VITO SANTORO
Il demone dentro
Un tempo eravamo gorilla (Lorne Malvo, Fargo)
Ritmo 0 è il nome di una controversa performance condotta dall’artista Marina Abramovic nel 1974. L’esperimento consisteva in questo: l’artista doveva restare immobile per circa sei ore, come se fosse un oggetto inanimato, i partecipanti alla performance avevano a disposizione decine di oggetti che potevano essere usati sul corpo della donna. Questi erano divisi in due categorie: oggetti di piacere, come piume e foulard di seta, e oggetti di dolore, come lame e fruste.
C’era anche una pistola carica.
L’inizio fu timoroso, solo qualcuno interagì con il corpo dell’artista, per lo più accarezzando la sua pelle con le piume e decorandola con i fiori. Pian piano le azioni si fecero sempre più intense, un uomo iniziò a toccarle le parti intime, un altro le graffiò il ventre con delle spine. Le furono tagliati i vestiti e fu completamente denudata, gli approcci sessuali diventarono sempre più spinti, fu ferita in più punti con il rasoio. Infine le fu puntata la pistola carica alla testa.
Alla fine dell’esperimento nessuno dei partecipanti guardò l’artista negli occhi, e ognuno di loro si allontanò senza dire nulla.
Una persona qualunque, non violenta e che non ha problemi psichici, può manifestare in circostanze particolari comportamenti così estremi e disumani? Per quale ragione?
Come diceva Dostoevskij, “i demoni dimorano nell’animo di ognuno di noi”.
I mostri sono ovunque.
Da sempre l’uomo oscilla tra la consacrazione della vita e la sua negazione, tra l’universo e il caos. Eppure male e bene, così come oscurità e luce e altri elementi contrapposti, sono ingredienti della natura. La nostra vita è costantemente minacciata dalla precarietà e dalla sofferenza, al punto da ritenere impossibile poter sfuggire al dolore.
Il male fa parte della nostra vita, è impossibile estirparlo. Apparentemente è primitivo, banale, privo di ragione. E se non fosse così? Tendiamo a credere che il progresso del bene porti a una sconfitta del male. Invece entrambi crescono allo stesso modo, seguendo lo stesso andamento. La vittoria dell’uno non implica l’annientamento dell’altro. È solo un’illusione: i due elementi sono irriducibili. Il male si modella e si adatta con un processo di metamorfosi al progresso. Esso sfugge a ogni nostro tentativo di piegarlo a regole prestabilite, e rifiutarsi di analizzarlo approfonditamente porta inevitabilmente a diventarne vulnerabili e facili prede. Questa consapevolezza potrebbe indirizzare un pensiero in grado di seguire il suo passo e comprenderne gli sviluppi e gli intrecci, riuscendo quindi a limitarne la proliferazione.
Il male va inseguito con un processo creativo e dinamico, poiché, come sosteneva Georg Simmel, “l’oggetto che muta ininterrottamente e si muove in contraddizioni apparenti, può essere conosciuto solo da uno spirito altrettanto mobile”.
Vito Santoro
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