December 22, 2025

Un appuntamento commiato, quello di martedì 23 dicembre alle ore 20,00, di questa breve ma intensa venticinquesima edizione della Rassegna internazionale de i Suoni della Devozione, un eccezionale incontro nella Chiesa di Santa Lucia della Santissima Trinità di Brindisi, con la musica medievale di rado ascoltata, quella di Ildegarda di Bingen, monaca benedettina, mistica, teologa, scrittrice, musicista, guaritrice, naturalista, filosofa, artista dichiarata dottore della Chiesa nel 2012 da Papa Benedetto XVI.

InUnum ensemble è sorto nel 2003 per la divulgazione del repertorio medievale, in particolare la produzione polifonica sacra dal Duecento al Quattrocento; fa capo al Centro Studi Claviere di Vittorio Veneto (TV). Tutti i due componenti del gruppo: Elena Modena voce, arpa gotica, viella, campane, percussioni e Ilario Gregoletto: organo portativo, claviciterio, flauti diritti, viella, lyra, organistrum, provengono da un’ampia formazione accademica, che include la vocalità funzionale, la prassi esecutiva con gli strumenti antichi, la ricerca musicologica.
Numerosi i concerti sinora realizzati in area prevalentemente italiana presso luoghi sacri di rilievo artistico e pregnanza spirituale, la scelta della piccola chiesa antica di Santa Lucia o della Santissima Trinità, da noi suggerita risponde per la bellezza della sua cripta medievale perfettamente a tali resiquisiti.

Buone festività e arrivederci alla prossima edizione
Roberto Magnani Caroppo

 

C’è una figura che attraversa il Medioevo come una cometa verde e ardente: Ildegarda di Bingen. Non passa in punta di piedi. Incide il cielo.
Nata nell’estate del 1098 a Bermersheim vor der Höhe, ultima di dieci figli, arriva al mondo mentre l’Europa è un cantiere inquieto di crociate, potere e fede. Muore a Bingen am Rhein il 17 settembre 1179, lasciando dietro di sé una scia che ancora oggi brucia. Monaca benedettina, mistica, teologa, scrittrice, musicista, guaritrice, naturalista, filosofa, artista. Nel 2012 la Chiesa cattolica la riconosce Dottore della Chiesa. Tardissimo. Lei era avanti di secoli.

Le visioni cominciano presto, da bambina. Non le cerca, le subisce. Una “luce vivente”, così la chiama: non immaginazione, non sogno, ma una chiarezza che invade l’anima. A otto anni, fragile di salute, viene affidata all’abbazia di Disibodenberg, educata da Jutta di Sponheim. Qui pronuncia i voti tra il 1112 e il 1115, sotto il vescovo Ottone di Bamberga. Qui impara a leggere il mondo come un testo sacro.
Studia Agostino e il Pseudo-Dionigi l’Areopagita, l’enciclopedismo medievale, ma soprattutto ascolta ciò che le accade dentro. Per anni tace. Poi, intorno ai quarant’anni, decide di parlare. E quando lo fa, non sussurra. Scrive le sue visioni in opere come Scivias, dove teologia, cosmologia e poesia si intrecciano come radici sotto la terra. Mappe dell’universo, non consolazioni.

Alla morte di Jutta diventa magistra della comunità. E da lì inizia qualcosa di inaudito: una donna che consiglia papi e imperatori. Eugenio III, Federico Barbarossa, Bernardo di Chiaravalle. In un’epoca che chiedeva silenzio alle donne, lei alza la voce. Forte. Lucida. Scomoda.
La sua musica è un’altra rivelazione. Melodie che salgono altissime, come se la voce volesse scappare dal corpo. Canti che non addormentano, ma accendono. Sembrano venire da prima delle regole, o da dopo. Non accompagnano la fede: la incendiano.

Al centro di tutto c’è una parola che ancora oggi vibra: viriditas. Il verde che cresce. La linfa. La forza vitale che attraversa ogni cosa. Corpo e spirito non sono nemici, ma un unico respiro. Natura e divino non si escludono: si cercano.

Se oggi parliamo di visione olistica, di ecologia dell’anima, di unità tra sapere, cura e bellezza, Ildegarda era già lì. Nove secoli fa.
Non una reliquia del passato, ma una voce che continua a dire: la vita vuole fiorire. Sempre.

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