April 30, 2025

“Se nu te scierri mai delle radici ca tieni rispetti puru quiddre delli paisi lontani se nu te scierri mai de due de ca ieni dai chiu valore alla cultura ca tieni. Simu salentini de lu munnu cittadini. Radicati a li messapi cu li greci e i bizantini”. (Sud Sound System).

Dario era un ragazzo timido, dall’aria triste e dinoccolata con le gambe lunghe e secche, capelli e barba rossa, due brufoli sul viso e con il Ciao 2001 nella tasca posteriore dei jeans scoloriti. Viveva in una masseria a pochi chilometri da Acquaviva, posto in cui le sorgenti d’acqua fredda danno il nome alla piccola e meravigliosa insenatura posta sul mare Adriatico, nel Salento.

Lontano dalla città e dagli amici, aveva abbandonato la scuola dopo la terza media. Erano pochi i ricordi scolastici, ma la scuola gli era sempre mancata soprattutto quando la campagna salentina si trasformava in un panorama piovoso, grigio e malinconico.

Il suo amico più caro era una simpatica e impertinente guardia campestre di nome Ronzino, un signore di 50 anni che ne dimostrava quasi il doppio. In sella ad una vecchia bicicletta in estate e a bordo di una moto furgoncino Ape di colore verde durante l’inverno, con la divisa perennemente sporca di terra e in disordine, si occupava della vigilanza delle numerose attività agricole della zona.

La famiglia di Dario era formata dalla madre e da quattro parenti contadini, uno dei quali aveva ottenuto un posto di lavoro come operaio nella Montecatini Edison di Brindisi, città non molto amata per il disagio di dover affrontare quasi duecento chilometri al giorno su statali strette e disconnesse a bordo di scomodi autobus di linea di colore blu che toccavano diversi paesi del Salento prima di intravedere da lontano la grande luminosità del petrolchimico brindisino.

Dario amava la musica e lavorava fischiettando. Possedeva una vecchia radio a valvole Magnadyne dove ascoltava due volte la settimana la Hit Parade di Lelio Luttazzi e al sabato la Corrida di Corrado e del Maestro Pregadio. La domenica, invece, c’erano Renzo Arbore e Gianni Boncompagni a fargli compagnia con la trasmissione Alto Gradimento.

La chitarra classica dello zu Pippi rappresentava un nuovo diversivo nei lunghi inverni pugliesi. Dario si interessò alla sei corde proprio quando vedeva il fratello della madre riposare dal duro lavoro dei campi, suonando antichi canti popolari sotto gli alberi di ulivo “Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà, larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà”. (Kali Nifta)

Nonostante la spiccata simpatia per il vigilante, Dario non amava molto le divise anche se nella famiglia avevano avuto una amorevole e rispettosa tradizione: quella della Polizia e dei Carabinieri sono state indossate con grande orgoglio e dignità dal padre, dal nonno e da uno zio materno partigiano. Valori che non avevano ricevuto molta riconoscenza, gratitudine e una adeguata pensione da parte dello Stato, ma erano altri tempi. Dario aveva diciassette anni quando non ancora maggiorenne decise di continuare la tradizione di famiglia tentando di indossare le stellette sul colletto e una nuova divisa.

A quell’età devi essere potente e ricco di energia. Dario invece si sentiva già grande e affaticato. Il pesante lavoro nelle campagne iniziava a farsi sentire nel fisico esile e gracile con i calli sul palmo e sulle dite delle mani. Anche i suoi amici d’infanzia avevano lasciato la scuola tentando la carriera militare, altri erano emigrati al nord o avevano imparato un mestiere come muratore, elettricista e falegname. Dario non aveva mai avuto un buon rapporto con la madre. Era una donna dai marcati lineamenti mediterranei, carnagione ambrata, gli occhi grandi e scuri e una femminilità sensuale e conturbante.

Nei ricordi adolescenziali c’erano i frequenti litigi piuttosto accesi tra la madre e il padre ma anche gli effetti subiti cercando di contenere gli attacchi di stizza dopo le risse verbali dei genitori a cui assisteva.

 

Nella vicina Marittima tutti erano al corrente della situazione famigliare in cui l’ingombrante ombra della madre si innalzava minacciosa dietro l’esile figura del figlio. Lei era sempre gentile con tutti, voleva solo lasciata vivere e respirare liberamente.

Negli anni si scoprirà il suo talento come scrittrice e come cantante. Con uno spirito mai domo ha lentamente ritrovato la sua strada. Una rinascita umana dopo alcuni periodi della vita complicati. Dopo la morte del padre, Dario rimproverò alla madre di non aver contribuito a costruirgli una base sicura in grado di saper prendere decisioni e fiducia dei propri mezzi.

Nonostante tutto conserverà un grande affetto per il genitore. Il padre lo perderà ancora adolescente ma ricorderà per sempre le sue parole: ” Prenditi il tuo tempo, non vivere con la fretta. I problemi vengono e vanno. Troverai una donna, troverai l’amore. E non dimenticarti, figlio mio, c’è qualcuno lassù”. (Lynyrd Skynyrd)

Il bisogno d’amore e di attenzione sembrava amplificato. La mancanza della figura paterna inciderà non poco nella vita di Dario.

 

… segue…

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