Etichetta: Dead Oceans
Genere: folk / songwriter
The Tallest Man On Earth è il moniker dietro cui si cela lo svedese Kristian Mattson, nuova promessa del folk mondiale, salito alla ribalta internazionale già nel lontano 2008 con l’esordio “Shallow Grave”.
Quello che rende “l’uomo più alto della terra” (nonostante Mattson sia in realtà un ragazzo minuto, celando così una lieve ironia nel suo nome d’arte), una creatura così affascinante a livello mediatico e musicale sono i continui paragoni con il mostro sacro Bob Dylan. Mattson difatti è stato più volte accostato al famoso cantautore statunitense per via del suo stile compositivo e vocale.
Con “Dark Bird Is Home” The Tallest Man On Earth giunge al quarto capitolo della sua carriera discografica, mostrando una maturità compositiva che impreziosisce il songwriting con una maggiore profondità, da ricercare soprattutto nell’armamentario di synth, fiati e percussioni, che dinamizzano i brani, passando dai colori prettamente dylaniani di “Fields of Our Home” o “Singers”, ai momenti più movimentati di “Darkness Of The Dream” e “Seventeen”. Nell’album c’è anche spazio per l’intimità pianistica di “Little Nowhere Towns” ed il folk di “Sagres”.
I brani del disco dimostrano la volontà di Mattson di non stravolgere il suo sound, l’impianto rimane saldamente ancorato al mondo del cantautorato, continuando a perfezionare una formula già collaudata, alla ricerca di una maturità contenutistica che risiede tutta nei testi agrodolci che ruotano attorno al tema della solitudine.
“Dark Bird Is Home” è un album che sprizza America da tutti i pori, il fantasma di Bob Dylan pervade l’intera opera, facendo continuamente capolino. Nonostante ciò Mattson riesce a non scadere nella becera scopiazzatura, confezionando un disco fresco che ha il grande pregio di catturare l’attenzione grazie alle sue dolci melodie e ad una buona varietà di fondo.
James Lamarina
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