Prima si fa inviare da un 14enne alcune foto in cui è ritratto nudo, poi lo ha condotto in luoghi appartati costringendolo a subire palpeggiamenti nelle parti intime, baci sulla bocca ed un rapporto orale.
Per questi motivo, al termine di una delicata indagini, gli agenti del Commissariato di Polizia di Ostuni hanno dato esecuzione ad una Ordinanza di Applicazione di Misura Coercitiva emessa dalla Dott.ssa Paola Liaci, Gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta del Dottor Francesco Carluccio, Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta.
L’ordinanza ha colpito R.C., 22enne di Ostuni.
Si legge nel provvedimento: “in più occasioni ed in tempi distinti poneva in essere atti sessuali con minore degli anni quattordici; in particolare, dopo aver carpito la fiducia del minore, lo induceva, dapprima, ad inviargli a mezzo Whatsapp alcune foto in cui era ritratto nudo e, successivamente, mediante pressioni psicologiche, lo convinceva ad appartarsi in alcuni luoghi riservati (stanza della sua abitazione, boschetto vicino al circolo Tennis in Ostuni) ed a subire palpeggiamenti nelle parti intime, baci sulla bocca ed un rapporto orale”.
All’ostunese è fatto divieto assoluto di avvicinamento ai luoghi frequentati abitualmente dalla persona offesa e dalla sua famiglia, in particolare l’abitazione, mantenendo comunque una distanza non inferiore ai 500 metri dal minorenne adescato e dalla sua famiglia, con divieto totale di comunicare con lo stesso, anche in forma scritta, a mezzo telefono o della rete internet.
La minima violazione del tenore della misura applicata, ne determinerà l’immediato aggravamento.
L’indagato rischia l’applicazione di una pena da 6 a 12 anni di reclusione.
Di seguito i momenti salienti dell’indagine cosi come riportati in un comunicato stampa diffuso dal Commissario Capo Gianni Albano.
Alla fine del mese di Febbraio del corrente anno, la madre del minore, si presentava presso gli Uffici del Commissariato per sottoporre ai poliziotti una vicenda particolarmente delicata e complessa. Riferiva di aver scoperto che il figlio minorenne, dopo aver iniziato assieme alla sorella, una frequentazione amicale con l’indagato, aveva subito da parte dello stesso ripetute ed insistenti molestie sessuali.
Nel mese di gennaio 2015, il maggiorenne, approfittando dello stato di soggezione del quattordicenne, dovuto alla differenza di età, lo aveva indotto a subire atti sessuali, come riferito dalla madre in sede di denuncia nel corso della quale, aggiungeva che il figlio, si manifestava preoccupato ed intimorito allorquando doveva sottrarsi agli appuntamenti col suo aguzzino, essendo tanto pressante ormai, la soggezione psicologica patita.
In un’occasione, la figlia della denunciante, in lacrime, confidava alla madre che l’odierno indagato voleva restare da solo col fratello, solo per scopi di tipo sessuale.
A questo punto, i genitori della vittima decidevano di allontanare dal figlio l’adulto ma, in tutta risposta, ricevevano accese minacce di “passare guai seri”, se gli avessero impedito di vedere il minore.
Nonostante il divieto impartito, le molestie proseguivano con ulteriore insistenza e pressione, sino al punto di circuire totalmente il quattordicenne che, ormai succube, non si impegnava nello studio, adduceva bugie pur di non contraddire le richieste di incontro del maggiorenne, divenuto vero e proprio padrone della vita del minore, con un equilibrio mentale sempre più debole al punto da giungere a confidare alla sorella “di voler farla finita”.
Di fatti le sollecitazioni cui il minorenne era quotidianamente esposto, lo portavano a sentirsi ingiustamente in colpa, nel momento in cui, richiesto dall’indagato “di fare delle determinate cose”, rifiutandosi, “lo puniva, denigrandolo e deridendolo, sminuendo ogni sua espressione e giudizio, lo faceva sentire inutile e privo di maturità, continuando dicendo di aver avuto esperienze con altri ragazzi sia più grandi che più piccoli ( 8, 12, 13, 14 anni) che lo avevano soddisfatto sotto tutti gli aspetti, non potendo non acconsentire alle sue voglie”.
