• 26/01/2014, Nuovo Teatro Verdi – Brindisi.
Orario: porta ore 18,00
Meridiani Perduti
ITALIANO PROGIONIERO SONO
Di e Con Sara Bevilacqua
Musiche Daniele Bove
Voce Daniele Guarini
Drammaturgia Emiliano Poddi
Disegno Luci Paolo Mongelli
Grafica Piero Gioia
In occasione del Giorno della Memoria, al Verdi torna in scena il dramma della prigionia nei campi di lavoro della Germania nazista. Meridiani perduti mette in scena la vicenda di Oscar, brindisino classe 1923, il suo racconto così sfaccettato di episodi, tanti, perché solo chi ha vissuto quella esperienza può ricostruire con dovizia la barbarie.
16 aprile 1945. L’aviazione russa bombarda il campo di prigionia di Francoforte sull’Oder e Oscar, brindisino classe 1923, può darsi alla fuga. Sono passati due anni, due anni senza fine, da quando è prigioniero di quel filo spinato che rabbuia il cielo. Il tempo passa tra un espediente e un ricordo, le giornate a Brindisi, gli amici, gli affetti, quel futuro che improvvisamente ha invertito la rotta come una nave in partenza dal porto sotto casa.
Resta l’uomo che si ripiega a sé, sale sulla tradotta che lo porta in un paese sconosciuto, fatto di neve e di terrore, la storia della civiltà ripercorsa al contrario, dal paese di provincia al capolinea dell’inferno.
Da quando il treno si fermerà, vomitando il suo carico di umanità spaesata, ogni azione sarà ripetuta in un rituale che disfa e annienta: tolti i vestiti, rasati i capelli, il nome diventa un numero da masticare in tedesco.
Lo spettacolo mette in scena la vicenda di Oscar, il suo racconto così sfaccettato di episodi, tanti, perché solo chi ha vissuto quella esperienza può ricostruire con tanta dovizia la barbarie. Lo stesso Primo Levi scriveva di quante volte avesse usato, nella sua vita civile, le parole fame e freddo ma che solo all’interno del campo ne avesse compreso tutto il significato.
La vita del lager, con i sentimenti di paura e rabbia, il valore della sopravvivenza, sono interpretati con la forza emotiva dei ricordi, due anni dal 1943 al 1945 che segneranno profondamente tutti gli altri.
Il filo narrativo corre in mezzo alla memoria, lo fa anche la musica con Daniele Guarini e Daniele Bove che, voce e pianoforte, ritornano a quelle pagine dolorose. 25 aprile 1945.
Oscar intanto è fuggito a Berlino con il suo compagno Nino, si nasconde in uno scantinato, i soldati russi lo scambiano per nazista ma lui se la cava biascicando poche parole nella lingua degli zar.
Adesso è libero e salvo, sa di arrivare in fondo, non solo alla giornata, ma al viaggio che lo riporterà a Brindisi. Migliaia di pedalate sulla strada di casa, drammatiche, frementi, disseminate di pericoli ma tutte in discesa.
Alle spalle lo strazio di città dilaniate dall’ennesimo impeto di follia. «Italiano prigioniero sono» è l’avventura di un eroe che da quell’abisso della ragione è riuscito a tirarsi fuori.
Inforcando la sua bicicletta e pedalando forte verso Brindisi.
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