April 30, 2025

L’importante sentenza del Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, arrivata proprio l’8 marzo, che afferma che l’Italia viola i diritti delle donne in materia di interruzione di gravidanza, a causa del numero troppo alto degli obiettori di coscienza, ha avuto il merito di riaccendere i riflettori su una questione che non è più possibile ignorare.

 

Contro la 194 c’è una congiura del silenzio. Accedere ai servizi è sempre più difficile, e le donne più fragili, le più giovani, le straniere finiscono nella trappola dell’illegalità. È una sconfitta per tutti” affermava un anno fa il ginecologo Carlo Flamigni, come dargli torto? Il numero degli obiettori, negli ultimi tempi, in alcune realtà ha raggiunto cifre che sfiorano, e in alcuni casi superano, il 70%, rendendo di fatto inapplicabile la legge o applicabile in condizioni di difficoltà e disagi, che costringono le donne a subire umiliazioni e vedere mortificato un diritto sancito da una legge dello Stato italiano.

Il numero di obiettori, che spesso scelgono di esserlo per non essere discriminati nella carriera, è ancora più alto nelle regioni del sud Italia, ancora una volta maggiormente penalizzate.

 

Questo ha comportato negli ultimi anni un aumento delle interruzioni di gravidanza illegali, situazione che ha portato a un drammatico salto indietro nel tempo.

Le donne più “fortunate” emigrano in Svizzera, Inghilterra, Francia dove spendono circa 400 euro per un’interruzione entro il terzo mese e anche 3000 per un aborto terapeutico in clinica; chi non può, invece, inizia un calvario che le porta a spostarsi da una regione all’altra, spesso invano, e quando si riesce a trovare una struttura pubblica in cui è possibile effettuare l’interruzione di gravidanza, le liste d’attesa sono spesso lunghissime e i servizi scarsi.

Risultano quindi essere in aumento le interruzioni di gravidanza illegali, prolificano gli ambulatori fuorilegge, aumenta lo spaccio di farmaci abusivi che permette alle donne, spesso minorenni, di abortire da sole nel bagno di casa.

 

Di fatto, un diritto sancito dalla 194 e frutto di dure lotte, è ormai quasi cancellato, e spesso si nega alle donne il diritto ad una scelte che non risulta mai facile, mettendo a repentaglio la loro salute e la loro vita.

 

Negli ultimi giorni abbiamo appreso dalla stampa del caso gravissimo della donna romana lasciata abortire da sola in bagno dopo ore di sofferenza.

Le deputate del Partito Democratico Donata Lenzi, capogruppo in commissione Affari sociali, e Roberta Agostini, Presidente della Conferenza Nazionale delle Donne, hanno presentato, partendo da questa drammatica vicenda, un’interrogazione al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in cui chiedono che il Governo si adoperi per garantire la piena applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza.

Aderiamo idealmente alla richiesta delle nostre deputate e ci auguriamo che questo rappresenti solo un punto di partenza, che porti tutti noi a sentirci impegnati in prima persona in questa importante battaglia di riaffermazione di diritti.

 

Daniela Faggiano

Segreteria Provinciale PD

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