E’ un ordine del giorno attento all’emergenza sanitaria in relazione all’inquinamento ambientale, e soprattutto al consistente aumento di patologie tumorali nei territori di Brindisi e Lecce, quello approvato ieri in Aula alla Camera e firmato dai parlamentari Pd Salvatore Capone ed Elisa Mariano.
Con quest’atto, infatti, i due parlamentari democratici impegnano il Governo a riservare, nell’ambito delle risorse destinate alla Puglia nella Legge n. 6 del 6 febbraio 2014 (cosiddetto Decreto terra dei fuochi) una quota precisa di fondi da destinare all’Istituto Superiore di Sanità per lo svolgimento – d’intesa con il Ministero della Salute e la stessa Regione Puglia – di tutti gli approfondimenti di carattere epidemiologico necessari per una completa valutazione dei rischi sanitari rivenienti dall’esposizione della popolazione ai contaminanti.
Così, mentre proprio ieri, il primario del “Perrino” di Brindisi, dott. Maurizio Portaluri, ancora una volta denunciava la necessità di opportuni approfondimenti riscontrata e segnalata da numerosi studi, l’ordine del giorno si fa carico di un allarme confermato e punta a giungere rapidamente ad ottenere una risposta da parte del Governo a questa sacrosanta sollecitazione. Per quel che riguarda Lecce, va sottolineato che già l’Istituto Superiore di Sanità, in uno studio dell’aprile scorso relativamente all’aumentata incidenza delle patologie polmonari nelle popolazioni maschile nel Salento orientale, ha segnalato la necessità di procedere con ulteriori approfondimenti.
Presentato in Aula nel corso della discussione conclusiva sul Provvedimento di Legge “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (Cosiddetto collegato ambientale alla Legge di stabilità), l’Ordine del giorno fa riferimento a quanto previsto nel Decreto cosiddetto della Terra dei Fuochi finalizzato a fronteggiare emergenze ambientali e sanitaria in Campania e in Puglia.
“In particolare”, come argomentato nell’Ordine del giorno, “nella Provincia di Brindisi nel 2011 alcuni ricercatori hanno pubblicato dati relativi al periodo 1999-2001 che mostrano chiaramente come nel primo chilometro di distanza dall’area industriale si sia verificato un rischio doppio di tumori al polmone ed alla vescica. Anche il rischio di Linfomi non Hodgkin e Leucemie è aumentato al decrescere della distanza. Dopo il 2008, sempre grazie allo stesso gruppo di ricercatori di alcuni istituti del CNR di Lecce e della ASL di Brindisi – tra questi il dottor Latini -, si apprende che le malformazioni congenite nella città di Brindisi sono il 17% in più di quanto atteso in base al registro europeo delle malformazioni, il 48% in più per le sole malformazioni cardiache. In particolare dal 2001 al 2010 sono nati 189 bambini con malformazioni congenite, 3 in più ogni anno rispetto alla media europea. Lo stesso gruppo di ricercatori ha dimostrato che nelle settimane di gravidanza in cui le malformazioni si generano, le mamme dei bambini malformati hanno respirato, sulla base dei dati delle centraline per il monitoraggio dell’aria, una concentrazione di SO2 superiore a quella respirata dalle mamme che hanno partorito bambini sani. A gennaio 2013 un altro lavoro scientifico condotto sulla nostra popolazione mostra un aumento di ricoveri ospedalieri, dal 2001 al 2007, per malattie cardiache e respiratorie all’aumentare, anche nei limiti di legge, delle concentrazioni di SO2 e NO2 misurate in aria dalle centraline.”
