… per brutta è davvero brutta …
sa di merendina lasciata al sole da giorni …
ricorda certe caricature di Viareggio senza averne la simpatia … ed è anche scontrosa, scontrosa e antipatica …
ed è con questo insopportabile fardello di bruttezza e di antipatia che mi comunica “guardi signore che alle nove chiudiamo” …
mi ha appena servito un piatto di cus cus, una mozzarellina di bufala ed un contorno di cicorie lesse …
io sono con il vassoio in mano, sto decidendo dove sedermi e sono le nove meno cinque …
non voglio litigare …
sono stanco e bagnato …
questo improvviso acquazzone romano mi ha colto per strada …
la guardo con cortesia e le sorrido chiedendole con lo sguardo cosa dovrei fare …
mi guarda appena senza nessuna comprensione e continua a pulire e strofinare sul bancone vuoto e già lucido …
è davvero brutta …
e forse il trucco marcato ne aumenta lo splendore …
il bluette sulle palpebre, il rosso delle labbra, i capelli eccessivamente neri …
meriterebbe un vaffanculo da competizione, di quelli che ho sentito proferire solo ai migliori performer brindisini …
non ce la faccio…
mi viene in mente la sua vita come in un film …
i pullman che dovrà prendere per tornare a casa in periferia, le due stanze male arredate dove l’attende un padre malato e burbero, forse un figlio disoccupato più che trentenne, un marito mai avuto…
le giornate passate a servire gente sbadata e casciarona …
quel padrone alla cassa che pretende tredici o quattordici ore di fila …
la minaccia costante del licenziamento che tanto ci sono gli extracomunitari che farebbero meglio e a minor prezzo …
quel trucco che serve a racimolare un che di femminilità forse mai sfiorata …
le chiedo sorridendo cosa dovrei fare …
fa finta di non sentirmi …
le mando il vaffanculo col pensiero ma mi riarmo di pazienza … signora, mi scusi, potrebbe allora darmi delle porzioni da portar via? …
anche adesso sembra non sentirmi ma vedo che afferra due vaschette di alluminio e un mestolo …
le porgo il vassoio e il travaso della mia cena mi ricorda il muratore che quest’estate mi ha “rinzaffato” il muro di cinta di casa a mare … non ho più fame: più la guardo e più aumenta un senso di pena cosmica come di fronte al naufragio di un barcone di profughi …
la saluto e non mi risponde …
pago alla cassa e mi riavvio verso l’albergo sotto la pioggia con la mia bustina di plastica …
uscendo sento il padrone cassiere che la chiama e le ordina qualcosa con tono minaccioso ..
si chiama Adele …
prendo in pieno la prima pozzanghera …
la pioggia è aumentata …
mi servono le mani libere per coprirmi con il giubbotto …
getto la busta nel primo cassonetto …
sono triste, affamato e zuppo …
Adè, vafanculachitestramalim…
A.Serni
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