Ho letto il contenuto della delibera di giunta comunale con cui si da mandato al legale dell’Ente per avviare un giudizio contro Monteco, e ritengo corretto, per verità giornalistica, indicare alcuni aspetti.
La Monteco Srl il 28.4.2003 propose un Lodo arbitrale, i cui esiti furono oggetto di una delle ultime delibere di consiglio comunale dell’allora Sindaco Pino Romano (tra i consiglieri di opposizione vi era per Forza Italia anche Civino Francesco che oggi ha firmato la delibera di giunta).
Siamo bel novembre del 2004, e con la delibera predetta si prende atto delle ragioni di credito e di debito con Monteco, si propone impugnazione al lodo, ma, fatto strano, non si fa menzione del credito del Comune verso Monteco e legato al pagamento, da giugno 2002, di quota di canone alla ditta per la gestione della discarica Pallitica nonostante fosse chiusa perchè sequestrata (in giugno 2002) dalla Procura della Repubblica di Brindisi (dal giugno 2002, data di chiusura, al novembre 2004, data della delibera, i soldi in più pagati a Monteco ammontavano ad €.280.000,00).
Nel 2002 il responsabile tecnico del Comune era, guarda caso, l’Arch. Delle Donne Cosimo (allego determina con cui lui dispose la chiusura della discarica ma nulla decise sulle sorti dei pagamenti).
Nel 2005 subentra la giunta Rollo con assessore al Bilancio Argentieri, e sino al2009 non si dà esecuzione alla delibera del novembre 2004 e si continua a pagare il canone alla Monteco, tanto che le somme pagate in più diventano complessivamente €.1.300.000,00 circa.
Tutto era finito negli scantinati del Comune sino a quando la Monteco non ha proposto, in data 30.7.2014, un giudizio innanzi al Tar per cui lo scrivente, insieme all’Avv. Massari ed alla Dr.ssa Simone, ha iniziato a ricostruire l’intera vicenda riuscendo a tirar fuori dagli scantinati (siamo stati derisi in Consiglio per questo) gli atti del sequestro facendo venire a galla il “regalo” di €.1.300.000,00 circa fatto a Monteco.
Il giudizio promosso da Monteco si è definito dopo l’insediamento della nuova amministrazione (se così si può definire visto che gira e rigira i nomi dei soggetti interessati non cambiano, sono sempre gli stessi che hanno grosse responsabilità nella vicenda), ma stranamente tutto stava nuovamente finendo nel dimenticatoio.
Vi è di più: lo stesso Arch. Delle Donne che nel 2002 non adottò provvedimenti pur essendo responsabile di area (è lui, ribadisco, ad aver chiuso la discarica con determina 376 del 3.7.2002), “ripescato” a luglio del 2015 dopo aver lavorato per aziende del gruppo “Nubile Srl” dalla nuova Amministrazione Renna/Romano, a novembre 2014 invece di agire contro Monteco per il rispetto del contratto e richiedere il pagamento del vecchio dovuto a rimborso, e pur essendoci agli atti i pareri contrari degli Ing. Zaccaria e Ciraci, sottoscriveva un accordo con Monteco riconoscendo costi maggiori per trasporto pari a circa €.600.000,00.
Grazie alla denuncia pubblica del sottoscritto (via web e con volantinaggio nel Paese), rimarcando che in caso di perdurante omissione avremmo portato tutto alla Autorità Giudiziaria, di colpo l’Arch. Delle Donne con atto del febbraio 2016 ha fatto marcia indietro, revocando il precedente riconoscimento di debito proposto e certificato al Consiglio Comunale (nonostante transazione già scritta con il legale rappr.te Monteco), e contemporaneamente la Giunta Comunale ha avviato le azioni per farsi restituire da Monteco le somme percepite in più per la discarica sequestrata.
Riassumendo come si legge dagli atti: a novembre 2004 (pochi mesi prima della elezione di Romano a Consigliere Regionale), il Consiglio Comunale “dimentica” di chiedere il rimborso delle somme sino a quel momento pagate a Monteco nonostante la discarica sequestrata, e finanche di detrarre per i mesi ed anni a venire (dal 2004 in poi) dal canone la quota parte della discarica, tanto che Rollo, Argentieri e Romano (che ha mantenuto il ruolo di Consigliere Comunale sino al 2008) hanno continuato a far versare somme non dovute alla Monteco. Non sapevano nulla? Non è possibile: l’Ing. Zaccaria con determina di giugno 2004 (dopo due anni dal sequestro) che allego decurta, in autotutela, somme irrisorie dal canone motivate proprio dal mancato utilizzo della discarica sequestrata, ma, incomprensibilmente, tutti dimenticano, in sede di delibera di consiglio comunale a novembre del 2004, di detrarre l’intero canone come per Legge.
E’ come se, per fare un’assimilazione, nonostante l’impianto di biostabilizzazione o magari la discarica di Autigno sia stata sequestrata dalla Procura, il Comune continua a pagare al gestore un canone mensile per i loro utilizzo anche se, dal momento del sequestro, non ci ha più messo piede.
Che differenza di vedute: a Brindisi il procedimento penale è sfociato in provvedimenti cautelari perché qualcuno ha percepito somme in più rispetto al dovuto (e per altri e complessi reati); a san Pietro Vernotico si paga una somma elevatissima ad €.1.300.000,00 circa (in parte a cavallo di una campagna elettorale) per l’utilizzo di una discarica chiusa e tutto si riduce ad un problema di carattere amministrativo.
Eppure sembra un “film” già visto con molti nomi che si rincorrono e si rileggono.
Guarda caso poi queste vicende arrivano sempre poco prima di un competizione elettorale dove da una parte ci sono i “cattivi” (il Sindaco Rizzo che ricerca la documentazione negli scantinati, chiede il rispetto della Legge e dei contratti, contesta i minori costi legati al mancato svolgimento di alcuni servizi), dall’altra i “buoni” che invece ogni giorno sorseggiano i caffè con gli imprenditori, prima dopo e durante le campagne elettorali locali e regionali, ma in perfetta buona fede, si è certi, non si sono resi conto che una discarica comunale era stata sequestrata per cui non veniva utilizzata ed hanno pagato somme ingenti (dal 2002 al 2009 €.1.300.000,00 circa) e poi, grazie alla firma dello stesso Dirigente Arch. Delle Donne, firmano un riconoscimento di debito per €.600.000,00 che altri avevano contestato, nonostante la ditta sia inadempiente all’obbligo assunto di raggiungere in sei mesi il 65% di differenziata ed altro ancora.
Fa piacere però rilevare che, innanzi alle minacce di portare le carte in procura, tutti si ravvedono fanno una marcia indietro ed attivano i percorsi giudiziali (per ora solo in ordine alla somma di €.1.300.000,00 mentre nulla abbiamo ancora letto sulle contestazioni riguardanti il contratto in corso: ma su tale aspetto invieremo a brevissimo il tutto ad Anac). Di certo come per il penale, in politica anche il tentativo dovrebbe avere una sua rilevanza, e spero solo che chi oggi amministra San Pietro Vernotico non tenti pure di far passare come un suo merito politico una delle pagine più buie e dannose per il Paese e per il Partito Democratico in generale che, rispetto alla vicenda Monteco, deve nascondere molti scheletri.
Avv. Pasquale Rizzo
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