Proporre una raccolta di favole potrebbe sembrare un’operazione contromano o una sfida persa in partenza: perché leggerle, perché rifugiarvisi se la cronaca è piena di drammi? Al contrario, sono il manifesto di un’identità che la cultura antropologica ci ha insegnato ad apprezzare e a valorizzare.
Gli Autori hanno setacciato orti, vigne, campi, frutteti; avranno raccolto una quantità enorme di verdura (c’è una sovrabbondanza di ricette dietetiche, i cui ingredienti sono le erbe della gente povera) ed è facile poi che siano andati a zonzo nei paesi, interrogando gli artigiani, cercando fra le pietre delle piazze piuttosto che negli archivi.
Un filo rosso le attraversa tutte e le lega: il dominio dell’universo femminile sui fatti della vita, a ribadire che sono le donne (non gli uomini) il vero motore della civiltà mediterranea.
L’appuntamento è per Martedì 16 giugno, alle ore 19:00, presso il ristorante Al Fienile.
estratto da “Maria la massara”, una delle 7 favole raccolte nel volume:
C’era e c’era una volta. Stavolta c’era un marito, Minguccio, e c’era una moglie, Maria. Ma come si volevano bene! Si volevano bene assai assai, tanto che da tutto ‘sto bene erano nati cinque figli, tutti maschi. Una famiglia numerosa e rumorosa.
Se la passavano noncemmale e non gli mancava niente, datosi che tenevano in affitto la masseria di un gran signore, dalle parti della marina. Il padre massaro, con i figli, sempre alla terra o puramente a curare le bestie. La madre massara, quando non c’era da aiutare i maschi nella terra, sempre alla casa a fare servizi a destra e a sinistra, ché sapeva fare di tutto, pure arripizzare le robe. Spicciati tutti i servizi, metteva la pignatta dei legumi sul fuoco e si sedeva davanti alla porta a dire preghiere, specialmente la sera, rosario alla mano. Una sera…
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