In riferimento agli interventi – “passerelle”- di politici ed ex politici di questi giorni che, attraverso “più o meno profonde analisi sociologiche” ci hanno emozionato commentando gli episodi che hanno tanto turbato la nostra città nell’ultimo periodo, ritengo paradossale come la malattia – la causa dei problemi ereditati dal passato – abbia oggi la presunzione di ergersi a quel dottore che – oltre a fare la diagnosi tra l’altro sbagliata – prescriva una improbabile cura.
A chi evidenzia oggi come una serie di pregiudicati siano continuamente presenti a Palazzo di Città in quanto chiamati , invitati o attesi da qualcuno , sembra opportuno ricordare come questi personaggi siano evidentemente stati abituati male e certe “cattive” abitudini – questa si che è regola sociologica – siano state ereditate dal passato; ingombranti presenze che hanno permesso a questi fantomatici personaggi – e mi riferisco sempre al passato – di ottenere velocemente un posto di lavoro poi perso per una condotta personale mai del tutto cambiata.
Senza presunzione alcuna di fare filosofia di sinistra, ribadisco convintamente il concetto per cui anche chi abbia sbagliato – appartenente alla categoria dei così detti ultimi- vada comunque, attraverso un graduale e lento recupero sociale, reintegrato anche attraverso un posto di lavoro che possa restituire la dignità persa per strada.
Altrettanto evidente però – in particolare agli occhi di noi politici di nuova generazione – come in alcuni settori del lavoro pubblico ci sia stato in passato una invasione esagerata di assunzioni clientelari e “socialmente mirate”.
Quando questo non è parte integrante di un sistema più generale di società e lo sostituisce in pieno, vuol dire che in passato qualcosa di sbagliato è stato fatto, vuol dire che “una certa politica” ha evidentemente fallito, ammalando di fatto alcuni settori specifici.
Questo avvicinamento pericoloso alla politica ha generato abitudini pericolose , una mentalità deviata che – pian piano nel passato – si è prepotentemente imposta.
Oggi, nonostante gli errori di valutazione politica che tutti quanti possiamo commettere, “sistematicamente” abbiamo posto all’attenzione di tutti (nessuno escluso) questo grave fenomeno sociale, riportando al centro nei discorsi e nelle azioni valori come l’uguaglianza e il merito anche – e soprattutto – nei confronti di chi un posto di lavoro lo cerca ancora.
Consapevoli del fatto che ragionando in questi termini la strada sarà più lunga e difficile (e per i tanti anche incomprensibile), il PD di Brindisi proverà comunque a percorrerla testardamente affinché ritorni la fiducia dei cittadini nei confronti della politica, per alimentare la speranza dei tanti giovani nei confronti di una città che non vuole mollare e per lasciare – attraverso l’impegno quotidiano a commettere meno errori rispetto al passato – una società migliore alla classe dirigente del futuro.
ANTONIO ELEFANTE – SEGRETARIO CITTADINO E CONSIGLIERE COMUNALE DEL PD DI BRINDISI
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