Ho letto con attenzione le dichiarazioni dell’A.D. di ENEL Francesco Starace sulla decarbonizzazione e mi sono chiesto: come intenderà muoversi l’azienda nel prossimo futuro su questo tema?. Da quanto detto traspare la volontà di svolgere un ruolo attivo, guardando anche al business e mi meraviglierei se così non fosse, date le dimensioni industriali e gli interessi che la Società ha nel settore.
Come si sa il Piano Nazionale per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra, datato 2013, impegna l’Italia, nell’ambito del Pacchetto Clima Energia “20-20-20”, a diminuire dell’80% il consumo di combustibili fossili rispetto ai livelli del 1990. La Germania ha già varato, nel 2014, e messo in atto un piano di riduzione del CO/2 (del 40% entro il 2020) nonostante i conosciuti vantaggi nell’utilizzo del carbone ad uso industriale (la materia prima c’è l’ha in casa!). In che modo si raggiungerà questo obiettivo in Italia? Quale sarà il futuro delle centrali a carbone? Saranno dismesse, chiuse, trasformate per rispettare gli impegni assunti? Quanto costerà questa operazione in termini sociali?
I massimi dirigenti aziendali hanno dichiarato che per rispettare l’impegno “metteranno in campo tutta l’esperienza in materia con l’implementazione di forme innovative di partnership che creino sinergie ed opportunità di tutela del territorio all’insegna della sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
Al momento ancora non si sa come, e sono passati 3 anni dal 2013. Traspare, invece, in maniera chiara l’attenzione dell’azienda e delle sue associate a realizzare solo business con nuovi investimenti sul fotovoltaico e solare, settori in cui sono previsti da parte del governo importanti finanziamenti ed agevolazioni fiscali.
Per accompagnare il progetto di diversificazione delle attività produttive del gruppo è stato deciso, a parole, di rafforzare il settore della ricerca che in Italia, storicamente, è stato trascurato anche dalle aziende private. Prova ne sia lo smantellamento, dopo che l’A.D. Starace li ha definiti “inutili e dannosi”, del Centro Ricerca di Brindisi. Una contraddizione nel merito che danneggia i lavoratori su cui il Sindacato ha espresso una netta contrarietà.
Nel futuro dell’ENEL vi sono altri importanti settori che meritano attenzione ed attenta valutazione perché possono rappresentare nuovi traguardi da raggiungere per diversificare attività e aumentare gli affari. Lo scorso ottobre la società elettrica ha firmato un protocollo d’intesa con ANCI che impegna le città italiane, che non l’hanno ancora fatto, ad aderire al progetto delle Nazioni Unite “Making cities resilient”. Una proposta che si pone l’obiettivo di renderle più sicure dal punto di vista ambientale, della sicurezza e della salute dei cittadini. A Brindisi ci sono le condizioni per partecipare all’iniziativa. La Società elettrica può contribuire fattivamente a raggiungere i massimi obiettivi previsti dal protocollo.
Nello stesso tempo Il ruolo delle Istituzioni locali è fondamentale. Il reciproco scambio di esperienze e competenze su queste materie porterà senz’altro vantaggi alla nostra comunità. Suggeriamo perciò al Comune di Brindisi, se non ha ancora aderito, di farlo per avviare un percorso condiviso che metta finalmente il nostro territorio al riparo da potenziali rischi per la popolazione.
Una partecipazione meritoria che la UIL territoriale è pronta a sostenere.
Antonio Licchello
Segretario generale
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