May 12, 2025

Ci dispiace, ancora una volta, constatare che ogni qual volta si tratta un argomento in cui si fa riferimento agli infermieri, si usino termini che fanno letteralmente accapponare la pelle ai professionisti: paramedico e professionale. Dispiace ancora di più quando questi termini vengono usati dai vertici aziendali della ASL Brindisi.
E’ il caso allora di ricordare che negli stati in cui la qualifica di paramedico esiste, è solitamente la più alta per il personale “non sanitario” operante nel sistema di emergenza e per avere tale qualifica vengono frequentati corsi, in genere della durata di 1500 ore.

 
In Italia per poter svolgere la professione di Infermiere, bisogna intraprendere un ben specifico percorso formativo universitario, acquisendo alla fine il titolo di Dottore in Infermieristica.
Vogliano inoltre ricordare che Il termine “professionale”, che ha contraddistinto per molti anni la professione infermieristica, viene definitivamente abrogato con la legge n. 42 del 26 febbraio 1999, eleminando in questo modo il carattere di professione ausiliaria e abrogando il “mansionario” portando l’infermiere da natura tecnica (professionale) ad una intellettuale (professionista). Successivamente, se non bastasse, la legge n. 251 dell’8 agosto 2000, manifesta in maniera esplicita il principio dell’autonomia delle varie professioni sanitarie, tra cui ovviamente quella infermieristica, stabilendo come le attività professionali riconosciute agli infermieri vengano svolte con autonomia mediante l’utilizzo di metodologie di pianificazione per obiettivi dell’assistenza. Farebbe bene, quindi, chiunque, soprattutto un Dirigente, ad usare i termini appropriati quando vuole identificare dei professionisti.

 
Si coglie l’occasione, inoltre, per ricordare che ogni ora, ogni giorno, d’estate, d’ inverno, a natale, a pasqua, a capodanno ed a ferragosto, gli operatori sanitari, tutti, cercano in ogni modo di ottemperare e tener fede alla carta dei diritti del malato che così recita in alcuni suoi punti:
· Chiunque si trovi in una situazione di rischio per la sua salute ha diritto ad ottenere tutte le prestazioni necessarie alla sua condizione e ha altresì diritto a non subire ulteriori danni causati dal cattivo funzionamento delle strutture e dei servizi.
· Il servizio sanitario ha il dovere di proteggere in maniera particolare ogni essere umano che, a causa del suo stato di salute, si trova in una condizione momentanea o permanente di debolezza, non facendogli mancare per nessun motivo e in alcun momento l’assistenza di cui ha bisogno.
· Ogni cittadino ha diritto ad avere dal Servizio sanitario la certezza del trattamento nel tempo e nello spazio, a prescindere dal soggetto erogatore, e a non essere vittima degli effetti di conflitti professionali e organizzativi, di cambiamenti repentini delle norme, della discrezionalità nella interpretazione delle leggi e delle circolari, di differenze di trattamento a seconda della collocazione geografica.
· Ogni cittadino ha diritto di trovare nei servizi sanitari operatori e strutture orientati verso un unico obiettivo: farlo guarire e migliorare comunque il suo stato di salute.

 

Ma anno dopo anno, estate dopo estate, la sanità pugliese aspetta risposte ed i problemi permangono sempre gli stessi.
La spending-review, il piano di rientro, il blocco del turn-over, la politica dei tagli e dei ridimensionamenti, li abbiamo conosciuti bene, li viviamo sulla nostra pelle ogni giorno, ma in tutto ciò chi ne fa le spese è solo e sempre la persona ammalata.
La persona ammalata costretta ad estenuanti e pericolosi viaggi in ambulanza per eseguire nelle ore notturne e nei giorni festivi una gastroscopia d’urgenza, per eseguire una consulenza del chirurgo toracico, ancor peggio per eseguire un vitale intervento di cardiochirurgia.
La persona ammalata, soprattutto quella anziana, costretta ad affidarsi alle cure dei famigliari nei reparti di medicina e geriatria a causa della grave carenza di infermieri ed operatori di supporto.

 
Chiediamo allora alla politica e ai vertici aziendali, ancora una volta, di farsi carico al più presto e senza indugio della persona malata per una sanità non più medico-centrica, ma per una sanità patient-centred, per una sanità dove è il cittadino sano o ammalato al centro dell’attenzione.
Si coglie l’occasione, ancora, per chiedere maggiore rispetto degli operatori tutti, medici, infermieri ed operatori di supporto da parte dei vertici aziendali. Rispetto non solo sul piano professionale ma anche sul piano umano.
Maggiore rispetto per gli operatori se è vero, come è vero, che agli operatori, tutti, devono essere messi a disposizione locali appositamente destinati a spogliatoi, distinti fra i due sessi, convenientemente arredati con armadi che permettano di separare gli indumenti da lavoro da quelli privati oltre che docce sufficienti ed appropriate separati per uomini e donne.

 
Maggiore rispetto per gli operatori se è vero, come è vero, che quando la sicurezza e la salute dei lavoratori, segnatamente a causa del tipo di attività, lo richiedono, in tal caso i professionisti in pronta disponibilità notturna, gli operatori stessi devono poter disporre, tra un trasferimento e l’altro, così come tra un intervento operatorio e l’altro, di un locale di riposo.
Maggiore rispetto per gli operatori se è vero, come è vero, che viene negato il diritto alla mensa, come ai buoni pasto, in numerosi presidi della ASL Brindisi.
Non siamo macchine ma uomini……………

 

 

La Segreteria Nursind Brindisi.
Il sindacato delle professioni infermieristiche

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