Nella giornata di ieri, dopo aver contattato sia l’assessore Loredana Capone, sia il Presidente della Commissione allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Orazio Schiavone, ho avuto conferma della programmazione di una audizione con i vertici di Agusta per giovedì 9 aprile.
Sarà l’occasione per chiarire “come” la società di Finmeccanica intenda stare sul nostro territorio. E cioè, se continuare a trasferire commesse in Polonia, in totale oltraggio all’angosciante richiesta di lavoro che parte dal territorio brindisino. Se rendere più intelligibile o meno il sistema degli appalti e delle commesse, attualmente per nulla trasparente. Se garantire o meno l’assorbimento diretto dei lavoratori eventualmente espulsi dalle aziende a cui non sono state confermate le commesse a seguito della volontà di Agusta di internalizzare alcune fasi di lavorazione/produzione. Ovverosia: se si internalizzano i lvori si internalizzino pure i lavoratori!
Ma sarà pure l’occasione di chiarire come sono stati impiegati e spesi i soldi pubblici erogati al sistema industriale Agusta/Dema.
Quest’ultima, in una nota, ha precisato che su un totale di 10,182 milioni di euro d’investimenti per il progetto dell’area industriale di Brindisi le agevolazioni sarebbero ammontate a 3,9 milioni di euro come contributo in conto capitale a fondo perduto, a cui va aggiunto un finanziamento a tasso agevolato di circa 2,9 milioni di euro. In altri termini, solo il 30 per cento dell’investimento non sarebbe stato coperto da agevolazioni. Una precisazione che si commenta da sé, circa le autostrade agevolative di cui Dema ha usufruito.
Ma non è questo il punto. Né mi dolgo del fatto che i 3,9 milioni di euro richiamati da Dema provengano da un plafond di ben 30 milioni di euro (successivamente tagliati dal Ministro Tremonti a 20 milioni ) che proprio io personalmente feci giungere sul territorio brindisino nel corso di una infuocata seduta di legge finanziaria quando feci aggiungere Brindisi, ad Arese, Rho e Marcianise beneficiarie della legge 181/89, e cioè quelle aree che erano state colpite dalla crisi siderurgica. Né mi dolgo del fatto che Invitalia abbia utilizzato, a mio avviso impropriamente, tali fondi che avevano tutt’altra finalizzazione.
Semmai, mi dolgo del fatto che, allo stato, sembrano disattesi assunti dalla stessa Agusta che aveva garantito “sulla fertilizzazione dell’indotto attraverso la crescita tecnologico/industriale delle PMI operanti nell’area di Brindisi”. Aggiungendo che “l’incremento del livello tecnologico così raggiungibile dalle PMI locali consentirà loro di aprirsi a nuovi segmenti di mercato, ben oltre le attuali opportunità disponibili ed accessibili con il livello tecnologico attuale”.
Bene, su questi temi ( e su altri, come quel porto delle nebbie che risponde al nome di corsi formazione professionale) che esigo il confronto. Senza timore a di nulla. Ma proprio di nulla.
Euprepio Curto
Consigliere regionale UDC
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