April 30, 2025

Sabato 13 settembre, sera, Brindisi centro: incontro un gruppo di amici e amiche che non vedevo da tempo.

Provengono da una pizza di lunga attesa e di scarsa qualità.
Sono tristi, il loro sabato sera volge al termine e, ancora una volta, ha deluso le aspettative dei lunghi giorni lavorativi della settimana.
Qualcuno di loro ha ancora l’adrenalina sufficiente del “facciamo-qualcosa-che-è-ancora-presto” ma la maggior parte di loro è già nella depressione del “basta-che-ci-ritiriamo-che-mi-sono-spaccate-le-palle”

 

Liberi da condizionamenti lessicali farisei, abbandonano l’educata espressione “presa in giro” per approdare alla maggiormente efficace “presa per il culo”.
E di presa in presa ne ampliano la tipologia e la dimensione in una sorta di gioco intellettuale degno delle terrazze romane animate da Jep Gambardella.

La pizzeria è stata “una presa per il culo”, la politica è “una presa per il culo”, l’amore di coppia è “una presa per il culo”, l’economia mondiale è “una presa per il culo”.
Anche senza la vista del Colosseo dalla bellissima terrazza di Jep l’effetto di quella discussione che parte dall’intellettual-mondano approda inevitabilmente allo sconforto moderno-nichilista.

Le signore belle e troiamente curate per questo sabato sera cittadino di metà settembre parlottano fra loro sottolineando velenosamente le delusioni della vita coniugale rapportata alla perduta libertà di aver potuto fare non si sa cosa.

I signori casualmente e studiatamente ineleganti parlano con me di politica e di economia citando e riportando spezzoni televisi; per gli attori della politica e dell’economia, naturalmente, una serie di stronzi, ladri, farabbutti, incompetenti e profittatori.

 

Sono la borghesia cittadina benestante e democratica che, nonostante l’agiatezza raggiunta o ereditata, conduce una vita di basso profilo per poter partecipare al carnevale pauperista, al feltival del minimalismo oggi così di moda.

E’ quasi mezzanotte ed io sono sceso in centro per ingaggiare l’ennesima guerra persa con mio figlio : “dai M., ritirati che è tardi”, “Proprio adesso pà? Dai facciamo mezzanotte e mezza che da lunedì cominciano le scuole, è l’ultimo sabato” ( come se dal prossimo guerre e carestie porteranno catastrofi ineguagliabili).

Chiedo dei loro figli e nessuno sembra sapere dove siano e cosa stiano facendo.
Uno di loro, in un moto di ritrovata responsabilità genitoriale, inforca il telefonino per verificare l’esistenza in vita della propria prole.
Mio figlio ha deciso di rinviarmi di mezz’ora ed io, padre dall’autorità a responsabilità limitata, aspetterò qui che questa serata finalmente finisca.

 

I miei amici rimangono con me; mi viene in mente che stiano rinviando il più possibile il rientro che potrebbe significare richieste di intimità, di delicatezza o addirittura di sesso. Iatture da evitare a qualsiasi costo.

Adesso la discussione verte sulla moralità della politica : è una kermesse della maldicenza e del “piccatu ca …”.

Io li conosco bene purtroppo: nelle loro storie personali o familiari si ravvisano almeno sei sette violazioni ai dieci comandamenti, quattro o cinque al codice civile e almeno un paio a quello penale.

 

Riprendo il telefonino e il mio tono ha ritrovato un che di paterna autorità: “ M., adesso basta! Dimmi dove sei che sto passando a prenderti” .
M. lo capisce a volo :” Sto a piazza Cairoli pà, ti aspetto dalla parte della stazione “.

 

Saluto i miei amici che intanto hanno ingaggiato una discussione preceduta da baci e abbracci, con una coppia altrettanto a la page.
Baci con le signore, strette di mano con gli uomini … “dai vediamoci qualche volta”, “ da quanto tempo non vedo S.”, “salutala da parte nostra”, “organizziamo qualche sabato dai”, “ci facciamo una pizza assieme”…

 

… mi ritiro con il magone e non so perchè …

 

Quando M. sale in macchina e mi racconta tutto contento di una sua pomiciata sono contento e felice come una Pasqua …. come una doccia quando ti senti sudato e sporco … sporco e sudato …..

 

A.Serni

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