Etichetta: Bias
Genere: elettronica / post rock
Tornano gli inglesi Vessels con il loro terzo disco “Dilate”. Il quintetto proveniente da Leeds abbandona il classico post-rock degli esordi, optando per una decisa virata verso i lidi elettronici, giungendo ad una sintesi musicale che si muove a metà strada fra passato e presente nella misura in cui rielabora la materia prettamente strumentale ed “acustica”, in chiave digitale. L’incipit affidato a Vertical ricorda per certi versi i tappeti sonori degli ultimi Radiohead, con le percussioni sintetiche a dettare legge, mentre gli accordi di synth fungono da sfondo. Segue Elliptic, un brano meno ossessivo e cupo del precedente, che lascia spazio ad intarsi più rilassati ed aerei, rivisitando in chiave elettronica soundscapes prettamente post-rock.
In “Dilate” c’è anche spazio per le sezioni vocali, come accade in As You Are, brano in cui si insinua una delicata voce femminile, fra le pieghe ed i beat elettronici, provocando però in alcuni frangensti un fastidioso senso di già sentito.
Attica è forse il pezzo più riuscito del disco, un brano che pesca dall’immaginario cosmico dei Tangerine Dream aggiungendovi massicce dosi di dinamica, con i sintetizzatori impegnati a disegnare paesaggi futuristi.
I Vessels, con i dovuti distinguo, hanno ripercorso la strada intrapresa dai Radiohead all’indomani di Ok Computer, quando appesero gli strumenti al chiodo (solo momentaneamente) per sfornare lo straniante e fondamentale Kid A. “Dilate” è certamente un album godibile ma non per questo particolarmente riuscito, le sue sonorità sono poco personali e più volte rischiano di scadere nell’anonimato senza trovare la via per imporsi nella mente dell’ascoltatore.
James Lamarina
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