L’ennesimo ciclista è morto sulle nostre strade. Venerdì 1° agosto 2025, lungo la provinciale tra Cellino San Marco e San Pietro Vernotico, Rino Orofalo, 63 anni, è stato travolto da un’auto ed è deceduto sul colpo. Non era un corridore, non era in gara: era semplicemente un cittadino che aveva scelto un mezzo ecologico, silenzioso, pulito. Aveva scelto la bicicletta.
Una scelta che, in Puglia, può costare la vita.
Oggi, con rabbia e dolore, siamo costretti a dire ancora una volta che chi usa la bici non è tutelato, che gli utenti deboli della strada – ciclisti e pedoni – sono lasciati soli a combattere contro un traffico sempre più aggressivo, e contro infrastrutture stradali pensate solo per le auto. La strada tra Cellino e San Pietro, dove è avvenuto l’incidente, è una via diritta, stretta, veloce, senza pista ciclabile, senza alcuna protezione per chi pedala. Quante altre croci dobbiamo piantare sull’asfalto prima che qualcuno si decida a intervenire?
Non è fatalità: è abbandono istituzionale
Non basta parlare di “tragedia” o “fatalità”. Questo non è un destino crudele: è una responsabilità politica. Chi progetta, chi amministra, chi governa non può più girarsi dall’altra parte. L’assenza cronica di infrastrutture ciclabili in gran parte della nostra regione non è più tollerabile. I fondi europei, nazionali e regionali esistono, ma non vengono utilizzati o vengono dirottati altrove. La sicurezza in bici non è una priorità per nessuno, e i risultati sono questi: corpi sull’asfalto, famiglie distrutte, dolore che si accumula.
Il tempo delle scuse è finito
Come New Friends’ Bike Brindisi, ci uniamo al dolore della famiglia, degli amici e dell’intera comunità di Cellino San Marco. Ma non ci limitiamo al cordoglio. Pretendiamo risposte e provvedimenti immediati.
Chiediamo:
l’istituzione urgente di percorsi ciclabili sicuri tra comuni limitrofi, soprattutto quelli già frequentati da ciclisti urbani e sportivi;
l’abbassamento dei limiti di velocità su tutte le provinciali prive di protezioni per ciclisti e pedoni;
campagne di sensibilizzazione alla sicurezza stradale permanenti, rivolte soprattutto agli automobilisti;
maggiore presenza delle forze dell’ordine nelle ore di punta e nei tratti più pericolosi;
un tavolo permanente tra istituzioni, associazioni e tecnici per ridisegnare una viabilità che metta al centro la vita umana e non la fretta dei motori.
Basta parole. Vogliamo fatti.
La morte di un ciclista non è un evento isolato: è parte di una mattanza silenziosa, che va avanti da anni nell’indifferenza generale. Non chiediamo miracoli, chiediamo diritti e rispetto. Chiediamo che andare in bici non sia un atto di coraggio, ma una scelta sicura, naturale, civile.
Per Rino. Per tutti noi.
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