December 20, 2025

Un corteo di circa 250 lavoratori dell’indotto della centrale Enel “Federico II” di Cerano ha attraversato stamattina le vie cittadine, unendo operai e sigle sindacali in una manifestazione unitaria che ha visto insieme Cgil, Cisl e Uil. Una mobilitazione che arriva mentre il 31 dicembre si avvicina e i lavoratori, in sciopero da oltre venti giorni, attendono risposte concrete dal Governo e dall’azienda.

 

La protesta, scortata dalle forze dell’ordine, è partita da via Palmiro Togliatti, nei pressi del tribunale, per poi dirigersi verso il centro. Due le tappe simboliche: una sosta davanti alla sede dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, per sollecitare un confronto con il presidente Francesco Mastro, e quindi l’arrivo in prefettura, dove i manifestanti hanno chiesto un incontro con il commissario governativo per la decarbonizzazione e prefetto uscente di Brindisi, Luigi Carnevale.

 

Al centro della vertenza la fase di phase out della centrale, con particolare riferimento alla situazione dei 51 lavoratori della Sir, ormai agli ultimi giorni di cassa integrazione e a rischio licenziamento dal 31 dicembre. Dal 1° gennaio, in assenza di soluzioni, per loro si profila il ricorso alla NASpI, con l’interruzione della continuità lavorativa e reddituale. Una prospettiva definita “inaccettabile” dai sindacati.

 

Ieri, in una nota congiunta, firmata da Massimo Di Cesare (Cgil), Luigi Spinzi (Cisl) e Fabrizio Caliolo (Uil), le confederazioni esprimono forte preoccupazione per l’assenza di risposte vincolanti da parte di Enel e del Governo nazionale. La transizione energetica in corso, sottolineano, rischia di dismettere attività esistenti senza generare in tempi utili nuove opportunità occupazionali, con ricadute pesanti sull’intero sistema industriale brindisino e sulla coesione sociale della città.

I sindacati tornano a chiedere interventi urgenti: percorsi di formazione indennizzati per i lavoratori senza alternative occupazionali e un’accelerazione reale dei progetti di reindustrializzazione annunciati, giudicati ancora troppo lenti rispetto all’emergenza in atto. “Le rassicurazioni rischiano di restare parole – avvertono – mentre per i lavoratori Sir il futuro, oggi, non c’è”.

 

Il corteo ha rappresentato un segnale politico e sociale forte, anche per la compattezza del fronte sindacale, spesso diviso su questo dossier. Una richiesta chiara alle istituzioni: trasformare i proclami in scelte operative, prima che la scadenza di fine anno renda irreversibile una crisi che riguarda l’intero territorio.

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