May 4, 2025

Il ruolo delle opposizioni, così come quello della stampa, è vitale per la democrazia.
Vigilare sull’operato di chi amministra, denunciando apertamente malapolitica e tentativi di abuso del potere, assume rilevanza primaria in una società che vuole avere come priorità essenziale l’interesse dei cittadini, degli elettori.

 

A ben vedere, un’opposizione attenta ed una stampa indipendente rappresentano il vero contrappeso a sistemi elettorali che, a causa del premio di maggioranza motivato con l’esigenza di governabilità, regalano ai vincitori una rappresentatività maggiore rispetto ai consensi ottenuti nelle elezioni.
Brindisi ne è un esempio: la coalizione della Carluccio ha vinto con la percentuale del 51% ottenuto in un ballottaggio in cui ha votato appena il 41% degli aventi diritto. In pratica il Sindaco è stato eletto da poco più del 20% dei brindisini, praticamente è stato scelto da una persona su 5.

 

E’ la legge.

Chi vince governa ed ha il dovere di farlo e di farlo bene. Chi siede in minoranza ha il compito primario di vigilare sull’operato di chi amministra e, se lo desidera può offrire suggerimenti o evidenziare pecche nell’operato di chi è chiamato a governare.

 

Dopo le elezioni Comunali di Brindisi dello scorso giugno – sui quali si sono abbattute l’indagine sul rilascio delle tessere elettorali e la censura della Commissione elettorale sull’operato di 23 presidenti di seggio – l’opposizione ha fatto sentire la propria voce contestando alla maggioranza l’inerzia, la litigiosità, i presunti errori nelle scelte politiche e l’operare in base a scelte per nulla condivise.
Sia i partiti della coalizione di Marino, sia il Movimento 5 stelle, sia le liste che hanno sostenuto Riccardo Rossi, non hanno mancato di evidenziare le situazioni in cui – a loro dire – la maggioranza non ha operato in modo ineccepibile.
Per la verità, le critiche non sono giunte solo dall’opposizione. Disapprovazioni pesanti sono arrivate anche dal partito più suffragato della coalizione vincente, tant’è che Impegno Sociale si è chiamato fuori dalla maggioranza ancor prima del consiglio comunale di insediamento.

Palazzo ha contestato la mancata condivisione di alcune scelte (in primis la rotazione dei dirigenti). Ma egli, così come le opposizioni, non ha accettato di buon grado tutte le azioni che hanno caratterizzato il primo mese e mezzo di governo di Angela Carluccio.
La rotazione dei dirigenti in barba alla condivisione tra i partiti e alla consultazione sindacale è solo il primo atto contestato. Poi sono arrivati le indecisioni (e l’irrilevanza decisionale) nel Comitato Portuale chiamato ad esprimersi sulla concessione a Grimaldi, la scelta di privilegiare l’annessione all’autorità portuale di Taranto senza una pronuncia del consiglio comunale, le lungaggini nella nomina della Giunta, la poca esperienza e qualificazione di alcuni assessori, la nomina di tre/quattro componenti dello staff avvenuta utilizzando fondi per le scuole materne e gli asili. Infine è stata avanzata anche la questione della variazione dello statuto dell’Asi e la collegata nomina del Presidente, che investe un autorevole sostenitore della coalizione Carluccio.

 

Insomma, l’opposizione ha fatto quello che deve fare al cospetto di un sistema elettorale che la svuota di  potere decisionale, limitandone di molto l’incisività.

Come è loro prerogativa, le forze di opposizione non hanno voluto abdicare al ruolo di attori non protagonisti ed hanno escogitato strade e metodi per essere ascoltate. Ed infatti, attraverso, comunicati stampa ed interviste, non hanno mancato di stigmatizzare il comportamento dalla maggioranza.

Dall’altra parte è sembrato che spesso, invece di rispondere alle questioni sollevate, si è preferito utilizzare il refrain di un’opposizione “bruscona” e livorosa.

Come se, aver perso le elezioni, dovesse significare rassegnarsi giocoforza al mutismo, all’irrilevanza, all’incapacità di incidere sui processi decisionali.

Il mantra dell’opposizione livorosa sarebbe condivisibile se le opposizioni avessero dimostrato aggressività aprioristica, se le polemiche politiche avessero avuto il solo scopo di dileggiare la maggioranza, se i partiti non avessero motivato le proprie posizioni.

Ma, in tutta sincerità, non è quello che è accaduto.

Pensiamo alla questione staff dove tutte le forze di opposizione, oltre a contestare la circostanza che la Carluccio si è rimangiata le questioni della legalità e della brindisinità tanto decantate in campagna elettorale, hanno avanzato le proprie proposte per l’eventuale utilizzo delle variazioni di bilancio (Marino per l’incremento dei servizi sociali, Alparone per il sostegno alle start-up e Rossi per la diminuzione dei ticket per gli impianti sportivi).

Pensiamo anche alle proposte per l’Asi, dove sia il PD che il M5S hanno sostenuto l’esigenza di una governance condivisa e di un bando per la nomina del Presidente.

 

Ciò precisato, restiamo convinti che lo scontro perenne a tutto campo non giova a nessuno.

Non si persegue l’interesse della collettività quando si indugia in uno stucchevole protagonismo polemico motivato esclusivamente dalla volontà di delegittimare le posizioni altrui o, a volte, di nascondere i propri problemi.

Allora diamoci un taglio e, una volta per tutte, definiamo i ruoli senza nascondersi dietro la delegittimazione dell’avversario.

La maggioranza ha il diritto/dovere di governare, di scegliere le politiche da attuare e di operare per realizzare il proprio programma. Ma ha anche il dovere morale di ascoltare e favorire la partecipazione di chi, comunque, rappresenta una fetta non risibile della popolazione.

Chi non governa, invece, deve creare le condizioni per incidere, evidenziando errori e misfatti della maggioranza e proponendo soluzioni e modelli alternativi.

Tutto il resto non va nella direzione dell’interesse della collettività.

Prima si capisce, meglio è per tutti.

 

Ore.Pi.  

One Comment

  • Rispondi
    Gabriele
    8 Agosto 2016

    Le auree considerazioni del Direttore Pinto sono ineccepibili sul piano teorico ma restano di difficile applicazione. D’altronde la prassi politica, sia a livello locale che a quello nazionale, ci ha abituati da tempo a battaglie asperrime, senza esclusioni di colpi bassi, dove l’avversario viene considerato un nemico. Tutto questo a discapito del cittadino e del bene comune. Tornando ai fatti di casa nostra, la Sindaca Carluccio, il suo variopinto entourage e la sua sofferta maggioranza, sono obbiettivamente partiti col piede sbagliato. Le opposizioni, tutto sommato, stanno facendo bene il loro…mestiere, pur con qualche esibizionistico personalismo qualche volta sfociante in note di malmostoso livore. Ma, dopo quel po po’ di campagna elettorale e dopo quella vittoria sul filo di lana, tutto questo è quasi fisiologico. Non ci resterebbe che sperare in una saggia resipiscenza delle parti caro Oreste, ma sappiamo bene che questa ipotesi è, hainoi, molto difficile da realizzarsi…