Correva l’anno 1914 quando il Regno d’Italia, assicuratosi un posto di tutto rispetto nella Triplice Intesa insieme a Francia, Inghilterra e Russia, dopo un periodo di neutralità dichiarava guerra alle armate di Austria – Ungheria e Germania.
Correvano gli anni dal 1915 al 1918 quando oltre un milione tra fanti (i fantaccini, così denominati in tono colloquiale e coloritura scherzosa), artiglieri e piloti italiani cadevano sul fronte dell’Isonzo e sull’altopiano di Asiago in una assurda guerra di trincea, sotto lo stressante mitragliamento nemico e gli effetti mortali degli shrapnel, i micidiali proiettili, cavi all’interno e riempiti di sfere di piombo e di acciaio.
Né il nascente Corpo Militare aeronautico (CAM) poteva molto contro la forza preponderante del nemico. Né potevano contrastarla il valore di piloti appena formati quali l’asso Francesco Baracca con il suo mitico SPAD S. XIII sul quale spiccava l’insegna del “cavallino rampante”. E nemmeno gli altri aerei (costruiti con legno e tela, come i Vickers, i Fokker, i Nieuport, i Farman) che andavano a formare le squadriglie di quella che non era ancora l’Aeronautica potevano impensierire gli austro – ungarici.
Tuttavia quei fanti e artiglieri, destinati i più a rimanere sepolti sotto la neve, capirono, prima ancora del gen. Giulio Douhet autore de “Il dominio dell’aria”, che il nuovo mezzo aereo era destinato a dare una svolta alla guerra tradizionale.
Furono loro che videro nelle scie tracciate nell’azzurro del cielo dagli ardimentosi piloti quelle che, molti secoli prima, avevano accompagnato la Trasvolata del sacello venerato a Loreto. Sacello che, Fede e Storia, indica la camera nella quale nacque Maria a Nazareth, in Galilea, dove fu educata e dove ricevette, da parte dell’arcangelo Gabriele, l’annuncio evangelico.
Furono loro, insieme ai piloti, a invocare la Vergine Lauretana quale Celeste Patrona di tutti gli Aviatori.
Il legame che unisce l’Aeronautica Militare e la Vergine Lauretana risale pertanto ai primi decenni del XX secolo e, nel 2020, sarà celebrato il primo centenario dello storico evento. Se poi l’evento sia storico e storicamente accettabile o frutto della leggenda e della Fede, è tutto da vedere. Di certo si sa che Papa Benedetto XV, accogliendo i desideri dei piloti della Prima Guerra Mondiale, proclamò la Madonna di Loreto Celeste Patrona di tutti gli aviatori con il breve pontificio del 24 marzo 1920. Il Santo Padre approvò anche la formula di benedizione degli aerei, che fece inserire nel Rituale Romano.
Di lì a poco, il 28 marzo 1923, l’Aeronautica Militare sarebbe nata quale Forza Armata autonoma. Da allora, in tutti i Reparti – di Comando, logistici e operativi – il 10 dicembre di ogni anno si celebra tale significativa ricorrenza.
Dunque anche a Brindisi che di tradizioni aeronautiche – civili e militari – ne ha da vendere sia per avere ospitato i primi dirigibili e, successivamente, le squadriglie di idrovolanti che operarono nel corso dei due conflitti mondiali, i primi velivoli a reazione che il Piano Marshall donava agli ex nemici europei e, infine, i reattori (primi tra tutti le fortunate serie dei Macchi G91) e gli elicotteri del Soccorso Aereo. Per questi motivi nella bellissima cappella aeroportuale trova posto la statua della Madonna di Loreto. Cappella che, l’11 dicembre 1960, fu consacrata dall’Ordinario Militare d’Italia, Card. Arrigo Pintonello.
E noi, oggi, possiamo ammirare gli archi della cappella che, parafrasando un pensiero di Chateaubriand, balzano verso il cielo come anime assetate di infinito e par che dicano: Cielo… parlaci di Dio.
Questa storia densa di avvenimenti storici e devozionali è stata descritta in un prezioso saggio (La Madonna di Loreto – Celeste Patrona dell’Aeronautica Militare – finito di stampare nel novembre del 2017 per conto dell’Associazione Arma Aeronautica, Sezione di Taranto) della prof.ssa Vincenza Musardo Talò che, con una indagine minuziosa, ha illustrato le stampe e incisioni della iconografia lauretana e le tipologie e attributi dei santini lauretani.
