May 4, 2025

2015, Equal Vision Records

Genre: Prog Rock

Il progressive rock è un genere che non ha mai avuto confini saldi e ben definiti, d’altronde qualunque sua ferrea classificazione sarebbe uno sconfessare la fluidità compositiva che ne l’essenza. L’essere “progressivo” non è mai una definizione fine a se stessa, la parola lasciata in balia di se stessa può solo fornire una informazione sulla varietà compositiva ma non sul mood. Esattamente come accade nel caso degli americani The Dear Hunter, giunti al sesto capitolo della loro carriera discografica con il nuovo Act IV: Rebirth in Reprise, il cui poliedrico song-writing abbraccia a pieno il progressive di matrice sinfonica. Il titolo del disco suggerisce inoltre una ideale continuazione con Act III: Life and Death scritto nel 2009 e distante ben due album dall’ultima incisione. Tratto comune fra gli episodi dei vari “Act” è la scelta del concept-album quale narrazione musicale.

Act IV: Rebirth in Reprise continua la tradizione sinfonica dei The Dear Hunter puntando sul perfezionamento di una formula che non disdegna, al tempo stesso, di recuperare soluzione proprie del passato come accade nella folkeggiante e sognante “The Line”. A differenze delle precedenti produzioni Act IV: Rebirth in Reprise si distingue per un atmosfera maggiormente eterea che propone anche episodi prettamente pop nel levare discotecaro di “King of Swords (reversed). Variazioni che rappresentano solo sporadiche deviazioni dal sentiero artistico principale, che vede nell’utilizzo di trame classiche più complesse, il tratto saliente di Act IV: Rebirth in Reprise. La matrice sinfonica dei The Dear Hunter assume un ruolo preponderante, fungendo da strumento “principale” nella maggior parte delle composizioni, sino ad ibridarsi con l’elettronica di “At The End Of The Earth”.

Il più grande pregio del disco è quello di possedere numerosi “ganci” melodici, merito sopratutto del cantato armonioso di Crescenzo, che profondono una emotività accentuata dai fraseggi degli archi, riuscendo a conferire un senso ed una direzione chiare alla vasta amalgama musicale proposta dalla band.

Act IV: Rebirth in Reprise è l’ideale summa artistica dei The Dear Hunter, che ha in “Is Anybody There?” con le sue sbilenche strofe iniziali che si perdono in radure melodiche malinconiche concluse da assoli blueseggianti, il suo manifesto stilistico.

Act IV: Rebirth in Reprise è un album stratificato, le cui sfaccettature necessitano di numerosi ascolti per poter essere apprezzate a pieno. Nonostante ciò, il disco non risulta ostico o cerebrale, merito dell’accessibilità delle composizioni, che dispiegano le loro trame intricate in modo fluido, a testimonianza della perizia compositiva della band, giunta con Act IV: Rebirth in alla sua consacrazione definitiva.

 

James Lamarina

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