May 3, 2025

LA PIU’ ANTICA, LA PIU’ BELLA FORMA D’ARTE CHE CI SIA/ SIGNORI, ECCO A VOI MADAMA POESIA !
Omaggio ragionato alla Musa Calliope, madre dei nostri sogni
Di Gabriele D’Amelj Melodia

II parte

 

POESIA.TECNICA O SOLA INVENZIONE ESTEMPORANEA DELL’ATTIMO FUGGENTE?
Il poeta verace è un uccellino che becca le parole sotto la neve del normale. Il suo studio è un officina, la sua scrivania un laboratorio. Su quel piano si selezionano le parole, si studiano gli effetti che il suono provoca nel leggere le immagini formate dalle parole stesse. Dopo la lavorazione dei singoli termini, ne si studia la resa finale, nel testo complessivo, scartando forzature, cacofonie o effetti speciali. Il labor limae è fondamentale: ogni parola va lucidata fino a che abbia il suono giusto, finché sia degna di rappresentare un validoc tassello del mosaico complessivo. La poesia vera è interpretazione vocale dei sentimenti, intimi e personali…ma non troppo! Voglio dire che Il poeta autentico deve esprimere concetti e sentimenti condivisibili, generalizzati, e lo deve fare ricercando una cifra stilistica personale, provando sempre cose nuove, sperimentando linguaggi non frusti e banali. Scriveva negli anni ’60 l’acuto Pitrigrilli ( al secolo Dino Segre ): “ Il primo che fece baciare la rima di rosa con cosa fu un genio poetico, il secondo un cretino “. La poesia dunque, non è solo dono di natura, ma studio, disciplina, progetto. Già Quinto Orazio Flacco, nella sua ars poetica, fissava acutamente alcuni punti salienti imprescindibili per creare sequenze di parole armoniche: è necessario osservare “ lucidus ordo ( una precisa disposizione dei versi ), “ callida iunctura “ ( l’intelligente combinazioni di termini nuovi, non abusati ), e il noto “ limae labor “( l’impegno costante a correggere più volte ).

 

Tutti possono comporre versi, lo studentello, la parrucchiera, la prof in pensione, e magari più di qualcuno, naif di talento, può tirare fuori dal cilindro una vera lirica degna di nota. Ma non per questo sarà mai un poeta “ laureato “ ( a questa categoria appartiener anche l’ironico Montale, autore dell’espressione ). Tutti cantiamo sotto la doccia o andiamo a ballare, ma non per questo ci definiamo cantanti o ballerini.I veri poeti dedicano l’intera vita alla poesia, non solo la domenica mattina. I veri poeti leggono i grandi poeti, studiano, lavorano, correggono, cestinano, soffrono.

 

LE NOZZE TRA RAGIONE E FANTASIA
Ne suo celebre saggio del 1923, “ Poesia e non poesia “, don Benedetto Croce , forte della sua concezione ottocentesca, desanctisiana, si produsse in noti endorsement ( vedi quello relativo all’amato Foscolo, autore di versi “ perfetti ed eterni “ ed in altrettanto note bocciature, la più famosa delle quali fu per il genio di Recanati, liquidato più che altro per l’antipatia dell’abruzzese nei confronti dei disfattisti-nichilisti e per di più atei. Ma ebbe comunque l’intuizione di discriminare ciò che risponde a requisiti poetici da ciò che ha poco di creativo, sottolineando anche l’indispensabilità di una forma alta che coniughi sempre ragione e fantasia. Promossi a pieni voti non solo Dante ma anche Cavalcanti ,quel Guido di cui anche Italo Calvino aveva tessuto le lodi nella sua prima “ lezione americana “, quella relativa alla leggerezza.

 

LEGGERE LA POESIA IN DUE MODI: QUELLO SPONTANEO E QUELLO APPROFONDITO
Se per scrivere versi di un certo valore non basta l’anima sensibile ma ci vogliono strumenti adatti a renderla in forma poetica, cioè la tecnica, altrettanto si può dire per chi quelle poesie le voglia degustare. Certo qui l’imperativo è meno categorico, ma più si conosce dell’arte poetica e più si è in grado di apprezzare la performance artistica. E ciò vale per la musica, per il teatro, per la pittura e tutte le arti figurative in genere. Marcello Fois, di recente, ha ben spiegato l’opportunità che il lettore partecipi attivamente alla comprensione del testo ( “ Manuale di lettura creativa “, Einaudi 2016 )

 

Il fruitore di poesia deve decrittare le parole manipolate dall’artigiano poeta. Nel linguaggio poetico anche il significante è veicolatore di significato. Il lettore attento, partecipativo, deve sforzarsi di ricercare quel sottile filo rosso che, nei testi lirici, separa e a volte lega,il mondo esterno. Non sempre il poeta riesce a risolvere il conflitto tra la durezza del mondo esterno e le insondabili ragioni dell’anima, ma il lettore ha il compito di “ leggere “le espressioni comunicative e metaforiche proposte, interpretando la forma della “ cosa “espressa, verificando che il ritmo formale sia consono al ritmo mentale non solo dell’autore ma suo, perché un destinatario soddisfatto deve in qualche modo riconoscersi coinvolto dalle emozioni prodotte dal poeta.

