La strada vuota della periferia che più periferia non si può.
Il sole svogliato delle quattro di un pomeriggio di fine maggio.
Bang, bang, bang …
e ancora bang, bang, bang….
Tre gambe colpite. Due uomini feriti. Uno di loro va in ospedale.
E’ grave.
E’ Brindisi.
Non è Gomorra…
Ma, come Gomorra, nessuno ha visto.
La notizia rimbalza in una città che sembra pensare solo alla campagna elettorale peggiore di sempre.
Ma nessuno se ne fotte più di tanto.
Nessuno ha visto e pochi hanno fatto sentire la propria voce. Tra questi c’è il classico senatore che dalla lontana Roma vede il sangue sul selciato come la ghiotta occasione per sparare frasi fatte ed attestare una presenza che non si è mai realizzata in atti concreti.
Vabbè, te lo dico io se non te lo ha ancora detto nessuno: pe ‘sto mese ti sei guadagnato i 15mila euro. Adesso torna a cuccia fino al prossimo attentato…
Attentato.
Sì. E’ stato un attentato.
Ma non era un film.
Fosse stato un film, avresti subito commentato su facebook e avresti fatto sentire la tua voce. Di sdegno, è ovvio. Avresti scritto un pippone sul fatto che certe cose non vanno mostrate nei film perché sono altamente diseducative e traviano le nuove generazioni.
Ma questa, a due passi dal tuo giardino, è pura realtà.
E te ne stai zitto.
Te ne rendi conto?
Non è virtuale. E’ reale. E tu Stai zitto!!!
Tu, proprio tu…
Proprio tu, che condividi le ruspe di Salvini contro i delinquenti.
Proprio tu, che ti vanti di svolgere volontariato alla Caritas o che sei sempre stato impegnato nel sociale.
Proprio tu, che ti ergi a difensore della tua città e fai il leone da tastiera con quello che sta con l’altra coalizione perché solo la tua parte è depositaria del bene della città.
Tu che insulti come se non ci fosse un domani. Come se il tuo concittadino fosse un avversario da umiliare e non la persona insieme alla quale costruire, giorno per giorno, mano nella mano, un futuro migliore.
Dove è finito il senso civico?
Dove è finita la città che si indigna per ciò che merita di indignare?
Dove è la città che combatte per quello in cui vale la pena combattere?
E meno male che la sicurezza ed il disagio delle periferie rappresentano le preoccupazioni maggiori dei brindisini. Almeno così dicono i sondaggi più accreditati.
Almeno così pensate che sia.
Palle.
Qui l’emergenza è la paralisi delle coscienze.
Qui la priorità da combattere è la nostra vigliaccheria.
Ci sciacquiamo la bocca dicendo di amare la città ma poi stiamo in silenzio di fronte alla delinquenza. Quella vera.
Stiamo zitti davanti al disagio. Quello reale.
Sarà perché adoriamo parlarci addosso, ma abbiamo paura a metterci contro “quelli”?
Sarà perché, da spocchiosi quali siamo, percepiamo le vittime di un attentato a Sant’Elia come persone di seconda fascia?
O sarà perché urlare il nostro amore per Brindisi, in qualche caso è solo un alibi per vomitare la nostra insoddisfazione personale verso quelle persone che ci fa comodo considerare come nemici?
Eppure pochi anni fa, ci fu l’attentatoni che scosse la città. La tragedia di Melissa arrivò anch’essa vicina alle elezioni. Pochi giorni dopo il termine delle ultime comunali.
Brindisi si indignò moltissimo.
Sembrava che dopo lo squarcio della campagna elettorale e le immancabili tossine che seguirono il responso delle urne, la città si fosse unita intorno alla guerra contro il male, ci si fosse ritrovati tutti insieme per la cultura della legalità.
Palle.
Ci sbagliavamo tutti.
Era solo la forte emozione per una giovane vita spezzata troppo in fretta.
La cultura resta quella.
Brindisi non cambia. Anzi peggiora di giorno in giorno perdendo pezzi di comunità. Frammentandosi sempre più.
E allora divertitevi a fare la finta guerra; pavoneggiatevi dietro uno schermo a commentare i droni o cazzate simili.
Ma poi non meravigliamoci se una sparatoria in pieno giorno nel quartiere più popoloso della città riceve appena mezza pagina di giornale.
Oreste Pinto
Bravo Oreste, complimenti, un pezzo molto forte e incisivo che ci fa riflettere e sentire anche un po’ tutti colpevoli…