Sentir parlare di “senso di appartenenza” non è più azione remota. Capita spesso leggere che si associ il senso di appartenenza a un sentimento di identificazione con un luogo o una comunità.
Ma cosa succede se cambiamo prospettiva?
E se invece di pensare “io appartengo alla città” adottassimo la visione che “la città mi appartiene”?
Questa sfumatura cambia il modo in cui percepiamo i luoghi in cui viviamo e ci porta a riconsiderare il nostro ruolo all’interno della comunità.
Pensare alla città come qualcosa che ci appartiene significa sentirci non semplici abitanti o “tifosi”, ma custodi attivi e proattivi del nostro ambiente.
Significa assumersi la responsabilità di contribuire al suo sviluppo, alla sua bellezza e alla sua identità.
Significa curare, migliorare e proteggere i nostri luoghi come farebbe un vero proprietario.
Si, proprio come proprietari del luogo in cui viviamo. Che vuol dire non restare spettatori passivi.
Vuol dire essere consapevoli che ogni scelta che facciamo – dal rispetto per lo spazio pubblico alla partecipazione alla vita del quartiere – riflette il nostro desiderio di vedere quel luogo crescere e migliorare.
Vuol dire diventare protagonisti del cambiamento.
Vuol dire essere pronti a lasciare un’impronta positiva che vada oltre la nostra presenza fisica.
Questo supera il semplice gesto individuale: è un impegno collettivo, che crea coesione, senso di comunità e visione del futuro.
Se ci convinciamo che la città è lo specchio del nostro impegno, delle nostre aspirazioni, delle nostre ambizioni, la vivremo come un bene collettivo di cui prendersi cura, parteciperemo attivamente alla sua crescita e al suo benessere.
In un’epoca in cui le città sono messe alla prova da cambiamenti rapidi e sfide sempre più complesse, questo nuovo approccio potrebbe essere la chiave per trasformare i nostri spazi urbani in luoghi di crescita, bellezza e solidarietà.
Una città che ci appartiene è uno spazio che portiamo nel cuore, un’ambiente che ci ispira a fare la nostra parte, a sentirci responsabili, a custodire, a nutrire e a rendere migliore ciò che oggi è nostro per chi verrà dopo di noi.
Oreste Pinto
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