Sembra l’inizio di una fine e cioè stiamo parlando della balzana proposta di trivellare l’Adriatico a poche miglia dalle nostre coste in cerca di petrolio.
Il tema delle ricerche di idrocarburi e delle trivellazioni offshore, emerso dopo che il 22 dicembre scorso il Ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato una serie di ricerche petrolifere in alcuni tratti di Adriatico, credo non si presti a considerazioni semplici, in parte perché il giorno dopo, il 23 dicembre, il Parlamento ha approvato all’interno della Legge di Stabilità una norma che vieta le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa, riducendo quindi l’impatto e gli effetti della loro attività, e in parte perché,come sempre in questi casi, alla tutela del territorio, del paesaggio e dei cittadini vanno affiancate e tenute in debita considerazione le esigenze di sviluppo economico, crescita e occupazione.
Vale la pena anche di sottolineare che il rischio ambientale non comporta nessun beneficio pubblico in quando il petrolio appartiene agli italiani sino a che sta sotto terra. Una volta estratto sarebbe di proprietà della multinazionale che ne godrebbe i ricavi lasciando agli italiani tutte le spese e gli svantaggi che ne derivano. Svantaggi che andrebbero a colpire due settori: la pesca e in particolare il turismo che per un Paese come il nostro è l’unico volano economico sicuro su cui contare. In considerazioni di questo, e dato che le ricerche di idrocarburi potrebbero estendersi a luoghi paesaggisticamente di alto valore come le Isole Tremiti
Qualsiasi trivellazione e conseguente prelievo di idrocarburi dai fondali del Mare Adriatico rischia di provocare conseguenze irreparabili per le aree costiere.
I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di stabilità che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine. La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la “durata della vita utile del giacimento.
I consiglieri comunali Francesco Semerano e Giuseppe Francioso nel ribadire con forza l’inopportunità con la quale il governo vuole truffare i cittadini, svilendo la democrazia a spese di tutti noi, comunicano di essere favorevoli alla costituzione del comitato per il “SI” e chiedono l’aiuto ed il supporto di tutte le forze politiche, della società civile, delle organizzazioni sindacali, delle parrocchie e delle famiglie della città di Ostuni.
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