May 5, 2025

Ci ha lasciati Ambrogio Colombo, democratico, antifascista, militare internato nei campi di concentramento di Dachau e di Kottern. Aveva 95 anni ed era nato a Milano. Ma era brindisino di adozione dai primi anni Cinquanta, da quando aprì la prima sede della Cisl di Brindisi diventandone segretario, incarico che ricoprì sino al 1975 e dopo ancora, nella segreteria regionale del sindacato, difendendo i diritti dei lavoratori anche contro le gabbie salariali. Due anni fa, nel 2016, in occasione del 25 aprile, ricevette dal Prefetto di Brindisi la medaglia del 70° anniversario della Liberazione. I funerali si svolgeranno domani, venerdì 21 dicembre, nella chiesa San Giustino De Jacobis del quartiere Bozzano. L’Anpi Brindisi esprime vicinanza e cordoglio alla famiglia di Ambrogio.
Questo è stato il racconto di quegli anni terribili, raccolto dalla sua stessa voce: “Nel 1939 fui arruolalo a Novara, nel Reggimento 17° artiglieria a cavallo per essere poi trasferito in Sardegna dove rimasi fino al 1942. L’8 settembre 1943 con l’entrata dei tedeschi in Italia, chi non aderiva alla Repubblica di Salò cercava di rientrare in residenza. Come tanti altri fui bloccato da un reparto militare e fatto prigioniero per non aver aderito alla Repubblica di Salò. Internato a Peschiera fui preso in carico dalle truppe SS e il 22 settembre arrivai al campo di Dachau. Il viaggio avveniva con carri ferroviari – bestiame, senza mangiare e senza avere a disposizione un locale per i bisogni corporali. Successivamente fui trasferito nel campo di Kottern. Ho tentato di scappare dal campo, ma dopo un giorno fui ripreso. Riportato nel campo, con tutta la camerata presente, fui sottoposto a frustate e costretto a rimanere tutta la giornata nel piazzale con un cartello al collo con scritto “Io sono tornato”. Rimasto 21 mesi in campo di concentramento, con l’avanzata degli Americani fui costretto con gli altri prigionieri a mettermi in marcia per tentare di andare verso l’interno della Germania. Arrivato in un paese, di cui non ricordo il nome, una donna dalla finestra si mise a gridare: “Arrivano i carri armati americani”. Finalmente dopo due mesi, fui condotto dalla Croce Rossa Internazionale al centro di raccolta di Bolzano dove trovai assistenza, abiti puliti e scarpe, diverse dagli zoccoli in legno che eravamo costretti ad indossare. Fui trasferito a Milano dal Centro di Liberazione dell’Alto Adige con un regolare foglio di viaggio”.

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