Quante volte al giorno conferiamo al “secondo” (inteso come il minuto secondo degli orologi) uno spazio temporale obiettivamente sproporzionato? Quante volte promettiamo a noi stessi o rassicuriamo gli altri sul fatto che, in un secondo, si riuscirà a fare ciò che si è disatteso in un’ora, se non addirittura in un’intera giornata? Tante, troppe!
Il modesto “secondo” finisce per essere l’ancora di salvezza di chi il Tempo lo spreca o, quanto meno, non lo rispetta. Ci si trova in colpevole ritardo? La frase rassicurante è: “Un secondo e arrivo”. Ad un esame non riusciamo a trovare la giusta risposta? “Un secondo…” è la parolina cui si ricorre per fermare il prof e continuare a rimestare disperatamente nella memoria. Vogliamo sdrammatizzare un evento? Diciamo che dura solo un secondo…
Perciò non la sottovalutiamo questa frazione di tempo all’apparenza così modesta. Infatti basta pensare che in ogni secondo nascono sulla Terra quattro bambini e due blog, muoiono due persone e vengono inviati 5700 tweet, mentre nello spazio nascono tre supernove e duecento nuove stelle. Vi pare poco?
Questo spiega il fatto che l’Iers (International Earth Rotation Service), un organismo internazionale con sede a Parigi, ha da tempo preannunciato che i settanta orologi atomici utilizzati in tutto il mondo per calcolare il Tempo Universale Coordinato andranno sincronizzati con la rotazione della Terra. E quando avverrà questo “assestamento”? Il prossimo 30 giugno.
Quindi martedì 30 giugno verrà aggiunto a quegli orologi un “secondo intercalare” (Leap Second). Questo vuol dire che quel giorno durerà 86.401 secondi anziché 86.400.
Questa “manutenzione straordinaria” è stata compiuta altre 25 volte dal 1972 ad oggi, nelle due date convenzionali del 30 giugno e del 31 dicembre. Si tratta, in pratica, di sincronizzare la misurazione del tempo data dagli orologi atomici (basata sull’oscillazione di un atomo di cesio) con l’orologio planetario, che si basa invece sulla rotazione della Terra intorno al Sole.
Purtroppo la velocità di rotazione non è costante, influenzata com’è dai cambiamenti all’interno del nucleo planetario. La Terra, attualmente, perde due millesimi di secondo al giorno. Gli scienziati calcolano che il “ritardo” del nostro pianeta rispetto agli implacabili orologi atomici potrebbe essere di un’ora ogni mille anni. Agli occhi di un profano la cosa può apparire insignificante, ma non lo è di sicuro per la scienza.
C’è ora da chiedersi se questo “assestamento” consista in una operazione di routine. Sembrerebbe di no. Infatti potrebbero esserci degli effetti potenzialmente rischiosi per il nostro mondo super tecnologico. Si pensa, insomma, che possano riaffacciarsi i timori (fortunatamente rientrati) del Millennium bug, allorquando i sistemi informatici, nel passaggio di data dal 1999 al 2000, rischiarono il default.
In effetti in occasione dell’ultimo Leap Second quello del 30 giugno 2012 molti computer andarono in tilt, bloccandosi per minuti e a volte addirittura per ore in quel secondo in più che non erano in grado di gestire e che, in attesa di ricevere nuove istruzioni, li mandava in crash.
Vi furono molte “vittime” tra cui Linkedin e Mozilla. Il fatto è che sugli orologi atomici (introdotti nel 1950) e sulla loro precisione (sgarrano di un secondo ogni trenta anni) oggi si appoggiano i sistemi informatici di aeroporti, borse, agenzie spaziali (per le quali anche un miliardesimo di secondo è rilevante!), motori di ricerca e piattaforme di vendita online. Non a caso Google ha cominciato ad aggiungere ai suoi computer ogni giorno una frazione di secondo in più, per arrivare al 30 giugno già sincronizzata.
Non mancano le critiche al metodo del Leap Second aggiunto e ai rischi che comporta. Stati Uniti, Francia, Germania e Italia vorrebbero dismetterlo, mentre la Gran Bretagna è la capofila dei Paesi che intendono mantenerlo, forse anche per ragioni di bandiera. Tanto per cambiare! Infatti il mancato aggiornamento degli orologi atomici e il ritardo che si accumulerebbe renderebbe obsoleto il cosiddetto Tempo Medio di Greenwich (GMT) adottato nel lontano 1847.
Ora disinteressiamoci delle questioni tecnico-scientifiche e torniamo a valutare l’aspetto umano, oltre che etico, di questo benedetto secondo in più. È proprio importante, vi chiederete? Lo è. Anche se lo mettiamo a confronto con i gravi problemi del momento quale, tra tutti, l’irresponsabile policy del Governo nell’affrontare e risolvere l’emergenza immigrazione? Anche! Perché quel secondo in più serve a richiamare la nostra attenzione sull’importanza del Tempo.
Così si esprimeva Petrarca, nelle Epistole: «Vorrei poter dire di non aver perduto nessun giorno: ne ho persi molti, invece, e purtroppo anni interi! Ma non temo di dir questo, che, per quanto mi ricordi, non ho perduto un giorno senza averne coscienza. Il tempo non mi è sfuggito, ma mi è stato strappato: sicché anche in mezzo ai lacci delle occupazioni o all’ardore dei piaceri, io dicea: “Ahimè! Mi è sottratto questo giorno, che non tornerà più”».
Perciò il prossimo 30 giugno se mi è consentito un consiglio concentratevi su quel secondo in più. E tenete presente che se non vi cambierà la vita, certamente ve la farà apprezzare di più.
Guido Giampietro
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