Con 29 sì e 4 no, il Consiglio regionale ha approvato la mozione presentata dal presidente Paolo Pagliaro con la quale si chiede al Governo regionale di intervenire perché la Soprintendenza avvii il procedimento di dichiarazione d’interesse eccezionale della cittadella in cui è inserito il castello di Oria, per renderlo fruibile al pubblico in considerazione del valore storico, architettonico e culturale.
Sono 25 i sì e 5 i no del Consiglio regionale alla mozione Pagliaro che riguarda l’attivazione dello stesso procedimento nei confronti del Castello di Oria sempre allo scopo di renderlo fruibile al pubblico come avvenuto per settant’anni e fino al 2007.
“Con il via libera del Consiglio regionale alla mia mozione, condivisa con il collega Maurizio Bruno, si apre la via della dichiarazione d’interesse eccezionale per la Cittadella di Oria. Sono felice che sia stato compreso il valore aggiunto di questo riconoscimento, che non è solo un atto formale ma un impegno concreto a valorizzare lo straordinario patrimonio archeologico e culturale della Cittadella di Oria, che trova nell’imponente Castello la sua punta di diamante ma che abbraccia anche la Cattedrale, il Vescovado, il Monastero e la Chiesa di San Barbato”.
Questo il commento del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de ‘La Puglia Domani’.
“L’approvazione di questa mozione impegna la Giunta regionale ad ottenere la dichiarazione d’interesse eccezionale, per la quale ci sono tutti i presupposti. Tengo a precisare che non c’è da parte nostra alcun intento di delegittimare la proprietà privata del castello, bensì l’interesse a consentirne la massima fruizione, considerato che da ormai quindici anni le porte di questo bene di bellezza monumentale, simbolo della città di Oria, sono chiuse ai visitatori locali e ai turisti, privandoli della possibilità di godere di un vero gioiello di arte e storia.
La mozione è l’atto finale di un percorso di audizioni che ho avviato in sesta Commissione, condiviso con il collega Bruno con l’apporto prezioso dell’ex assessore alla Cultura Massimo Bray. A questo confronto la proprietà del Castello si è sempre sottratta, nonostante non vi fosse alcuna volontà di imporre o spodestare, lo ribadisco, ma di mettere in luce un patrimonio irrinunciabile per Oria, per il Salento e per la Puglia, rendendolo accessibile a tutti.
Auspico ora il massimo impegno da parte della Giunta per dare attuazione a questa mozione bipartisan, restituendo finalmente ad Oria l’orgoglio di un Castello e di una Cittadella che meritano un ruolo di primo piano nei percorsi turistici e culturali della regione”.
Nota del Consigliere regionale del PD, Maurizio Bruno.
“Con 29 voti favorevoli e solo 4 contrari il Consiglio regionale ha approvato la mozione presentata da me e dal collega Paolo Pagliaro, per richiedere al Ministero della Cultura di riconoscere il Castello di Oria e tutta la Cittadella ‘bene di interesse eccezionale’.
È un passo davvero fondamentale per tutta la città di Oria ma non solo, perché un simile riconoscimento da parte dello Stato permettere la riapertura del Castello al pubblico, di fatto chiuso da ormai 15 anni e per questo ringrazio davvero di cuore tutti i colleghi che hanno sostenuto la mia mozione, perché con il loro voto stanno permettendo una svolta storica attesa da tanto, troppo tempo. Perché è davvero difficile, per chi non è nato e vissuto a Oria, capire cosa significhi per la comunità cittadina il Castello Normanno Svevo di Federico II. Una nave di pietra che galleggia nell’aria che è quasi un famigliare per ogni oritano, un nonno silenzioso, che ti osserva, che sembra quasi proteggerti, darti un punto di riferimento inamovibile e un senso di appartenenza a una comunità che altri non possono comprendere. E tutti potevano fargli visita.
Poi, con il passaggio alla nuova proprietà, tutto è cambiato. E da ormai 15 interminabili, insopportabili anni, il Castello è chiuso. A intere generazioni di giovani oritani è stata strappata la possibilità di perdere la concezione del tempo nel cuore di quel pezzo di storia.
E altre generazioni, i nostri anziani, se ne vanno senza aver più avuto la possibilità di fare altrettanto. I lavori di restauro che furono apportati all’epoca lo hanno devastato in più punti, rubandogli in parte quel carattere di storia immortale che nessuno potrà più restituirgli. Le conseguenti vicende giudiziarie, con tanto di sequestro, hanno poi arrecato un danno se possibile ancora più grave.
Oggi, con il voto favorevole ottenuto in Aula, possiamo iniziare a porre rimedio a tutto questo.
Possiamo restituire agli oritani, ai pugliesi, all’Italia e non solo, la fruizione di quest’opera per troppo tempo negata e allo stesso tempo risarcire la comunità locale, con qualcosa di più. Ovvero con la dichiarazione di interesse eccezionale non solo del Castello, ma di tutta la Cittadella di Oria, comprende la cattedrale, il vescovado, il monastero e la chiesa di San Barbato e ovviamente il Castello Normanno Svevo.
Sono certo che il Ministero farà tutto il necessario per riconoscere l’interesse eccezionale e dare a Oria e al suo Castello ciò che, in fondo, loro spetta”.
Fratelli D’Italia ha votato contro la mozione presentata dai consiglieri regionali Pagliaro e Bruno. In una nota Ignazio Zullo e Luigi Caroli, rispettivamente capogruppo regionale e il consigliere regionale brindisino del partito della Meloni, spiegano perché.
“Nessuno mette in dubbio l’enorme e importante patrimonio storico-artistico-culturale-paesaggistico e turistico del Castello di Oria e tutto quello che lo circonda. Lo diciamo in premessa per spiegare il nostro voto contro la mozione dei colleghi Pagliaro e Bruno che chiede l’avvio del procedimento dichiarazione di Interesse eccezionale.
“Abbiamo votato contro perché qualcuno dimentica che, 15 anni fa, il Castello di Oria fu messo in vendita e né il Comune di Oria né la Regione Puglia mostrarono interesse all’acquisto. Il privato ha acquistato e recuperato con lavori di grande prestigio investendo 20 milioni di euro, chiaramente per poter utilizzare anche economicamente il bene, cercando di coniugare i due interessi: quello privato e quello pubblico. Un’impresa non facile perché mantenere e manutenere una struttura del genere non è semplice, visti i costi altissimi. Il Consiglio oggi avrebbe dovuto mettere in campo un’azione affinché questa struttura non rimanga chiusa, cercando appunto una sintesi fra interesse pubblico e interesse privato. Invece, si seguita a creare zizzania e, allo stesso contempo, creare quel disamore rispetto all’investimento del privato.
“Peraltro l’articolo 10 del Codice dei beni culturali prevede che: ‘Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli altri Enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro Ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli Enti ecclesiastici’. Il Castello di Oria non è un bene che appartiene a questa categoria di soggetti. È un bene che appartiene a un privato.
“A questo punto il vero problema è: qual è la concezione che abbiamo noi della proprietà privata? Che si possa ESPROPRIARE? Noi siamo convinti che con i soggetti si dialoga, non ci vogliono atti di forza.”
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