 

A questo punto, se si è anche in grado di analizzare, di contestualizzare, è ovvio che la comprensione e la godibilità del testo aumentano. La poesia è un mix tra ispirazione e tecnica, non è superfluo avere qualche nozione di metrica, di linguaggi figurati ( assonanza, consonanza, allitterazione ) e di figure retoriche ( metafora, sineddoche, perifrasi, chiasmo, anafora, polisindeto ecc.)

 

EVVIVA L’ESTREMA SINTESI
Per gusto personale non amo le poesie lunghissime, salvo qualche eccezione d’arte. Come molti, adoro la classica, aurea dimensione formale del sonetto. Non per questo rinnegherò la passionaccia per i cantori dell’amore, ispirati questa volta non da Calliope o da Melpomane, ma dalla sensuale Erato. Generazioni di ragazzi hanno declamato ad occhi chiusi i morbidi versi di Pablo Neruda o di Garcia Lorca, ed hanno letto, rigorosamente in originale, le graffianti poesie di Jacques Prévert. Anche i lavori dei poeti di lingua spagnola vanno letti in quell’idioma, perché la poesia è soprattutto suono, musica, e questa componente viene prima di ogni comprensione.

 

Anche questi autori, talvolta, si sono prodotti in brevi, fulminanti bozzetti. Perché,a volte, la sintesi attrae, chi scrive e chi legge. I famosi Haiku giapponesi, nati nel sec. XVII e tuttora vivi e vegeti, pur essendo composizioni bonsai con un retrogusto a volte paradossale, hanno una loro peculiare, magica valenza artistica, oggetto di studio e di emulazione da sempre. La loro levità e semplicità si avvale poi di una sorta di scarto logico che ne ribalta il significato semantico o concettuale. Alcuni di essi paiono messaggi cifrati di Qui Radio Londra: “ Il pruno bianco / ritorna secco / Notte di luna. “. Oppure “ Il tetto s’è bruciato./ Ora posso vedere la luna. “. Basta riflettere un po’ per accorgersi subito della grande influenza di questo stile nipponico nella lirica italiana. Secondo voi, da dove nasce il “ Mi illumino di immenso “ ungarettiano? Del resto molte poesie del primo ermetismo di Ungaretti sono di ispirazione haiku. Lo stile telegrafico catturò anche Quasimodo ( “ Ed è subito sera “ ), Zanzotto, Sanguineti, persino Borges : “ La luna nuova./ Lei pure la guarda/ da un’altra porta “.

 

Leggiamo questi autori, assieme ai tanti altri, italiani e stranieri. Non potremo che arricchire la nostra sensibilità e la nostra cultura. E, quando possibile, leggiamoli ad alta voce: ne gusteremo di più il suono ed il sapore. Leggiamoli con accento piano, pacato, rifuggendo quegli assurdi toni impostati di scuola accademica che tanto male hanno fatto alla poesia. Ora per fortuna la moda è cambiata, ma per una vita abbiamo sentito voci cavernose, minacciose o col famigerato “ vibrato “ alla Gassman ( …Nel meeezzo del cammiiiin di nostra viiita…” Orrore, cento volte meglio Benigni!

 

POESIA NEL WEB: ULTIMA TENDENZA
“ M’ILLUMINO DI INSTAGRAM “, così potremmo sintetizzare l’ultima moda dei poeti digitali contemporanei. E’uno stuolo di anime sensibili e un po’ narcise che pubblica sui social poesiole,a volte mielose, da cioccolatino, spesso accompagnate da disegni o foto. Ogni tanto si registra la pubblicazione di prodotti di una certa valenza: sono i nuovi “ artigiani della qualità “ che sperano di farsi un nome, pubblicare e magari guadagnare qualche soldo. Il fenomeno è comunque positivo: muove le acqua di un mercato storicamente di nicchia (anche se,nell’editoria italiana, Mondadori e Garzanti in primis,c’è un certo ritorno di fiamma per il settore ), crea nuovo interesse per quella che è e resta una forma di arte sublime ed immortale : la poesia. Nascerà un nuovo Leopardi? Chissà, speriamolo, e magari presto leggeremo una moderna riscrittura di vecchi versi ormai polverosi, almeno per le nuovissime generazioni: “ Ue’, Luna, dico a te, ma ke fai, ke kazzo fai, lì, nel ciel, soletta e raminga? “.

 

Fine

 

Gabriele D’Amelj Melodia

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