E proprio lo studio delle icone e dei santini ha risolto anche il mistero della carnagione bruna della Madonna (la Madonna Nera di Loreto) e del Bambino. I volti di entrambi, all’origine, erano chiari. A renderli scuri sono stati i fumi delle candele e l’olio delle lampade che, per secoli, hanno illuminato le sante fattezze. E questo perdurò anche dopo l’incendio del 1921 che distrusse l’antica statua. Infatti quella che oggi si venera a Loreto non è la statua originale, ma una copia che evidenzia una cromia ancora più scura di quella andata distrutta.
Per quanto riguarda la volontà di fare della Vergine Lauretana la Patrona dell’Arma Azzurra c’è da dire che, già prima della Grande Guerra, la ricerca fosse indirizzata verso S. Giuseppe da Copertino, noto per la sua virtù di sollevarsi in molte delle sue esperienze estatiche. In merito, si riferisce che questo frate salentino, trovandosi in viaggio verso il convento dei cappuccini di Osimo, avendo scorto il campanile del santuario, si levò in volo fino a Loreto.
Altre ipotesi di un patrono dei piloti indicavano il profeta Elia per essere asceso al cielo su un carro di fuoco. Ma la bellissima tradizione della Traslazione della Casa di Nazareth, avvenuta per ministero evangelico, portò alla scelta del patronato della Vergine Viaggiatrice.
Per quanto concerne le radici storiche della Traslazione bisogna ritornare al 10 dicembre 1294, quando si origina il culto della Madonna di Loreto. Secondo la prof.ssa Musardo Talò sembrerebbe che la Santa Casa fosse destinata non già al sito lauretano ma a Taranto, allora capitale dell’omonimo Principato, retto da Filippo I d’Angiò, figlio del re di Napoli, Carlo II.
Infatti, se è vero che furono i sette “Angeli” i protagonisti della Traslazione, quelli non erano spiriti celesti ma membri di una nobile famiglia epirota, gli Angeli Comneno, imparentati con gli imperatori di Costantinopoli e che, al tempo delle Crociate, salvarono la Santa Casa dalla furia devastatrice degli infedeli, portandola in oriente, nei loro possedimenti.
Il riferimento a Taranto si spiegherebbe col fatto che il despota dell’Epiro, Niceforo Angelo Comneno, in quel tempo custode delle sacre pietre della Casa, essendo il padre della principessa Tamara, andata in sposa al principe di Taranto, Filippo I d’Angiò, in un documento del 1294 elencò i beni dotali mobili consegnati al principe Filippo, tra i quali sono citate “le sante pietre portate via dalla Casa di Nostra Signora, Vergine Madre di Dio”. Questo dimostrerebbe che le sacre reliquie sarebbero arrivate prima a Taranto, e solo in seguito portate a Loreto, dove giunsero il 10 dicembre.
Indubbiamente storico e tristemente famoso rimane l’episodio del 1797 quando Napoleone requisì la statua. Portata a Parigi questa venne ricoverata presso il Louvre fino al 1801, quando l’imperatore la restituì a Pio VII, in occasione del concordato tra la Francia e la Santa Sede.
In occasione delle celebrazioni che vengono fatte nel corso dell’anno per eventi religiosi e/o luttuosi viene recitata la Preghiera dell’Aviatore. È la voce dei piloti che innalzano al “Dio di potenza e di gloria” che dona l’arcobaleno ai nostri cieli la loro passione. Un Dio al quale chiedono “le ali delle aquile, l’artiglio delle aquile, per portare ovunque la luce, la bandiera, la vittoria, la gloria d’Italia e di Roma…”. Frasi decisamente roboanti che rispecchiano lo spirito degli anni a cavallo delle due guerre mondiali e del regime fascista.
Di tono diverso è invece un’altra preghiera, meno conosciuta ma non per questo meno bella ed è quella indirizzata alla Madonna a favore degli Aviatori:
«O Vergine, volano per l’Italia e hanno una madre
in terra che li attende.
O tu che madre sei, pei mar dell’aria
reggi la fragil ala
con la tua mano pia.
Veglian su noi dai cieli della patria
e tu su loro veglia,
o Vergine degli angeli Maria!
Alzati tu nel regno della luce
oltre le nubi, e dal periglio salvi
tu li riporta all’uscio delle case
ove arde un fuoco
e ove li attende un cuore.
Ma chi dai cieli della patria cade
per la sua patria, in te trovi sua madre!
Portalo tu, sulle tue braccia a Dio,
oltre le stelle
in pace».
(Gallarati Scotti)
Una preghiera che, pensata per “chi dai cieli cade per la sua patria”, può essere estesa anche a quanti per questa patria ancora s’immolano. Sarebbe perciò bello che, in occasione del centenario della Traslazione, la Virgo Lauretana, oltre ai piloti, porti a Dio tutti gli uomini generosi sulle Sue braccia, “oltre le stelle, in pace”.
Guido Giampietro
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