May 25, 2025

“Ostuni Pop”, il Festival della Cultura Pop della Città Bianca propone per lunedì 27 aprile, con inizio alle ore 18, presso il Chiostro di Palazzo San Francesco (sede del Comune), l’incontro con l’attore e regista, Sergio Rubini.
Un momento per trascorrere alcune ore in compagnia dell’artista per un caffè, per approfondire alcuni aspetti della cultura pop.
L’iniziativa, con il patrocinio del Comune, sotto l’egida del Teatro Pubblico Pugliese e con diversi sponsor tecnici, si inserisce tra gli appuntamenti culturali dell’associazione e vedrà l’attore, regista e sceneggiatore pugliese Sergio Giuseppe Rubini (Grumo Appula, 21 dicembre 1959), accolto dal sindaco Gianfranco Coppola, dialogare con Carmelo Grassi (Presidente del Teatro Pubblico Pugliese) e Gianluca Zurlo, ideatore e fondatore del progetto festival alternativo rispetto ai soliti luoghi comuni che, andando oltre la semplice cultura pop pugliese, abbraccia la cultura pop in generale.
A seguire, alle ore 21, presso il teatro “Roma”, l’artista sarà in scena col suo spettacolo: “Di fame, di denaro, di passione. Matteo Salvatore raccontato da Sergio Rubini”.

 

 

Sergio Rubini, figlio di un capostazione (originario di Gravina in Puglia), Rubini nasce a Grumo Appula (Bari) e, dopo aver terminato gli studi nel liceo scientifico “Federico II” di Altamura, nel 1978 si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, che, però, abbandona dopo due anni. Suona il pianoforte.
Grande appassionato di teatro, riesce a lavorare con importanti registi quali Antonio Calenda, Gabriele Lavia, Enzo Siciliano ed Ennio Coltorti anche se – successivamente – ammette di aver faticato a trovare spazio nel cinema, in quanto, a suo dire, «per molti anni l’unico pugliese supportato dai grandi produttori era Lino Banfi». Dopo alcune esperienze radiofoniche, esordisce sul grande schermo nel 1985 con Figlio mio infinitamente caro, a cui faranno seguito nel corso di un anno Desiderando Giulia e Il caso Moro. Nel 1987 svolse i provini per interpretare il ruolo di Fellini giovane per la pellicola Intervista, e con sua grande sorpresa riuscì ad ottenere la parte. Il primo ruolo da protagonista lo ottiene lo stesso anno nell’opera prima di Giuseppe Piccioni, Il grande Blek.
La sua esperienza nel cinema subisce una svolta nel 1989, quando incontra l’autore e sceneggiatore Umberto Marino, con cui inizierà un lungo e fecondo sodalizio artistico. Nel 1990 esordisce come regista con La stazione, film tratto da un’opera teatrale proprio di Marino con cui vince come miglior film alla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Venezia, cui seguono La bionda (1993), la commedia Prestazione straordinaria (1994), sul tema delle “molestie sessuali”, Il viaggio della sposa (1997), Tutto l’amore che c’è (2000), L’anima gemella (2002), L’amore ritorna (2004), La terra (2006), Colpo d’occhio (2008), L’uomo nero (2009) e Mi rifaccio vivo (2013).
Il suo modo di fare cinema sarà influenzato anche da due figure fondamentali: l’attrice Margherita Buy, compagna di lavoro e poi di vita ed il regista Gabriele Salvatores che, con Nirvana (1997), Denti (2000) e Amnèsia (2002), ne estrapolerà l’aspetto surreale, avviandolo verso un’inedita ed ulteriore crescita.
Attraverso Salvatores, Sergio Rubini entra in contatto con il “gruppo”, che comprende una grossa fetta del Teatro dell’Elfo (Bebo Storti, Antonio Catania, Elio De Capitani, Paolo Rossi, Claudio Bisio, Gigio Alberti) ed altri attori come Diego Abatantuono e Silvio Orlando.
Nel frattempo continua a lavorare come attore in film di altri registi, come Giuseppe Piccioni (Chiedi la luna, 1991), Carlo Verdone (Al lupo, al lupo, 1993), Giuseppe Tornatore (Una pura formalità, 1994), Pino Quartullo (Storie d’amore con i crampi, 1995), Francesca Archibugi (L’albero delle pere, 1998), Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley, 1999), Alessandro Piva (Mio cognato, 2003), Giovanni Veronesi (Manuale d’amore, 2005; Manuale d’amore 2, 2007; Genitori & figli – Agitare bene prima dell’uso, 2010), Alessandro D’Alatri (Commediasexi, 2006), Giulio Manfredonia (Qualunquemente, 2011).

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