Ha confessato Andrea Romano, 28 anni, l’uomo che si era dato latitante dopo i colpi di pistola che uccisero Mino Tedesco e ferirono gravemente il figlio Luca.
Come si ricorderà accadde l’1 novembre scorso in Piazza Raffaello, al Quartiere Sant’Elia. La lite – come si seppe in un secondo momento – era da addebitarsi ad un regolamento di conti sorto a causa di futile litigio tra donne nel corso di una festicciola per bambini.
Dopo l’arresto operato dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Brindisi al termine di una irruzione nell’appartamento di due favoreggiatori, Romano si è assunto la paternità degli spari che hanno colpito a morte Mino Tedesco.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia svolto davanti al gip Giuseppe Licci e al p.m. Daniele Chimienti, l’ex latitante, assistito all’avvocato Cinzia Cavallo, ha fornito la propria versione. “Ho sparato ma non volevo uccidere. Ho mirato alle gambe” – avrebbe detto.
Intanto oggi i carabinieri della stazione di san vito dei normanni hanno eseguito una ordinanza di applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti dei due fiancheggiatori di Romano: Cosimo Remitri e Giuseppe Prete. i due dovranno essere giudicati per i reati di favoreggiamento personale e ricettazione in concorso
Sembra che il Sig. Romano abbia confessato di aver sparato per ferire e non per uccidere. Dice che c’era anche la figlia a quella festa. Beh, allora è tutto chiaro: quando c’è la figlia non si spara per uccidere!