May 7, 2025

Faccio queste riflessioni, dopo le note vicende di questi giorni sul tema dei licenziamenti individuali. Scrivo questo anche perché nella mia attività sindacale me ne sono occupato per anni, e posso dire di conoscere la materia di cui parlo.

 

Come sapete, l’articolo 18 legge 300/70, dopo le pesanti modifiche apportate dalla riforma Fornero del 2012, prevede la possibilità di ricorrere al giudice nel caso di tre tipologie di licenziamenti, se ritenuti illegittimi: economico, disciplinare e discriminatorio. Nel licenziamento di natura economica, se il lavoratore viene licenziato a seguito di ristrutturazioni aziendali, oppure per decisione arbitraria del datore di lavoro che voglia ridurre i costi del personale. Il lavoratore ha la facoltà di rivolgersi all’autorità giudiziaria, che potrà esprimersi, qualora ritenga illegittimo il licenziamento, disponendo anche il reintegro in azienda. Nel licenziamento disciplinare avviene quando il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore viene leso dal comportamento fraudolento del dipendente. Anche in questo caso, è possibile portare la controversia davanti giudice, che può ordinare il reintegro. I licenziamenti discriminatori rimangono completamente protetti dalle garanzie comprese nell’articolo 18 della L. 300/70 (Statuto dei Diritti dei Lavoratori).

 

Che cosa cambia per i lavoratori, dopo l’accordo nel PD e dopo le isteriche proteste di Sacconi e company. Accordo che soddisfa la maggioranza della minoranza PD?
Secondo la nuova formulazione del governo, si scrive: “Escludendo per i licenziamenti economici la possibilità della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio e limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, nonché prevedendo termini certi per l’impugnazione del licenziamento”.
Se ricordate, nella versione uscita dal Senato, non si faceva menzione delle possibili correzioni allo Statuto dei lavoratori, di modo che tutto fosse rimandato nei decreti delegati. Se dovesse rimanere così la formulazione, secondo la posizione espressa da molti costituzionalisti e giuslavoristi, la norma sarebbe ANTICOSTITUZIONALE, vedi art. 76 Cost. (L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti).
In definitiva, nulla cambia per il licenziamento discriminatorio, vengono stabilite alcune fattispecie per quello disciplinare, che, però, saranno definite nei prossimi decreti legislativi.

 

Diverso, invece, il quadro per i licenziamenti economici, quelli attuati dall’azienda per crisi aziendale o decisi in modo arbitrario dal committente: in questa situazione, ai lavoratori licenziati andrebbe un indennizzo in base all’anzianità di servizio, ma nessuna possibilità di reintegro nel proprio posto di lavoro. E quella del “risarcimento” pare l’intenzione anche nei casi di licenziamento disciplinare. Che cosa dire in conclusione: una volta approvata questa riforma, possiamo dare l’addio definitivo all’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, che fa parte del TITOLO II dello Statuto dei diritti dei lavoratori nella parte che tratta “Della libertà sindacale”.

 

Avete letto bene? La legge 300 parla di norme sulla libertà sindacale, tutela e dignità del lavoratore.
Da non dimenticare che si sta tentando di modificare altri articoli dello Statuto, ovvero l’art. 4 sui controlli a distanza (su impianti audiovisivi e strumenti di lavoro) e l’art. 13 (demansionamento). Che c’entra tutto questo con la riforma del mercato del lavoro?

 

Se non facciamo nulla gli unici a perdere saranno comunque i lavoratori che si troveranno con meno diritti e saranno meno tutelati, qualche politico, invece, si è garantito un posto anche nel prossimo parlamento che verrà perorando in silenzio la causa degli sponsor di Renzi.
La Cisl per affermazione della sua segretaria, ha detto che la riforma del mercato del lavoro, in fondo, sta cambiando in meglio, mentre la Uil, con il suo segretario Barbagallo, è riuscita nell’intento di portare insieme a se la Cgil, che ha fatto retromarcia sullo sciopero non unitario, ed insieme hanno proclamato lo sciopero Generale per il 12 dicembre.

Speriamo che anche la Cisl si ravveda e porti i “suoi” in piazza per cercare di difendere la dignità del lavoro.
Vorrei poi sapere cosa ne pensano i politici locali delle modifiche sui licenziamenti. Si cominciano a fare le prime riunioni per le campagne elettorali e quindi sarebbe opportuno conoscere il loro pensiero sul futuro dei lavoratori… che sono anche elettori.
Si sa, da noi al sud la promessa occupazionale attecchisce molto e stranamente nel periodo pre elettorale se ne potrebbero far tante, ma in un’era post ideologica dove il cittadino guarda più ai fatti che ai proclami ed ai diktat di partito, per cui non sarebbe azzardato pensare che i lavoratori/elettori siano messi in difficoltà alle prossime scadenze elettorali


Alfio Zaurito
Segretario Generale Uilm Brindisi

No Comments