La centrale Edipower (Brindisi Nord), attiva dal 1969, oggi è una “vecchia caffettiera” obsoleta e “non più economicamente sostenibile”, come dichiarato dalla stessa azienda al Ministero dell’Ambiente nel settembre del 2013.
L’impianto è inattivo dal dicembre 2013 con i lavoratori in contratto di solidarietà con riduzione del numero delle ore lavorate e della retribuzione fino al dicembre del 2014.
Siamo a Brindisi, una città per decreto individuata come area SIN in quanto “Area ad elevato rischio di crisi ambientale” e come tale, rientrante fra le 14 aree di “Interesse nazionale per la bonifica” a causa degli elevati livelli di inquinamento delle aree industriali e di quelle agricole immediatamente confinanti.
Una città martoriata da una gravissima situazione sanitaria con un eccesso di mortalità e di ricoveri, per cause cardiovascolari, nei giorni in cui si registra innalzamento delle concentrazioni degli inquinanti nell’aria. Una città con una percentuale di malformazioni cardiache congenite neonatali superiori del 50% rispetto alla media europea; una città dove le gravi preoccupazioni espresse dall’Ordine dei Medici sono pressoché ignorate dalle Istituzioni.
In questo quadro appare evidente quindi, la follia dell’accanirsi con nuovi piani industriali per continuare una produzione energetica che non serve a nessuno, visto l’eccesso in Italia di impianti di produzione e con un tendenziale incremento di quelli alimentati con fonti rinnovabili. A maggior ragione in Puglia, dove si registra un surplus di energia elettrica pari quasi al doppio di quello consumato.
E’ inaccettabile un riavvio degli impianti per tornare a bruciare, insieme al carbone, anche 75.000 tonnellate di Ecoergite, prodotta da oltre 100.000 tonnellate di rifiuti. Paradossale, se si pensa alla delibera del Consiglio Comunale di Brindisi con la quale si aderisce alla Strategia Rifiuti Zero, che non prevede assolutamente l’incenerimento dei rifiuti!
Edipower deve essere chiusa e smantellata e il sito bonificato, come d’altronde era stato previsto con la convenzione che Governo Nazionale, Regione, Comune e l’ex proprietaria Enel avevano sottoscritto nel 1996.
L’ inganno della “vocazione industriale” ha prodotto, oltre alla devastazione ed all’ avvelenamento del territorio, un drammatico livello di disoccupazione. Per questo chiediamo alla classe dirigente decisioni forti e chiare (a cominciare dalla chiusura di quest’impianto), che possano favorire un cambiamento complessivo e radicale del sistema produttivo ed economico. Se poi, Sindaco e maggioranza, non fossero “nelle condizioni” di fare ciò, farebbero bene a presentare subito e in modo responsabile, le dimissioni dal proprio incarico.
Non possiamo continuare a pagare ricatti di aziende il cui unico obiettivo è il profitto selvaggio, fiancheggiate da un permissivismo sindacale che ha portato in questi decenni ad un falso sviluppo, insostenibile e incompatibile col territorio, tenendo in ostaggio un Porto e le sue enormi potenzialità e creando progressivamente negli anni oltre 20.000 disoccupati.
Se si vuole un ambiente sano per i nostri figli e che le generazioni future non siano ancora costrette ad emigrare, Brindisi deve assolutamente essere protagonista di un modello di sviluppo diverso da quello che è stato fino ad oggi.
Il prossimo 26 aprile davanti ai cancelli dell’ex Edipower ci sarà un presidio pacifico al quale invitiamo tutta la cittadinanza, le associazioni ambientaliste, culturali e di volontariato, le associazioni di categoria e chiunque crede che il futuro di Brindisi passi attraverso una consapevolezza e un’azione popolare.
Raduno presso l’area parcheggio Terminal Costa Morena ore 16.30
(dalla zona industriale seguire segnaletica Costa Morena)
x info potete contattarci tramite la mail noalcarbonebrindisi@yahoo.it
oppure su Facebook o Twitter
COMUNICATO STAMPA NO AL CARBONE
Sietre una massa di pecoroni senza un minimo di coerenza. Vi fate pubblicità coi numeri degli ammalati, parlate di futuro dei vostri figli e di ambiente, ma siete la pecora nera dell’ ecologismo. Tutti voi NAC vi imbottite di fumo, vi sparate canne da mattina a sera, usate le automobili pure per andare a pis***re e poi venite a fare i moralisti?? Ma andate a lavorare fannulloni e vagabondi. Col tabacco delle vostre sigarette i vostri figli avranno un futuro?? Non avete voglia di fare un c***o e criticate chi, a differenza vostra, si fà il culo per mandare avanti la famiglia. Siete una barzelletta vivente voi e chi vi finanzia, pupari che vi tirano i fili con cui vi muovete. Beee beeee
Le riunioni settimanali dei no al carbone sono libere, siamo a disposizione per qualsiasi suggerimento e approfondimento, vienici a trovare e ne parliamo. Altrimenti questo commento è destinato a rientrare nel fenomeno dei folli, che dietro all’anonimato del web la sparano grossa solo per il gusto di farlo.
Fino a quando tuo figlio avrà te come padre, i NAC saranno l’ultimo dei suoi problemi.
Riprenditi deficiente!
Giuseppe forse non ti è chiaro che a Brindisi non brucerà piu’ nulla nel silenzio generale con la scusa dei posti di lavoro. Questo vale per Edipower così come per Termomeccanica che addirittura vorrebbe bruciare rifiuti tossici industriali di tutta Italia ( scè mpicativi cu nu filu di frizioni ). Mi spiace per te e per i tuoi colleghi, ma se foste un tantino piu’ furbi vi organizzereste per mettere la politica con le spalle al muro per trovare nuove soluzioni di occupazione, ma visto che ci sono tanti servi/capre come te che vedono il nemico anche tra la gente che vorrebbe un futuro migliore, allora finirete per prendervela nel culo. Quel ferro vecchio non può e non deve bruciare ancora carbone con l aggiunta di mundezza, non può perché Brindisi merita un futuro diverso da quello che tu, sindacati, partiti e confindustria volete solo per soddisfare esigenze personali. Quando vuoi un confronto sempre a disposizione!