May 2, 2025

27 maggio 1940: migliaia di soldati inglesi si ritrovano assediati su un’immensa spiaggia della città francese Dunkerque, senza via di fuga e bersagliati dai bombardamenti tedeschi. Le navi che dovrebbero permettere l’evacuazione sono pochissime e il loro destino sembra segnato. Grazie però all’intervento di centinaia di imbarcazioni civili partite dalla costa sud ovest dell’Inghilterra, molti di loro riusciranno a salvarsi.

 

Questa è la trama di Dunkirk, il nuovo lavoro di Christopher Nolan, un film ispirato a un avvenimento realmente accaduto che racconta la storia di una vittoria dentro una sconfitta. In questo paradosso è racchiuso il significato de “Il miracolo di Dunquerke”: in guerra la sopravvivenza è la più importante delle vittorie.

 

Dunkirk è un film di guerra, un film che prende lo spettatore, lo tira fuori dall’agiatezza della vita occidentale e lo cala su un campo di battaglia, un film che tutti dovrebbero vedere perché la guerra è la peggiore follia che l’uomo abbia mai concepito.

 

Il film si sviluppa in tre intervalli temporali diversi connessi a tre prospettive altrettanto differenti: il mare, la terra e l’aria. La tensione è altissima fin dalle prime battute e non conosce tregua per tutta la durata del film. Particolarità: i tedeschi non compaiono mai, la macchina da presa inquadra solo i militari in fuga e i loro soccorritori.

 

« Molto bravi. Bravi ragazzi! »
« Siamo solo sopravvissuti. »
« E vi pare poco? »

 

 


Ridotto al minimo indispensabile l’intervento dell’animazione al computer, pochissimi i dialoghi per lasciar spazio alla colonna sonora realizzata ancora una volta da Hans Zimmer. La musica ha un ruolo determinante nella narrazione, non un semplice accompagnamento musicale ma un metronomo che batte il tempo delle scene. Durante il primo incontro in studio, Nolan spiegò a Zimmer che le musiche per Dunkirk dovevano essere una sorta di sonorizzazione di un conto alla rovescia, e gli consegnò la registrazione del ticchettio di un orologio chiedendogli di utilizzarlo come punto di partenza. Il compositore tedesco elaborò poi una tecnica particolare basata sulla scala Shepard grazie alla quale riuscì a ottenere dei suoni che aumentavano incessantemente di intensità con il trascorrere del tempo. L’effetto finale è magnifico e nelle scene più drammatiche il coinvolgimento emotivo è totale.

 

La fotografia è un altro punto di forza, le riprese delle onde che si abbattono sulla spiaggia e delle nuvole che accompagnano il volo degli aeroplani sono allo stato dell’arte. Memorabile il contrasto tra la prima scena che inquadra la spiaggia con la sabbia che sembra un’enorme lapide di marmo con le sagome scure dei soldati disposti in fila come a un corteo funebre, e la scena finale dell’aereo che plana silenziosamente, con l’elica ferma, sulla stessa spiaggia vuota e illuminata da un sole infuocato.

 

Cinema con la C maiuscola.

 

Vito Santoro

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