Ricordo che da bambina mi immaginavo nei percorsi di vita oltre l’anno 2000 ed il futuro che mi appariva era ricco di serenità, realizzazione e piena adesione ad un modello di vita in cui ogni donna potesse trovare rispetto, dignità e parità di genere.
Nel percorso da ieri ad oggi, le varie stagioni vissute mi hanno vista impegnata in sentieri di costruzione di possibilità di cambiamento in un’ottica positiva e, soprattutto, ricca di fiducia e speranza in un futuro migliore per ogni donna.
Se è vero che oggi le donne accedono alle cariche più elevate nell’area politica, scientifica etc.. e che il cammino percorso in settori quali l’istruzione ha condotto ad una piena vittoria della parità di genere nella cultura , l’involuzione a cui assistiamo è indegna e riprovevole per ogni donna.
L’escalation della violenza nei riguardi delle donne fa riflettere sul fatto che invece di procedere verso sentieri di civile interazione e costruzione di relazioni positive improntate al rispetto ed alla dignità come sarebbe giusto per il livello sociale e culturale raggiunto, siamo in una regressione ad una fase di oscurantismo segnata dall’espressione di moti e condotte distruttive.
Il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, acquista oggi una connotazione emblematica di una società che in quest’ultimo anno ha superato il centinaio di donne uccise dal gennaio 2024.
Ecco il significato dell’essere donna oggi: vivere una scissione fra le vittorie che da un lato abbiamo conseguito ed i lati oscuri e gli impulsi distruttivi nei nostri confronti con cui dobbiamo confrontarci anche quotidianamente.
Si è ridotta la nostra libertà di girare per le strade senza coprifuoco, di correre e camminare in solitudine, di innamorarci di chi vogliamo e di scegliere se, come e quando interrompere o proseguire nel rapporto.
Di me ricordo una ragazzina che aveva coscienza di un sé determinato e libero di decidere cosa fosse meglio per lei e come vivere esprimendo i propri bisogni e desideri.
Oggi sono una donna che deve confrontarsi con il senso di una quotidiana violenza e sopraffazione.
Che fare?
L’intera società dovrebbe riflettere per capire più in profondità quali le ragioni che determinano atti così violenti, dovrebbe porsi interrogativi su come poter arginare questi fenomeni criminali e, in particolare, dovrebbe dare una risposta ai seguenti quesiti
in ambito culturale: come è mutata la cultura che sottende al mondo femminile? Quali i messaggi veicolati da media, social e mondo multimediale?
in ambito sociale: ruoli maschile e femminile, aspettative di ruolo, adesione a modelli e stereotipi, evoluzione o adesione a comportamenti ormai obsoleti?
in ambito economico: si è verificata una reale progressione delle donne come pianificato da anni dalle politiche attive del lavoro (formazione, contrasto della disoccupazione, conciliazione casa-lavoro)?
in ambito relazionale ed affettivo: quali modelli educativi agiscono oggi nella relazione donna-uomo e strutturano le relazioni affettive?
Ma c’è qualcosa che possiamo fare TUTTI NOI con semplicità e fede:
• interrogandoci su tali temi diveniamo parte attiva di un cambiamento necessario nel qui ed ora …
• Seminiamo pace se desideriamo vivere nella pace, seminiamo amore ed elaboriamo l’odio se crediamo nella forza che si oppone alla distruttività.
• Rafforziamo le reti di solidarietà ed aiuto che le donne costruiscono da tempo includendovi anche gli uomini
• Non cessiamo di credere che ogni giorno si possa costruire pace e solidarietà attraverso azioni e comportamenti che se pur appaiono piccoli, possono essere determinanti ed efficaci per il cambiamento possibile e desiderato.
Iacopina Maiolo
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