Ci sono momenti, nel corso dell’anno, in cui si verificano dei picchi nei rendimenti delle attività commerciali. Talvolta l’incremento è dovuto a fatti naturali quali ˗ nella realtà contadina ˗ la raccolta dei frutti della terra. Chi non ricorda la vendemmia? Specie quella d’un tempo. Quella dei “nostri” acini di negramaro e malvasia sui quali ancora non si era posata la nera cipria del carbone! Allora l’autunno diventava portatore di una ricchezza attesa non solo dalla gente delle campagne, ma da un’intera comunità indirettamente beneficiata da quel dono del Cielo.
Altre volte il giro di moneta non è legato al ciclo produttivo (naturale o industriale), ma ad eventi che costituiscono degli ottimi pretesti per spendere. Si tratta delle ricorrenze, laiche o religiose, che danno un impulso alla vendita di beni e servizi.
Altre volte, infine, si tratta di un movimento di soldi che sfrutta la credulità della gente. Un commercio che agisce sul bisogno di credere in qualcosa che consenta di respirare un’aria meno greve di quella pesante della vita quotidiana.
È questo il caso delle munifiche (per chi le pratica) attività legate all’astrologia. Una produzione commerciale che raggiunge il climax nei mesi di dicembre-gennaio allorché maghi, indovini e cartomanti, con un surplus di lavoro, si dedicano anche a pronosticare gli eventi del nuovo anno.
Tanto per avere un’idea del “movimento” (cifre diffuse dal Telefono Antiplagio), in Italia ci sono circa 21.000 tra astrologi, maghi e guaritori di cui solo 5.000 reclamizzano i loro servizi, mentre gli altri preferiscono lavorare in silenzio… E questo spiega perché dei 5 miliardi annui di giro d’affari ben il 98 per cento sfugga al fisco.
A versare questo fiume di euro ai moderni aruspici sono 11 milioni di persone (il 20 per cento degli italiani) e ciò significa che tutti i giorni 30.000 persone bussano alla porta di questi professionisti che mediamente incassano 240.000 euro l’anno!
E sì che per questi signori, fin dall’antichità, la conoscenza del futuro si è rivelata un’attività molto pericolosa: Cassandra fu colpita dalla maledizione di non essere creduta, Laocoonte fu stritolato dai serpenti marini, e Tiresia finì malissimo dai tempi di Ovidio (Le Metamorfosi) a quelli di Dante che lo sistema all’Inferno tra i fraudolenti, condannati per l’eternità a camminare all’indietro con la testa ruotata sulle spalle.
Questa, per la legge del contrappasso, è la pena per l’indovino: egli ha le spalle al posto del petto “perché volse vedere troppo davante” e per questo è condannato a guardare soltanto indietro.
Contrariamente ai patiti dell’astrologia (tra questi, nel passato: Federico II, Tommaso d’Aquino, Dante, Galileo Galilei, Carl Gustav Jung, Giulio Andreotti, ecc.) per la compianta astrofisica Margherita Hack ritenere la propria vita dipendente dalla posizione in cielo degli astri al momento della nascita costituisce un’ingenuità, il retaggio di un’epoca in cui gli uomini credevano che le stelle e i pianeti fossero divinità impegnate a occuparsi quotidianamente delle vicende umane.
Infatti, nell’antichità classica, il cielo era immaginato come lo specchio della Terra e ogni cosa che veniva a turbare l’ordinato meccanismo celeste ˗ come un’eclisse o una cometa ˗ poteva annunciare disordine anche nella vita degli uomini.
Oggi nessuno crede più che i pianeti siano divinità (le vere divinità sono le star dello sport e dello spettacolo!). Le attuali conoscenze del cielo contraddicono del tutto il senso e l’utilità di questa “pseudoscienza” (così la bollava la Hack) e le previsioni degli astrologi sono continuamente smentite. Eppure esistono ancora milioni di persone intrappolate in questa superstizione.
