NO, IL PORTA A PORTA NON MI PIACE NO !
CI VENGONO IMPOSTE DAL’ALTO NORME PER LA RACCOLTA DELL’IMMONDIZIA DA SEGUIRE ALLA LETTERA, SENZA DISCUSSIONI: MA E’ GIUSTO?
Di Gabriele D’Amelj Melodia
Abbiate pazienza, ma io sono allergico all’espressione “ Porta a Porta “ in tutte le sue declinazioni. Non mi garbano gli invadenti venditori a domicilio, l’omonimo programma propinatoci dall’untuoso Vespa da oltre un ventennio e, ovviamente, non mi piace per niente la raccolta dei rifiuti P.a.P. Oltretutto, in questo caso, la definizione è inesatta e beffarda. Così si sarebbe potuta definire la modalità in vigore fino agli anni ’70, quando davvero lu monnezzaru saliva fino ai piani superiori armato di saccone di juta, ma quella che ci viene imposta d’imperio oggi, è un’altra cosa …
Ma dove sta scritto che la popolazione deve subire passivamente diktat unilaterali mai discussi e condivisi! E questa sarebbe democrazia? Riflettano su questo i responsabili delle dittatoriali decisioni prese a svantaggio dei cittadini contribuenti: noi paghiamo una tassa salata e non abbiamo facoltà di mettere becco per esprimere le nostre opinioni in merito alle modalità di conferimento dei rifiuti? E le associazioni in difesa dei consumatori che fanno, se ne stanno allineate e coperte senza muovere un dito a favore degli utenti? E’ stato forse fatto un sondaggio, un referendum, per acquisire gli orientamenti della gente? No, si è adottata una logica da caserma: si fa così e basta, altrimenti fioccano multe salatissime.
Qui non è in discussione il criterio dell’immondizia differenziata, positivo e condiviso, ma la gestione, l’organizzazione, la modalità di conferimento e di raccolta. La città è articolata in quartieri e strade con varie tipologie, non si può, per proprio comodo, considerala tutta uguale e sottoporla alle stesse regole, alle medesime procedure operative! E’impensabile credere che gli organizzatori della raccolta non abbiano la capacità di adottare un piano modulare-integrato che suddivida l’area urbana per singoli settori soggetti ognuno a tipologie di conferimento, di orario, di frequenze flessibili. Se nelle viuzze del centro è necessario dotare i residenti dei famosi bidoncini ( da raccogliere poi con api e tricicli elettrici e non con i megacamion puzzolenti ), in altre zone che offrono viabilità adatta ai grossi mezzi e piazze o slarghi idonei ad accogliere grandi ( e puliti ) contenitori, si deve attuare questa misura, anche perché in molti casi le “ isole “ sarebbero più ordinata rispetto a un accozzaglia di pattumiere ( e smettiamola di definirle “ pattumelle “, sempre pattumiere restano! ) Ora è anche scoppiato il caso dei grossi condomini nei quali la monnezza dovrebbe essere stipata in carrellati non si sa bene ubicati dove, se nell’area condominiale o subito fuori, almeno quando lo spazio lo consente. Addirittura sono stati convocato d’urgenza gli amministratori, come se gli stessi avessero delega in bianco a decidere per i proprietari. I set da distribuire agli utenti ancora mancano in certi quartieri e, per strada, la normalizzazione ancora tarda ad affermarsi definitivamente. Insomma si registra una certa confusione e una certa lentezza nell’andare a regime…
Restano quindi molti dubbi: Se in un quartiere i mezzi passano e prelevano alle 8.00 di mattina, perché mai non consentire il conferimento fino alle…7,45? Ancora: persone malate o anziane potrebbero gradire un allargamento della fascia oraria, per esempio dalle 18.00 in avanti. Credo poi che tutti saremmo favorevoli ad una raccolta che iniziasse subito dopo l’ultima ora consentita di deposito,ad esempio dalle 24.00 in avanti, per liberare il traffico nella fascia 7.00 – 10.00.
Si può discutere di queste cose? E allora diamo vita ad un comitato civico che porti avanti una battaglia di civiltà e di democrazia che induca l’Amministrazione Comunale a ritirare l’ordinanza attualmente in vigore, probabilmente varata con la tecnica del “ copia e incolla “ che rende tutte le città ottusamente uguali. Le giuste aspettative di chi è contrario a questo sistema di raccolta potranno essere soddisfatte soltanto con l’adozione di un provvedimento che, coniugando le esigenze del cittadino con quelle dell’azienda appaltatrice del servizio, assicuri non solo efficienza ma anche congruità e razionalità delle operazioni.
Gabriele D’Amelj Melodia
No Comments