Per Lecce, viceversa, i due firmatari fanno riferimento proprio ai dati redatti dall’Ufficio di Statistica – Istituto Superiore di Sanità presenti nel report “Il tumore polmonare nella Provincia di Lecce: analisi di cluster di incidenza e mortalità”, presentati nell’aprile scorso presso l’Università degli Studi Aldo Moro – Polo Jonico, dove si afferma che “La provincia di Lecce è caratterizzata da una mortalità maschile per tumore polmonare elevata rispetto ai tassi regionali e nazionali, ad eziologia non ancora nota. Analizzando la distribuzione spazio-temporale dell’occorrenza di tumore polmonare attraverso i dati di mortalità e di incidenza stimata dal Registro Tumori della Provincia di Lecce, si perviene alle seguenti risultanze: negli uomini i tassi di mortalità provinciali risultano essere superiori a quelli nazionali e regionali; il rapporto tra casi incidenti in Provincia di Lecce e Pool Nazionale mostra un eccesso del 24 % simile al dato di mortalità (+20%: periodo 2006-2010); la zona maggiormente interessata risulta essere l’area centro-orientale della Provincia”.
E ancora: “diviene dunque opportuno e necessario individuare apposite risorse finalizzate ad azioni e interventi di monitoraggio anche di tipo sanitario, concernenti l’impatto ambientale e l’esposizione al rischio delle popolazioni residenti nella Regione Puglia già demandate all’Istituto Superiore di Sanità dall’art. 2, co. 4 octies, della legge 6 febbraio 2014, n. 6. Ad oggi, infatti, sussiste una carenza conoscitiva, in particolare come sopra detto per le aree di Brindisi e Lecce già segnalata in diversi studi a cura dell’ISS, rispetto al certo nesso di causalità tra presenza di contaminanti nelle matrici ambientali (suolo, acque sotterranee e superficiali, acque irrigue e rifiuti) ed effetti sulla salute; pertanto sarebbe necessario effettuare studi di “coorti di popolazione” ed indagini sub-comunali per le quali si stabilisca la reale esposizione agli inquinanti presenti e l’eventuale carico corporeo degli stessi al fine di stabilire se gli effetti sulla salute evidenziati siano correlabili o meno a detta esposizione, nonché sostenere il percorso di accreditamento degli strumenti per la raccolta dati (es. registri tumori, etc.). A tal fine potrebbero inoltre essere utilizzate risorse già a disposizione per la Regione Puglia, finalizzate a detti studi da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, d’intesa con il Ministero della Salute e la Regione Puglia”.
“L’approvazione dell’Ordine del giorno”, afferma Salvatore Capone, “ribadisce l’urgenza di comprendere con esattezza, attraverso ulteriori indagini congiunte Istituto Superiore di Sanità-Regione Puglia, le ragioni dell’aumento di determinate patologie tumorali in particolari aree ambientali.
E’ un’emergenza davanti alla quale non possiamo chiudere gli occhi e che ci obbliga anche a fare i conti con la qualità o meno dello sviluppo industriale nei nostri territori e correggere il tiro.
Coniugare ambiente e salute deve essere un imperativo categorico di tutti. E’ possibile farlo non per logiche emergenziali ma per responsabilità e avvedutezza, oltre che rispetto delle norme”.
“L’emergenza ambientale a Brindisi rischia ormai di non fare più notizia”, sottolinea Elisa Mariano, “anche se i dati in nostro possesso sono preoccupanti. Ecco perché è necessario avviare campagne di monitoraggio e verifica, e farlo prima che sia troppo tardi. Come molti sanno porto avanti questa battaglia da quando ho messo piede in Parlamento e non intendo affatto fermarmi. L’ordine del giorno è solo un primo passo. Abbiamo intenzione, infatti, sempre insieme al collega Capone, di intervenire ora per via emendativa per rendere reale l’impegno del Governo al quale, su questo tema, non daremo tregua. Comprendo e condivido le sollecitazioni delle diverse associazioni e movimenti tese a rivendicare l’indagine epidemiologica e sono d’accordo con le loro valutazioni di fattibilità. La mia battaglia, su questo punto è certamente al loro fianco. Dopo questo ordine del giorno sono già previsti nuovi passi tesi a sbloccare definitivamente la situazione. Inutile dire che su questo tema sono al fianco di tutti coloro che immaginano uno sviluppo pienamente sostenibile per l’ambiente e le persone. Per questo è necessario intervenire prima, e farlo con tutti i mezzi a disposizione”.
C.S.
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