassia ha acquisito il motore e la parte lignea della motovedetta, centinaia di assi lunghe un metro e mezzo, pesanti, rugose, segnate da un anno in fondo al mare, dieci anni di abbandono nel porto di Brindisi e dallo strazio di 81 vite perdute. Come segno di pacificazione il motore e metà dei legni è in corso di restituzione al governo albanese e diventerà un monumento al porto di Valona. Con l’altra metà dei legni, a Brindisi, nel centro culturale Santa Chiara, sorgerà il primo Museo della Memoria Migrante. Una ventina di quelle assi infine, danno corpo alla scena dello spettacolo. Uno spettacolo che non prova nemmeno a ricostruire: per quello c’è già un processo e un libro molto preciso, scritto alcuni anni fa da Alessandro Leogrande (Il naufragio, Feltrinelli). L’obiettivo è la pancia e il cuore, le illusioni e le speranze, le menzogne, il diritto di cittadinanza, che cosa vuol dire essere straniero e che cosa è la patria. La scelta è quella di usare i corpi degli attori, il legno, la musica, la luce e il sudore per ricordarci che ci sono leggi immortali e altre che invece uomini di buona volontà è giusto che cambino: del primo tipo è la legge del mare, ovvero che chiunque sia in pericolo, va salvato e tolto dalla situazione di pericolo. Del secondo invece aberrazioni dell’intelligenza come la Bossi-Fini.
La trama
Due albanesi aspettano. Aspettano che la Kater salpi. Che l’Italia arrivi. Che le navi militari che gli girano intorno, 20 volte più grandi della vecchia motovedetta albanese, li vadano a salvare. Uno gioca con un pallone, l’altro fuma. Parlano di cose da niente, apparentemente inutili, forse anche stupide, superficiali, semplici. Hanno parenti a bordo, figli, mogli. Poi accade l’inimmaginabile.
Dall’altra parte ci sono i rappresentanti del Governo italiano e della Marina.
Tutto è visto attraverso una lente deformante, grottesca: è un circo nero, dove si ride, si canta, si fanno anche acrobazie. E si recitano riti. Si testimonia il falso, si ricompongono corpi, si grida sottovoce. Una porta piena di serrature si apre e si chiude, poi non si apre più. Ed è subito notte.
Thalassia e la Kater I Rades
Dal porto di Brindisi si parte per l’Albania. A Brindisi si arriva dall’Albania. Nel 1991, in una notte di marzo, ne arrivarono ventimila di albanesi.
Al porto di Brindisi da sedici anni, il 28 marzo, si gettano fiori sull’acqua per ricordare quegli 81 morti. A Brindisi lavora Thalassia, che da alcuni anni prova a far teatro, il suo teatro d’art brut. Lo fa con i boschi e con gli alberi, con legni spiaggiati e roba da buttare. Normalmente Thalassia racconta di foreste e di vento e di tutto ciò che vi è di umano, tra le foreste e il vento. Con questo nuovo lavoro Thalassia parla ancora di legno, ma un legno pescato in fondo al mare, come questi “umani” resti recuperati due anni fa da uno sfasciacarrozze, gettati via da chi stava costruendo il monumento alla Kater che da un paio di anni è sorto a Otranto. Quei legni così addolorati sono diventati il simbolo della battaglia che tutte le persone coinvolte – e sono sempre di più – stanno portando avanti. Semplicemente in nome di un modo più onesto di affacciarsi – tutti – sullo stesso mare.
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