TOH, GLI SDRAIATI DI IERI SON DIVENTATI GLI STRAVACCATI DI OGGI
“Domani mi alzo presto” chiude la rassegna 2017/18 del Teatro Kopo’
Di Gabriele D’Amelj Melodia
“Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”, dicevano i nostri padri.
Può darsi, ma ai tempi di Pappacola, quando la gente non aveva un cacchio da fare e andava a letto con le galline, non certo al giorno d’oggi!
Col ritmo infernale delle nostre vite e i tanti mezzi di distrazione di massa, come si potrebbe mai ottemperare a questo arcaico precetto?
La caotica esistenza contemporanea, al contrario, ci spinge a prenderci una pausa di riflessione, perché le cose da fare non solo sono tante ma vanno svolte anche contemporaneamente, e alla svelta. Del resto, il console romano Quinto Fabio Massimo, non passò forse agli onori della storia proprio perché ottimo “ temporeggiatore “?
E’ questa la subliminale, inconscia exusatio che sta alla base della weltanschauung dei tre protagonisti antieroi di “Domani mi alzo presto”, deliziosa pièce teatrale che coniuga esuberanza comica con appropriate riflessioni dalle nuances più serie e drammatiche.
Il trio di attori, che interpreta un terzetto di amici conviventi “per necessità”, si avvale di un testo davvero formidabile, scritto dagli stessi con la collaborazione del regista e di un altro coautore.
La sceneggiatura, tramite brevi monologhi e “trialoghi” scoppiettanti come concertati rossiniani, mette a nudo la storica crisi degli affetti dalla sindrome di Peter Pan, che impedisce ai giovani di passare quella che Joseph Conrad definì la “linea d’ombra”, ossia il confine tra il mondo della spensierata giovinezza e quello degli adulti, chiamati ad agire da cittadini capaci e responsabili.
I tre, peraltro, non hanno neppure le attenuanti generiche concesse agli adolescenti, perché sono già trentenni e per di più in uno stato terminale di tentativo di riscatto: hanno l’ultima occasione per non ripiombare nell’angoscia dell’eterno galleggiamento nel vuoto pneumatico del fancazzismo cronico.
La ragazza deve trovare subito il mezzo di inserirsi in un lavoro stabile, uno dei ragazzi, dopo dieci anni d’università, non può fare a meno di prendere la benedetta laurea, anche perché mammà “ha già preparato il rinfresco”, il terzo, se vuole sfondare nel teatro, deve imparare a memoria un copione in pochissimi giorni.
Eh, sembra facile, ma, poverini, malgrado le promesse e i “ planning “, non riescono proprio a mandare in porto il progetto.
Saranno un po’ pigri, dimostrando che il vecchio Oblomov è sempre tra noi?
Sì, in parte …
Avranno un’inconscia paura di superare l’ostacolo e di trovarsi dall’altra parte, verso l’ignoto? Può darsi …
Ma, senza dubbio, non è tutta colpa loro, perché ci sono dei fattori oggettivi che tramano contro la nobile missione.
La crisi di concentrazione e di determinazione è dovuta al mondo bastardo che li distrae continuamente con le subdole sirene della tecnologia. E prima il cellulare, gonfio di s.m.s., notifiche di Facebook, messaggi W.App., ecc., poi la serie tv da non perdere in streaming, infine l’imperativo della doccia, del caffè e delle pulizie, insomma ogni occasione è buona per … rimandare.
E al centro di questa commedia di situazione c’è lui, Sua Maestà il Divano, una divinità gonfiabile che rappresenta il totem, il correlativo oggettivo dell’insicurezza del trio tentenna, che in lui cerca e trova protezione e sicurezza.
Questi ex ragazzi , probabilmente sono gli stessi brufolosi teenager dai calzini puzzolenti descritti da Michele Serra nel leggendario “Gli sdraiati” (2014 ). Vivono ancora una vita “ orizzontale “, anche loro iperconnessi: hanno solo sostituito le vecchie felpe con colorati plaid.
E non spegnerebbero neppure loro le luci, se non pagassero le bollette.
Al contrario di quando erano giovanissimi, adesso hanno compreso che è tempo di spiccare il volo davvero, ma non ce la fanno perché hanno le ali tarpate da vecchi strati di neghittosità e di fatalismo. L’ottimismo della potenzialità ancora soccombe al pessimismo dell’attuazione.
Ma la battaglia non è certo perduta, perché alla fine l’inconcludenza sarà sconfitta dallo slancio vitale che, finalmente, consentirà ai tre bamboccioni di superare la crisi generazionale cogliendo l’attimo sfuggente che porta a dire, proprio come l’ immortale Rossella, “Domani è un altro giorno”.
E vissero felici ce contenti ,sino alla meritata pensione, che arriverà ( forse ) al compimento degli ottanta anni. Su questo tema urge buttare giù un copione ben fatto: allora, cari autori di gruppo, non … procrastinate, datevi subito da fare e pianificate l’opera.
Per la posterità è doveroso ricordare i nomi dei brillanti coautori-attori: Andrea Bellacicco (il moro), Eleonora Panizzo, Andrea Tonin (il biondo).
Gabriele D’Amelj Melodia
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