Così, ormai in balia dell’orco, il quattordicenne, accettava di accontentarlo pur di non dover subire le sue umiliazioni e denigrazioni, anche se, come confermato agli investigatori alla presenza di una psicologa, acconsentiva alla realizzazione di “alcune pratiche sessuali” verso cui non nutriva alcun interesse né curiosità, solo ed esclusivamente, in quanto succube della volontà del maggiorenne ostunese, la cui lenta ma ben congeniata “strategia”, lo aveva portato, gradualmente ed inesorabilmente, a mettere in atto le sue fantasie sessuali.
In più occasioni, pertanto, lo baciava in maniera completa, gli palpeggiava ripetutamente e morbosamente le natiche e le parti intime, strofinando la sua mano con insistenza sulle stesse, masturbandolo e praticandogli sesso orale.
Successivamente, ordinava al minore, a mezzo Whatsapp, di inviargli alcune foto che lo ritraevano totalmente nudo, altre nelle quali indossava solo gli slip.
Le indagini permettevano di riscontrare appieno quanto dichiarato dalla madre in denuncia, nonché dal minore, escusso con estremo tatto dagli inquirenti secondo protocolli confacenti alla delicatezza della vicenda.
E’ stato sottoposto a sequestro penale il telefono cellulare ed il computer dell’adulto nel corso dell’attività di perquisizione domiciliare eseguita a carico dello stesso.
All’interno è stato riscontrata la presenza di foto integranti il reato di detenzione di materiale pornografico.
Inoltre le investigazioni condotte dai poliziotti ostunesi consentivano di identificare 5 altri minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni, tutti di Ostuni, a loro volta vittime dell’odierno indagato, tutti adescati su Facebook ed altri social networks, sempre con lo “stesso modus operandi” descritto, colpevolizzandoli per un immaturità inesistente, allorquando si rifiutavano di “acconsentire alla sue voglie”.
L’impianto probatorio acquisito veniva portato a conoscenza del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, Dottor Francesco CARLUCCIO. Questi, concordando con gli esiti investigativi e ravvisando la gravità dell’accaduto, veicolava il tutto al Giudice per le Indagini Preliminari, Dottoressa Paola LIACI che, ravvisando l’estrema necessità di tutela nei confronti della vittima nonché del proprio nucleo familiare, emetteva l’Ordinanza applicativa di Misura coercitiva, con l’esplicito avvertimento che, alla minima violazione, l’aggravamento della stessa sarebbe stato massimo.
L’intervento portato a termine in una cornice di magistrale coordinamento da parte della Procura della Repubblica di Brindisi, consente di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti determinanti quali l’uso dei “social”, a volte, strumenti con cui si perde nettamente il contatto coi figli che, si pensa di conoscere ma, tutt’altro, nonché sul “coraggio” della denuncia, come fatto dalla attenta madre di cui, alla descritta indagine.
Rivolgersi alla Polizia di Stato ha, di fatti, grazie all’attivazione di protocolli interdisciplinari, evitato che la vittima fosse aggredita da quel processo di vittimizzazione secondaria che, ove non si realizzino interventi adeguati nei tempi giusti, può anche portare ad un rifiuto di se stessi, sino al gesto estremo del sacrificio di una vita, non più “avvertita” come propria.
Inoltre l’identità sessuale del quattordicenne, “estorta” dall’aguzzino, è stata salvaguardata grazie all’opera qualificata delle Istituzioni che, gradualmente e quotidianamente, ne hanno saputo, ricostituire gli equilibri psichici, totalmente recuperati.
I servizi di controllo del territorio da parte del personale del Commissariato di P.S. di Ostuni, proseguiranno nei prossimi giorni nell’ottica della sicurezza generale.
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