Il condominio (220)
Traduttore Lagorio Paolo
Editore Feltrinelli (collana Universale economica)
Un condominio extra-lusso eretto a baluardo di un microcosmo sociale classista che ripropone la classica piramide in un parallelepipedo stilizzato. La geometria narrativa ballardiana abolisce il triangolo teorico, in previsione di un rettangolo societario che è anche il capolavoro del ventesimo secolo. Ne Il Condominio di James G. Ballard, la tua importanza e rilevanza è direttamente proporzionale al piano da te occupato. I proletari sono in basso, i medio-borghesi nel mezzo e l’élite in alto, a godere dei tramonti e delle piscine. Il grattacielo è una unità autosufficiente munita dei suoi negozi, si esce solo per andare a lavorare. Ogni attività esistenziale viene espletata nella fortezza. Ma la fortezza è anche una prigione, quella di chi costruisce una solitudine tecnologica mascherandola nel comfort dell’aria condizionata e di un ambiente artificiale modellato secondo le esigenze di chi lo abita.
Gli abitanti del grattacielo sono una neo-tribù postmoderna che diffida di tutto ciò che è estraneo al parallelepipedo, mantenendo un contegno sprezzante verso chi dista diversi piani in basso ed ostentando una riverenza carica di risentimento nei confronti dei piani alti.
L’unità di contenimento (perché è di questo che si tratta) autosufficiente potrebbe funzionare all’infinito, riducendo il romanzo ad una statica narrazione della prigione avanguardista eretta dai nostri contemporanei. Ma l’acume di Ballard si spinge oltre, la critica non può fermarsi alla semplice constatazione di una modus vivendi individualista ed alienante. Sarebbe troppo facile e comune. Ballard si spinge oltre, scava nel profondo della psiche dei protagonisti. Cosa accadrebbe se improvvisamente la struttura fosse preda di guasti tecnici che ne impedirebbero il corretto funzionamento? L’aria condizionata finirà col rompersi, costringendo gli abbienti ceti elitari a cercare rifugio verso i maleodoranti piani bassi durante le ore diurne. Il sistema di smaltimento dei rifiuti non potrà che intasarsi, appestando il grattacielo con umori maleodoranti. Sarà necessario fare provviste, combattere per la propria sopravvivenza. Eppure è sempre possibile uscire dal grattacielo, o no? La soluzione è facile per chi legge, ma denuncerebbe una miopia verso le finalità ballardiane. I protagonisti dipendono dal grattacielo, l’eccesso di tecnologia chiude il cerchio resettando la psiche verso una rinnovata aggressività primitiva. Gli abitanti si divideranno in fazioni, clan pronti a lottare per la propria vita all’interno di un contenitore di cemento allo sfascio che è la stessa scenografia di un film post-apocalittico. Come se la barbarie fosse un animale latente pronto a scatenarsi quando il tribalismo ritorna nelle sembianze di un comfort tecnologico che è al tempo stesso il suo motore scatenante. Il Condomio è la storia di una violenza meditata che esplode quando il marcatore delle differenze per eccellenza, ovvero il denaro, si scontra con la sua totale inutilità. Perché laddove il consumatore non può più pagare per il proprio comfort, declamando nell’atto dello spendere la sua superiorità sociale, il denaro smette di avere un senso. E’ la forza a prevalere: meglio correre a prendere spranghe e tubi e gettare via i contanti perché Il Condominio è una cinica metafora sulla cattività tecnologica
James Lamarina
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