Il Welfare inteso come “benessere” deve porsi la finalita’ di rinsaldare la coesione sociale uscendo da una logica di sussidio solo di tipo assistenziale.
E’ fondamentale per la tenuta sociale del paese promuovere in ambito economico politiche attive del lavoro che favoriscano la mobilita’occupazionale mediante programmi di formazione permanente(employability) e servizi di outplacement come attivita’ di supporto e accompagnamento del lavoratore nella ricerca della ricollocazione professionale. E’ una priorita’ abbattere rendite di posizione e redistribuire in maniera piu’ equa diritti e protezioni sociali estendendo le tutele a quell’ampia fetta di lavoratori non garantiti relegati nell’ombra della solitudine.
Il contratto d’inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti proposto nel job act e’ un modello valido se tuttavia si pongono dei paletti legando l’erogazione dell’incentivo per la “prova” all’assunzione stabile del lavoratore al termine del periodo di consolidamento delle sue conoscenze professionali.
Sarebbe altresi’ auspicabile il ridimensionamento proposto nel job act delle varie forme di flessibilita’ anomale che hanno precarizzato l’esistenza di tanti lavoratori e lavoratrici facendo lievitare i casi di “sommerso” con false partite iva per sottopagare i giovani ed eludere il fisco.
Per rendere piu’ efficiente ed inclusivo il sistema di welfare state nel comparto lavoro riformandolo in chiave universale occorre attuare una ridefinizione dei criteri di concessioni dei sussidi in deroga con un ricorso piu’ virtuoso alle risorse che gravano sulla fiscalita’ comune per esempio escludendo la fattispecie di un’azienda in stato in fallimento che non potra’ mai procedere a un piano di rientro delle maestranze e prevedendo per
legge un contributo delle imprese e dei lavoratori alla cig in deroga che oggi e’ un onere che grava solo sulla fiscalita’ generale .Le forme di welfare pubblico per quanto attiene ai servizi alla persona dovranno essere corroborate dalle esperienze migliori provenienti dal
welfare privato in un rapporto di complementarieta’ che renda piu’ efficienti i servizi
sociali e socio-sanitari.
Va in tal senso rivista migliorandola la legislazione sul terzo settore (cooperative
sociali,associazioni di volontariato e promozione sociale, onlus) varando una buona legge sull'”impresa sociale” come presupposto per creare buona e nuova occupazione.
Vanno promosse nuove forme di “clausole sociali” negli appalti pubblici che favoriscano maggiori opportunita’ di lavoro per le fasce piu’ deboli della societa’.
Nel nostro paese vi e’ una grandissima domanda di servizi alla persona che resta insoluta in una varieta’ di casi penso all’assistenza continuativa per i non autosufficienti, all’assistenza diurna per i figli di madri-lavoratrici, all’insegnamento informatico per anziani e disabili,alla protezione notturna contro gli “atti vandalici” fino alla manutenzione del verde pubblico.
Quale corrispettivo alla richiesta per questo tipo di mansioni vi e’ un’offerta di lavoro a basso costo e di scarso rilievo professionale a cui va posto rimedio adottando strumenti efficienti di mediazione a livello regionale con l’istituzione di agenzie di servizio alla persona sul modello dei voucher per ottimizzare e rendere proficuo l’incontro tra domanda e offerta.
Per rispondere alla domanda sempre piu’ diffusa di servizi e interventi integrativi occorre dunque puntare con decisione sulla valorizzazione del terzo settore, su un welfare in comunione e del no-profit di natura privata sul piano organizzativo ma di utilita’ pubblica come nel caso delle cooperative sociali.
E’ di vitale importanza altresi’ procedere ad una riforma organica e coerente del terzo settore risaltando specie in tempo di crisi il ruolo del volontariato che costituisce il tessuto connettivo piu’ solido e dinamico del paese, intensificando l’interagire e il confronto tra istituzioni e associazioni laiche di pubblica assistenza come l’Anpas.
Sul piano della programmazione strategica e’ fondamentale riallocare la spesa pubblica a scopi sociali chiedendo un contributo di solidarieta’ sostanziale a quelle pensioni elevate di persone andate in quiescenza molto presto col sistema retributivo che costituiscono un costo spropositato per la finanza pubblica e utilizzare il recupero di queste somme per finanziare una rete di tutele piu’ inclusiva e universale affinche’ si materializzi un’idea di welfare piu’ equa e ispirata alla centralita’ della persona e dei suoi bisogni primari e di benessere!
Antonio Friscina
responsabile Welfare e Legalita’
Segreteria Provinciale Pd
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