I fuochi di artificio, definizione un tempo usata ed ora sostituita dalla più corretta dal punto di vista etimologico, fuochi pirotecnici (dal greco phir fuoco e techné arte = arte di fare – costruire fuochi ), hanno da sempre accompagnato sagre, feste patronali, kermesse e manifestazioni di vario tipo, nel luogo di svolgimento delle medesime.
Accompagnati dal pianto dei bimbi atterriti per gli improvvisi e perciò imprevedibili scoppi e dalle manifestazioni di angoscia e pavor da parte degli animali domestici (in particolare sono i cani dall’ultrasensibile udito ad esserne spaventati, ma mi riferiscono anche di coniglietti che si rintanano in improbabili buchi di emergenza, per non parlare di quanti, liberi, girano nell’atmosfera – gli uccellli -), i fuochi sono espressione e sinonimo di festa, tanto da essere ormai associati a festeggiamenti di vario tipo (anche privati, come compleanni anniversari…).
E’ tuttavia inevitabile porsi un quesito: rappresentano ad oggi un’espressione in sintonia con l’epoca storica che attraversiamo, sono ancora una modalità opportuna di condivisione di momenti di gioia collettiva?
Certo è che:
Viviamo un fenomeno di guerra continua ed estenuante. Per i paesi che da sempre sono travolti da ostilità belliche, per gli atti di terrorismo e di aggressione nei riguardi della vita di popolazioni vittime inermi di un sistema barbarico.
Ogni anno si contano i feriti (ma anche, ahimè, i morti nelle industrie e nei luoghi di costruzione dei fuochi) in occasione dei festeggiamenti di fine anno.
Esistono alternative valide per cui le industrie di costruzione, quasi tutte artigianali e legate all’economia di famiglie ed interi paesi, potrebbero traslare la loro attività in realizzazioni oltre che innocue anche di suggestiva evidenza quali le magiche lanterne, le girandole, le fontane, tutti i fuochi ad accensione e realizzazione in terra.
Mio figlio, un esperto del settore, tanto da essere denominato “il fuochista” in tempi non sospetti, oggi penso che se dovesse impegnarsi nella produzione pirotecnica opterebbe per una azienda di palloncini e luminarie.
In un sistema che affronta una grave crisi economico-sociale, sarebbe il caso di operare una giusta spending review con opportuni tagli a siffatte spese ed il reinvestimento in altre attività, magari di carattere sociale.
Quest’ultima opzione è compito delle autonomie locali che ben farebbero ad incrementare il proprio salvadanaio, data la penuria di fondi.
La questione fuochi SI o NO è oggi dibattuta in relazione ai festeggiamenti patronali in corso ed all’opportunità di destinare tale spesa in favore delle popolazioni colpite dal sisma.
Il comune di Brindisi ha optato per lo svolgimento dei fuochi pirotecnici , altri comuni più virtuosi ( ad esempio Ostuni) hanno ritenuto corretto compiere un gesto di solidarietà e di cordoglio con la sospensione.
Ma i brindisini purtroppo seguono i fuochi fatui.. si accontentano di una festa patronale e non rivendicano temi fondamentali quali il diritto al lavoro, una città pulita, servizi utili e gratuiti per la comunità…
Iacopina Maiolo
Non sono per niente d’accordo. Che c’entrano le guerre e la spending review con i fuochi d’artificio? Le tasse, almeno per chi le paga, servono anche a questo. E gli animali non “muoiono” per così poco. Piuttosto sarebbe il caso di fare più campagne contro l’illegalità diffusa, che sottrae risorse alla collettività, o per informare in modo adeguato i cittadini sui contenuti del referendum costituzionale, per il quale nessuno riporta le ragioni del no.