Il Cyberpunk è tecnologia che filtra la cultura e cultura che filtra tecnologia, il forte legame esistente fra le tecnica e la società nelle sue svariate espressioni, è stato evidenziato da Sterling, secondo il quale, “ tra le scienze e le attività umanistiche c’è sempre stato un abisso: tra cultura letteraria, il mondo delle arti e delle politica, da un lato e la cultura scientifica, il mondo dell’ingegneria e dell’industria dall’altro. Ma oggi questo abisso tende a scomparire. La cultura tecnica è diventata incontrollabile. I progressi delle scienze sono così radicali, così sconvolgenti, così rivoluzionari,che è diventato impossibile contenerle entro limiti prefissati.”1
Quella dei cyberpunkers è stata la prima generazione di scrittori a vivere totalmente immersa nella tecnologia, il cui immaginario si innesta sulle schede madri dei PC, fluttua attraverso la rete, osserva stupito le nuove scoperte biomediche.
La tecnica è contemporaneamente protagonista e palcoscenico delle fantasie, di quanti sono rimasti ammaliati dalle nuove possibilità del progresso umano.
Volendo enucleare le principali scoperte scientifiche, che hanno influenzato in maniera determinante il genere letterario, è necessario soffermarsi su: PC, internet, cibernetica e nanotecnologie.
La cibernetica
E’ la scienza su cui si fonda la nostra società, l’ossatura della postmodernità, il cuore delle ICT, senza di essa i PC non sarebbero mai stati creati, internet sarebbe rimasto un miraggio, così come tutti i grandi progressi fatti nel campo della medicina.
La cibernetica fu fondata nel 1948 dal matematico americano Norbert Wiener, e si occupa dello studio dei metodi utilizzati per il controllo di sistemi vivi e non vivi, naturali ed artificiali. Concetto cardine di questa scienza è quello di feedback, dove “alcuni output o risposte di un sistema sono reintrodotti all’interno della struttura come nuovi input. I sistemi cibernetici si autoregolano continuamente a seconda degli effetti delle loro stesse azioni e del flusso di informazioni che li arrivano dall’esterno.”2
Il feedback è stato il soffio vitale matematico, che ha dato la vita alle macchine, la tecnologia è stata sottratta al mondo delle mere cose inanimate, acquisendo la caratteristica peculiare dell’uomo: il pensiero. L’output rielaborato come input è la pietra angolare del PC, delle intelligenze artificiali, dei sistemi robotici. La cibernetica è la linfa, che scorre nell’albero elettrico postmoderno.
Interessantissimi sono i risvolti ontologici e gnoseologici legati al feedback, che donano agli scenari cyberpunk un tocco di realismo. Come ha sottolineato Davis, per Wiener l’uomo è essenzialmente informazione, difatti “l’identità fisica di un individuo non consiste della sostanza di cui esso è costituito… L’individualità biologica di un essere vivente sembra dipendere da una certa continuità del processo e dalla memoria tramite la quale l’organismo registra gli effetti prodotti dallo sviluppo del suo passato. Questo sembra sostenere anche il suo sviluppo mentale. Nei termini di una macchina di calcolo, la specificità di una mente si basa sulle sue registrazioni e memorie più recenti.”3
Ciò equivale a dire che, uomo e macchina sono accomunati dall’apprendere tramite l’elaborazione di informazioni precedenti, l’intelligenza biologica e quella di silicio sono sostanzialmente configurazioni di dati, processati tramite feedback. Questa puntualizzazione rende meno astruse le I.A. Gibsoniane, in grado di interfacciarsi con l’uomo, in un rapporto, addirittura di superiorità.
La cibernetica ha umanizzato, scientificamente, la tecnologia, poiché ha mostrato che essa, è in grado di “pensare”, anche se in modo rudimentale.
Davis ha sagacemente argomentato circa il profondo istinto religioso, che ha guidato Wiener nel suo percorso scientifico, che è culminato nella creazione di una disciplina, che l’autore di Techgnosis definisce agostiniana.
