May 4, 2025

stazione-brindisiÈ il titolo di un mio romanzo di qualche anno fa (Schena Editore, 2009). Non per autoreferenzialità, ma per l’attualità dell’argomento, ne stralcio un passo:

“… Sai che cosa manca qui a Castelvecchio (NdA: un paesino immaginario del litorale adriatico, non molto distante da Brindisi)? Qualcosa di cui si avverte il bisogno?… A Castelvecchio manca il treno! È un paese dove il treno non passa e mai passerà. E questa non è cosa di poco conto. Perché il treno ti consente di rincorrere i sogni o, viceversa, di sfuggire alle paure.

“È il treno che ti conduce al successo o ti scarrozza nella mediocrità del quotidiano.

“ È il treno che riesce ad esaltarti quando corre nel mezzo dei campi fioriti o a stringerti il cuore in una morsa quando si lascia inghiottire dal buio misterioso d’una galleria.

“Ed è ancora lui che, con le accelerazioni e le frenate, segna i ritmi della nostra vita. Il treno è un po’ la nostra vita.

“Agli inizi della carriera accettai una supplenza in un’isola sperduta tra cielo e mare. Era bellissima! Però nei corti giorni dell’inverno, quando il traghetto non riusciva ad attraccare per il maltempo, si rimaneva isolati dal mondo per due, tre, sette giorni… Fu allora che compresi la funzione salvifica del treno. In qualsiasi posto del continente il treno c’è, mi dicevo. Devi solo raggiungere una stazione, la più piccola e scalcinata dell’intera rete ferroviaria, salire sopra il primo convoglio che passa e lasciarti trasportare per giorni o mesi, senza mai scendere, fuggendo dalla tristezza, dalle cattiverie, dalla malasorte, da te stesso…

“Poi invece, nella realtà di tutti i giorni, non muovi un passo da dove il Caso ti ha collocato, vi rimani abbarbicato per anni, magari per una vita intera, rimandi continuamente il viaggio della conoscenza, perché sai che tanto il treno è lì e lo posso prendere in qualsiasi momento lo voglia»

 

tn_it-frecciarossa-1000-fs[1]Dunque il treno non c’era nella realtà romanzata di Castelvecchio, ma non c’è nemmeno nella Brindisi d’oggi, se ci riferiamo alla vergognosa decisione delle Fs di escludere la tratta salentina Brindisi-Lecce dal collegamento Frecciarossa con Milano!

 

Si attendevano con ansia le risultanze dell’incontro del 25 settembre tra l’ad di Fs Elia e i massimi rappresentanti della Regione Puglia, mentre a Palazzo dei Celestini, a Lecce, si adunavano oltre 80 amministratori (54 i sindaci leccesi, più alcuni del brindisino, più i parlamentari salentini, i rappresentanti regionali e i presidenti di Provincia).

 

Grandi speranze dopo la straordinaria campagna de Il Quotidiano di Brindisi e Lecce che in una ventina di giorni ha raccolto oltre 20.000 firme di cittadini. Con quelle firme hanno fatto sentire il loro risentimento per questa ennesima umiliazione e quest’ultimo spocchioso atteggiamento di sfida verso un territorio che, ben visto dai turisti nazionali e stranieri, continua invece a essere ignorato dal Governo e da chi all’ombra del Governo vivacchia.

 

Niente! Il sig. Elia, l’amministratore delegato di Fs, rinvia con una scusa puerile il faccia a faccia con i massimi rappresentanti di questo territorio. Ora, da destra a sinistra, è rivolta. È una delle poche volte che si verifica una convergenza di tale portata. Forse un po’ tardi perché tante sono state le occasioni in cui ci si doveva muovere e si è rimasti fermi. O, al massimo, ci si è comportati come i criceti che corrono nelle gabbiette circolari: tanto movimento per rimanere sempre allo stesso punto.

 

frecciarossa1000Adesso, però, è rivolta dichiarata. Sembra che questa stia diventando la madre di tutte le battaglie. Così da una parte si grida che bisogna intervenire su Palazzo Chigi perché mantenga le promesse fatte dal sottosegretario De Vincenti alla Fiera del Levante e dall’altra c’è il documento congiunto approvato dall’assemblea dei sindaci che si sono stancati d’essere solamente munti.

 

Eppure, dice Pier Luigi Battista, firma del Corriere della Sera, “con i treni gli italiani si sono conosciuti e hanno conosciuto il loro Paese. Sono usciti dal villaggio. Hanno scoperto luoghi fondamentali della nostra identità nazionale… Dicono che i treni perdono soldi. Ma perdono soldi perché offrono un servizio scandaloso. E se per non perdere soldi, i responsabili di Trenitalia tagliano senza criterio, la colpa è anche dello scarso amore che l’Italia che comanda nutre per i suoi treni, per le sue stazioni, grandi e piccole…”.

 

È così. Ogni treno che, in base a (s)ragionamenti, non arriva dove dovrebbe arrivare è un po’ di Europa che si allontana. Il richiamo all’Europa fa comodo quando si vogliono imporre le trivelle nel Basso Adriatico e nello Ionio, ma poi, quando si tratta di diritti sacrosanti, questo richiamo evapora come la nebbiolina autunnale.

 

nando-marino-frecciarossa“Non ci resta che piangere”, recitava il titolo di un film della coppia Benigni-Troisi. E invece no. Bisogna continuare la lotta, ora più che mai. Occorre amore e intelligenza per ovviare a una simile disfatta civile. Persone nuove che siano consapevoli di quanta ricchezza, di quante opportunità per l’economia italiana siano legate ai treni che vanno veloci e, soprattutto, che dal Nord si spingano fino all’estrema periferia del Sud.

 

Ma poi lo sa questo signor Elia che qui, a Brindisi, il 25 ottobre 1870, approdava il piroscafo Delta della Peninsular and Oriental Steam Navigation Company, pronto per traghettare fino a Bombay i passeggeri giunti da Londra con il treno Peninsular Express? Si trattava del primo viaggio della “Valigia delle Indie” che, superando la concorrenza di Marsiglia, giungeva sbuffando fin nel cuore del porto di Brindisi. Quel treno che viaggiava sui binari che proprio in questi mesi sono stati smantellati sul lungomare. No, credo che non conosca questa storia. E allora s’informi prima di decretare che il Frecciarossa debba fermarsi a Bari.

 

Che meravigliosa Italia sarebbe quella in cui Governo e ministri della Cultura, oltre a inneggiare al paesaggio, all’arte e alla bellezza dei borghi, si ponessero il problema che intere zone d’Italia, a cominciare da Matera, Capitale europea della Cultura 2019, non sono ancora raggiunte dai treni.

 

Non è certo questa la strada per fare decollare il Sud.

 

 

Guido Giampietro

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