I nostri tempi non sono più quelli della pratica divinatoria oracolare che si svolgeva in un luogo dove il dio rispondeva alle interrogazioni che gli venivano poste. E a volte, per farlo, si serviva di segni naturali come, a Olimpia, la fiamma del fuoco in cui si consumavano le vittime. O, nel tempio di Dodona, lo stormire delle fronde della quercia sacra.
Altre volte ˗ come in quello di Apollo a Delfi ˗ il messaggio giungeva attraverso la voce di una profetessa che fungeva, per così dire, da megafono del dio. A consultare l’oracolo si recavano, oltre ai privati cittadini, molti uomini di Stato, che chiedevano un responso sulla opportunità di istituire nuovi culti, di promulgare le leggi, di concludere alleanze politiche, e via dicendo.
E a tutti il dio rispondeva con la voce della celebre Pizia, profetessa invasata di furore mistico, che pronunziava parole spesso incomprensibili, successivamente interpretate da un sacerdote (cresmologo), che le traduceva per lo più in versi, in forma così ambigua da far sì che l’oracolo risultasse comunque veritiero. Stesso compito era svolto, in altro ambiente, dalla Sibilla cumana di cui parla Virgilio.
Secondo la tradizione così avrebbe risposto la Sibilla a un soldato che la interrogava sull’esito di una spedizione bellica: «ibis redibis non morieris in bello». Frase che, se si pone una virgola prima del “non”, significa: andrai ritornerai, non morirai in guerra; se invece la virgola si mette dopo “non”, il significato diventa: andrai, non ritornerai, morirai in guerra…
Sembra che tanti secoli siano trascorsi senza insegnarci nulla. Dapprima l’ignoranza diffusa unita all’incertezza della vita e, ai giorni nostri, l’inadeguatezza allo stress e la paura del futuro porta a delegare ad altri, cioè alle stelle e ai loro presunti intermediari astrologi, l’onere dei nostri atti quotidiani.
Comunque la maggiore responsabilità della diffusione di queste baggianate è dei mezzi di comunicazione ˗ giornali, tv e web ˗ che dedicano quotidianamente ampio spazio agli oroscopi mentre la notizia di una scoperta scientifica viene spesso liquidata in poche battute.
L’attività degli astrologi ˗ è bene tenerlo presente ˗ oltre che dispendiosa per chi vi ricorre, è sempre inutile. Infatti, che senso avrebbe se i nostri amministratori assoldassero ˗ anche se con una regolarissima gara di appalto ˗ un indovino per conoscere se, nel 2015, a Brindisi, s’invertirà il trend negativo dei traffici portuali? O il serpentone del gasdotto Tap finirà per approdare proprio sui nostri lidi? O la Norman Atlantic lascerà nell’anno il porto? Nessuno! Perché non c’è bisogno delle stelle e del più quotato degli astrologi per dare una risposta a quesiti già largamente scontati…
In conclusione ˗ afferma la Hack ˗ «abituare il pubblico all’irrazionale crea un danno psicologico, una sudditanza acritica che porta a credere che la vita possa essere affrontata affidandosi ai miracoli, alla lotteria che tutto risolve, all’uomo della provvidenza che deciderà al meglio per noi. L’oroscopo va in questa direzione, tende alla conservazione, al conformismo sociale, con un linguaggio che va bene per tutto e il contrario di tutto».
Eppure, malgrado il no della logica, tutto continua come sempre. Così, Lecce, dopo avere fallito (insieme a Brindisi) l’obiettivo di Capitale europea della Cultura per il 2019, sta per diventare Capitale internazionale dell’astrologia in occasione del prossimo equinozio di primavera (fine marzo), organizzato dalla delegazione leccese del Centro Italiano Discipline Astrologiche!
Per quanto mi riguarda rimango dell’avviso che il futuro sia per gli umani un’attività pericolosa, una scatola vuota che ci piace riempire di illusioni. Ma allora tanto vale sognare senza ricorrere agli astrologi e alle sfere di vetro. Oltretutto si risparmia. Il che, di questi tempi, non è cosa di poco conto.
Guido Giampietro
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