May 7, 2025

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle.
Il quesito riguarda l’abrogazione di una norma contenuta nel decreto Sblocca Italia che consente l’esplorazione di giacimenti di gas nel Mar Adriatico “per la durata della vita utile del giacimento”.

Il risultato premia lo sforzo comune profuso dai Presidenti delle Regioni di Puglia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche e Molise che avevano recepito le numerose sollecitazioni delle associazioni e comitati che da anni si mobilitano in tutta Italia per contrastare le multinazionali del petrolio e difendere i propri territori.

I quesiti inizialmente presentati erano sei ma, a seguito di alcuni interventi del governo contenuti nella Legge di Stabilità che confermano il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia, l’unico quesito rimasto è quello che mantiene le concessioni già autorizzate.

Si tratta di un risultato tangibile che dimostra, ancora una volta, come sia possibile raggiungere importanti risultati quando la protesta civile viene sposata dall’impegno e dalla volontà politica dei soggetti istituzionali.

Il 19 settembre scorso, i Presidenti delle sei Regioni siglarono un accordo per approvare i quesiti (identici per tutte le regioni) che sono stati sottoposti ai rispettivi Consigli regionali per l’approvazione necessaria per richiedere l’indizione del Referendum sulle norme che consentono le ricerche e lo sfruttamento petrolifero.

L’approvazione delle delibere ha poi consentito di raggiungere il numero sufficiente affinché – ai sensi della carta costituzionale – la Corte di Cassazione prima e la Corte Costituzionale dopo, esaminassero la formulazione dei quesiti per la consultazione referendaria.
E così, il 30 settembre scorso i rappresentanti dei Consigli regionali (a cui si sono aggiunte altre quattro regioni -Sardegna, Veneto, Liguria e Campania) hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.

Nel novembre 2015, i sei quesiti che chiedevano l’abrogazione di un articolo dello Sblocca Italia e di cinque articoli del decreto Sviluppo avevano ricevuto l’ok della Corte di Cassazione.
Adesso il pronunciamento della Consulta apre le porte per l’indizione del referendum.

Le reazioni all’ammissibilità del referendum non sono tardate ad arrivare.

 

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha dichiarato: “Abbiamo appreso dalla Corte costituzionale che il referendum anti-trivelle si svolgerà, è stato ammesso. Si tratta di un referendum eminentemente politico, che tende a spingere il Governo a elaborare una politica energetica e a dire se in questa politica energetica debbano o meno avere un ruolo le ricerche di idrocarburi e, in particolare, l’eventuale sfruttamento dei pozzi ritrovati, cosa che il governo ancora non ha fatto.

Nel frattempo, in attesa di questa risposta, le Regioni hanno chiesto al popolo italiano di decidere se ritengono che la ricerca di idrocarburi e l’eventuale sfruttamento dei pozzi sia necessario all’economia italiana. Abbiamo l’occasione di fare una bella discussione, finalmente, sulle cose veramente importanti, sino ad ottobre quando si svolgerà il referendum, per capire qual è il destino energetico del nostro Paese. Mi auguro dunque che la paura della coincidenza di questo referendum con quello sulle riforme costituzionali non stronchi questa discussione. Certo, il Governo può fare un’altra norma “uccidi-referendum” e mi auguro, a questo punto, che la eviti, perché la campagna referendaria partirà oggi stesso e bisogna evitare che gli italiani pensino che di queste cose non si può discutere nel nostro Paese. Lo faremo con i Consigli regionali, ai quali faccio le mie congratulazioni, perché sono i veri promotori del referendum.

I Consigli regionali per la prima volta nella storia di Italia hanno capito che basta che cinque di essi non siano d’accordo su una legge dello Stato perché sia possibile chiedere il parere ai cittadini. E questa possibilità va utilizzata anche per altre leggi, perché spesso i governi legiferano senza un adeguato coinvolgimento dal basso degli organismi intermedi e più in generale dei partiti”.

 

Per Onofrio Introna, presidente del Consiglio Regionale Pugliese “dopo il sì della Corte Costituzionale dobbiamo partire subito con i comitati per il referendum, coinvolgendo i soggetti che lo hanno promosso e sostengono: Regioni, Comuni, Rete No triv, associazioni ambientaliste. Le istituzioni facciano appello perché in ogni centro e in ogni quartiere si aprano punti di informazione per i cittadini.

La Consulta ha riconosciuto la fondatezza degli argomenti che hanno spinto le Regioni ad usare lo strumento democratico del referendum abrogativo, per difendere l’ambiente e i mari, Dopo questa decisione, sarebbe auspicabile per il Governo nazionale evitare il trauma della consultazione e attivare sulla materia un tavolo permanente Stato-Regioni-Enti locali, allargato alla società civile.

Alle Regioni va inoltre restituita la prerogativa costituzionale di tutelare i propri territori, ripristinando un dialogo istituzionale all’insegna della leale collaborazione tra gli enti che insieme dovranno definire il piano energetico per il Paese.

 

“La decisione della Corte Costituzionale ci riempie di soddisfazione perché dà ragione a noi istituzioni e alle tante comunità locali unite in questa battaglia di civiltà”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale de La Puglia con Emiliano e presidente della VI Commissione Cultura, Alfonso Pisicchio, commentando l’ammissibilità dell’ultimo quesito referendario contro le trivelle nell’Adriatico. Il quesito in esame riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate.
“Sin dall’inizio – sottolinea Pisicchio – abbiamo sostenuto i comitati No Triv e la mobilitazione spontanea che ha attraversato indistintamente realtà e territori della nostra regione. Ribadendo un concetto semplice ma efficace: le bellezze naturali, paesaggistiche e culturali del nostro territorio vanno salvaguardate e il nostro mare non si tocca. In questi mesi di campagna contro le Trivelle il popolo pugliese ha dimostrato maturità e consapevolezza. La nostra non è stata una lotta contro il Governo, ma abbiamo solo chiesto di essere ascoltati. Anzi, sarebbe auspicabile riaprire un confronto sereno e  costruttivo”.

Saremo chiamati direttamente a decidere del destino del nostro mare”. Questo il commento del capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Michele Mazzarano, tra i primi ad esultare dopo la notizia arrivata dalla Consulta che ha ammesso i quesiti referendari sulla ricerca di idrocarburi in mare.

“Esprimo grande soddisfazione – ha aggiunto – perché dopo tanti mesi di battaglie sarà la popolazione ad essere interpellata sulla necessità o meno di avere le trivelle a poche miglia dalle nostre coste, ed a decidere direttamente sul tema della difesa del nostro mare. Il Partito Democratico e l’intero gruppo dei consiglieri si attiverà da subito per organizzare e promuovere la campagna referendaria, insieme con i comitati dei cittadini e di tutti coloro che in questi mesi si sono impegnati in questa sacrosanta battaglia. Il nostro compito sarà quello di tenere accesi i riflettori e alta l’attenzione dell’opinione pubblica per vincere la battaglia più importante nelle urne. Come abbiamo più volte ripetuto in questi mesi – ha concluso – questa è la battaglia di tutti i pugliesi a difesa del nostro mare e della principale vocazione della Puglia”./com

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