May 4, 2025

Capitaneria-di-Porto-di-BrindisiCome era immaginabile, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per richiedere o meno la moratoria sull’accorpamento del porto di Brindisi con quello di Bari, le idee sono più confuse che mai. Dopo una campagna elettorale lunga due mesi, in cui tutti i candidati a sindaco avevano fatto fronte comune dicendosi favorevoli alla richiesta di moratoria, ecco che ieri è arrivato il colpo di scena: il PD, sulla scia di presunte condizioni mutate (ma quali sarebbero questi cambiamenti intervenuti rispetto a due mesi fa?), ha fatto sapere che il 7 settembre, durante il Consiglio comunale monotematico sul porto, proporrà di soprassedere sulla moratoria.

 

Nella riunione di ieri organizzata dal Propeller club, tenutasi alla presenza del consigliere del Ministro delle Infrastrutture Ivano Russo, gli ex candidati a Sindaco Rossi ed Alparone, e la Sindaca Carluccio, hanno invece ribadito la loro intenzione di richiedere la moratoria di 36 mesi.

A cosa dovrebbe servire? Secondo Rossi, in questo lasso temporale Brindisi avrebbe l’occasione di dimostrare che il suo porto movimenta e fattura volumi maggiori rispetto a quello di Bari, e potrebbe così pressare per un ritorno all’originario progetto dell’unica Autorità di Sistema Pugliese.

 

Purtroppo movimentare rinfuse e merci varie in numero maggiore rispetto a Bari non è sufficiente per ottenere quello che richiede Rossi.

Il Regolamento UE n. 1315 del 2013, infatti, ha stabilito i criteri secondo i quali un porto europeo può essere individuato come “porto core”, ovvero porto strategico nella visione delle tratte transfrontaliere principali da potenziare, in modo da eliminare i colli di bottiglia e permettere alle merci di viaggiare più velocemente.

I due criteri previsti sono: appartenere ad un nodo primario urbano; avere un traffico complessivo maggiore all’1% del totale UE.

Secondo i dati del triennio 2007-2009, Taranto è stato individuato come porto “core” poiché rispettava il secondo requisito, Bari invece, pur non rispettando quello sul traffico, è stato considerato nodo primario urbano e quindi ritenuto di conseguenza porto “core”.

Secondo i dati del triennio 2011-2013 il porto di Taranto continua a rispettare il secondo requisito (seppur attualmente lo scalo ionico è in forte crisi a seguito dell’abbandono dello storico terminalista Evergreen), mentre quelli di Bari e Brindisi no. Ogni due anni gli Stati Membri segnaleranno alla Commissione Europea le variazioni in positivo ed in negativo in termini di traffici, ma la modifica del Regolamento 1315/2013 è prevista nel 2023, quindi appare aleatorio sapere quanto margine di manovra ci sia per i vari porti fino a quella data.

 

Bari, pertanto, resterà porto “core” fino al 2023 in virtù della qualifica di nodo urbano primario, e a nulla vale dire che Brindisi può vantare un traffico ed un fatturato maggiore, perché comunque il nostro porto non raggiunge i numeri di traffico sufficiente per essere inserito tra i porti “core”.

Così come ha poco senso chiedere la moratoria nella speranza che il porto di Taranto perda questo “status” e si possa così ritornare ad un’unica Autorità di Sistema Pugliese.

 

sos porto aeroporto (7)Il consigliere del Ministro, Ivano Russo, ieri ha spiegato perfettamente le motivazioni per le quali la moratoria sarebbe inutile.

I porti che la dovessero richiedere ed ottenere, in quel lasso temporale perderebbero l’occasione di accedere ai fondi PON ed ai fondi Fesr.

Il porto di Brindisi, ad esempio, ha tre progetti in cantiere per un totale di 125 milioni di euro ed attende di reperire tali fondi. Richiedendo la moratoria si otterrebbe un’autonomia sterile, in quanto, come spiegato da Russo, il Commissario nominato fungerebbe da mero liquidatore, perché quell’autorità sarebbe propaggine della Legge 84/94, la quale è stata oramai sostituita dalla nuova Legge entrata in vigore. In questi 3 anni, quindi, il porto di Brindisi resterebbe a secco di finanziamenti, isolato, con nessuna possibilità di programmazione ed arretrato rispetto alla già funzionante Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale.

 

Anche il Commissario dell’Autorità Portuale brindisina, Mario Valente, ha lasciato trasparire, per i motivi suddetti, un certo scetticismo verso la richiesta di moratoria.