Principale nemesi dello scienziato americano erano il disordine e l’assenza di informazione, partendo da questi presupposti Davis asserisce che” in Introduzione alla Cibernetica Wiener sostiene in modo convincente che la scienza – e per estensione il pensiero moderno- è agostiniana. Il demonio che lo scienziato combatte è semplicemente la confusione[…]”4. ,Il disordine è una “forza nemica che si oppone all’ordine”5, un nemico “sconfitto duramente dalla nostra intelligenza come una spruzzata di acqua santa”.6
Si afferma in questo modo un pensiero dualistico, che vede lo scienziato impegnato in una sorta di lotta contro il male (l’assenza di informazione e il disordine), che fa della cibernetica una dottrina manicheista, animata da una visione cristiana e agostiniana della scienza.
Un esempio di come la postmodernità affondi le sue radici in istinti, idee, slanci propri di culti religiosi, che oggi trovano vigore nella spinta ipertecnologica, la cui presunta onnipotenza è il pretesto per raggiungere nuovi iperurnanei idilliaci.
Le nanotecnologie
Il termine nanotecnologie fu coniato da Eric Draxler nel 1975, il quale “definì così la “sua” scienza: “una tecnologia a livello molecolare che ci potrà permettere di porre ogni atomo dove vogliamo che esso stia. Chiamiamo questa capacità nanotecnologia, perché funziona sulla scala del nanometro, 1 miliardesimo di metro”.7
Ovvero una tecnica che permette la costruzione di dispositivi microscopici, i quali possono essere applicati ovunque grazie alle loro ridotte dimensioni.
La nanotecnologia, di concerto con la cibernetica, è il fondamento stilistico del cyberpunk, ciò che ha permesso la nascita del suo marchio di fabbrica: il cyborg. La figura ibrido uomo-macchina è il comune denominatore di tutte le produzioni del movimento, un nuovo ritrovato frutto dell’evoluzione biomeccanica, dotato di dispositivi miniaturizzati, situati in ogni parte del suo corpo.
Alcune esempi di cyborg sono: gli hacker di Neuromante, i quali sono dotati di prese craniche, ovvero innesti meccanici sul cranio, attraverso cui proiettano i propri sistemi nervosi nella rete; Molly, la coprotagonista nel medesimo romanzo, che ha artigli retrattili, montati sotto le unghie o i sintetizzatori umani del racconto breve di John Shirley, Freezone. Lo scrittore descrive così questo essere, chiamato minimono: “vestiva solo una guaina integrale di spray grigio e nero […] La sua sessualità era attaccata al retro della sua testa, un singolo elettrodo di cromo che attivava il centro del piacere del cervello durante la catarsi settimanale. ]…] I cavi allacciati alle braccia alle gambe e al petto […] Alimentavano i pick up a traslazione di impulsi posti sul pavimento del palco, facendolo sembrare una marionetta cablata con i fili sottosopra.”8
Scene come la precedente, nella letteratura cyberpunk, sono comuni, poiché in tali mondi letterari, la mutazione fisica indotta dalla tecnologia pervasiva è una normale componente sociale, agevolata da una tecnica avanguardistica ampiamente diffusa.
In un certo senso, la nanotecnologia rende i cyborg meno irreali di quanto possiamo credere, facendo un parallelo con la nostra società, basta pensare “alla crescente disponibilità che gli anziani manifestano nei confronti dell’opportunità di rimpiazzare gli organi “avariati” con “ricambi” [le virgolette sono del testo originale] che la tecnologia media mette loro a disposizione.”9
1 Ibidem p.18
2 Erik Davis, Techgnosis. Miti, magia e misticismo nell’era dell’informazione, tr. it., Ipermedium, Napoli, 2001, p.105
3 Ibidem, op. cit. p.106
4 Ibidem, p.108
5 Ibidem, op. cit. p.107
6 Ibidem, op. cit. p.108
7 http://www.sapere.it/tca/MainApp?srvc=dcmnt&url=/tc/scienza/percorsi/nanotecnologie/nanotecnologie.jsp
8 Bruce Sterling, Mirroshades. L’antologia della fantascienza cyberpunk, tr. it., Fabbri Editori, Milano 1994, p202
9 Carlo Formenti, Incantati dalla rete, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000, p.109
James Lamarina
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