 

La posizione del PD, seppur maturata in ritardo, appare perciò la più corretta. Così come, stando alla ratio della riforma, appare più logica la scelta di accorparsi a Bari piuttosto che a Taranto (città sulla quale ricade al momento la scelta della Sindaca).

 

La città su questo fronte è come sempre spaccata, con i sostenitori dell’opzione tarantina che parlano di affinità culturali, sociali e di un’ipotetica mancanza di conflitto tra gli interessi dei due porti. Russo ha ben spiegato ieri che Taranto non sarebbe poi così tanto aliena verso gli interessi di Brindisi, in quanto lo scalo ionico, al momento, non è più votato interamente (come lo era in passato) al traffico container, e sta perciò provando a diversificare la sua offerta puntando sulle navi da crociera, proprio come Brindisi e Bari.

 

Inoltre, l’idea del Commissario dell’Autorità Portuale di Bari, Mariani, e di Russo, è quella che porti affini come Brindisi e Bari, che hanno da offrire banchine per il traffico merci e passeggeri, possano garantire un’offerta maggiormente attrattiva per aggredire il mercato e competere con gli altri porti del Mediterraneo.

 

brindisi-porto-e-aeroportoDobbiamo insomma guardarci attorno ed iniziare ad entrare nell’ottica che da soli ci presenteremmo come dei nani incapaci di competere al cospetto degli altri mega-porti dell’Europa e del Nord Africa, mentre ampliando la nostra offerta e presentandoci compatti, senza campanilismi di sorta, potremmo diventare attrattivi.

 

Peccato, però, che il discorso di Mariani collida con la battaglia messa in atto proprio dalla città capoluogo di regione, la quale si è detta contraria ad un’Autorità unica pugliese, rivendicando, in quanto porto “core”, una sterile autonomia che il Governo è stato costretto poi a concedere.

 

A rigor di logica, dunque, Brindisi, andando con Taranto, non aumenterebbe la sua offerta e la sua competitività sul mercato dei traghetti ro-ro e ro-pax, cosa che potrebbe avvenire, invece, facendo fronte comune con l’affine porto di Bari.

Tutto ciò, come detto, a rigor di logica, perché se dovessimo ragionare sulla base degli innumerevoli scippi che Bari, forte del suo peso politico, ha perpetrato nei confronti della nostra città nel corso degli ultimi decenni, la scelta diverrebbe meno logica.

 

Vi è da dire, però, che il modello di Aeroporti di Puglia ha dato buone soddisfazioni allo scalo salentino (seppur anche in quel caso, agli inizi, si dovette condurre una battaglia per rivendicare quello che ci spettava), e che il modello di governance previsto dalla riforma garantisce una posizione pressoché paritaria a tutte le città rappresentate nell’Autorità di Sistema.

Il nuovo modello prevede infatti: un Presidente eletto dal Ministro, in accordo con il Presidente della Regione; un Segretario generale; un Comitato di gestione (il vecchio comitato portuale) più snello, composto da un componente nominato dalla Regione ed un delegato nominato da ogni città presente nell’autorità, con gli operatori portuali riuniti in un organo consultivo.

 

Brindisi, quindi, dovrebbe contare quanto Bari, anche se bisognerà vedere, nei fatti, come si comporteranno i porti baresi e foggiani facenti parte dell’Autorità di Sistema dell’Adriatico Meridionale, i quali potrebbero far pendere l’ago della bilancia verso gli interessi del nord della Puglia.

 

portodalcielo1024Individuati dunque per grandi linee i filoni principali di questa vicenda, non resta che attendere la seduta del consiglio comunale del 7 settembre, al termine della quale l’Amministrazione comunale formulerà la sua richiesta definitiva al Presidente Emiliano, il quale deciderà se assecondare le volontà dell’amministrazione brindisina e riportare le istanze al Ministero, oppure decidere in autonomia.

 

Tale materia, come ricordato da Russo, rientra tra le scienze sociali e non tra quelle matematiche, pertanto ogni scelta può essere quella giusta o quella sbagliata.

Sarà il tempo a stabilire quanto lungimirante sia stata la classe politica brindisina, chiamata a prendere una decisione dal peso specifico elevatissimo.

Come disse Garibaldi: “Qui si fa l’Italia o si muore”. Speriamo di non assistere all’ennesima morte annunciata…

 

 

Andrea Pezzuto

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