Il progressive imperava, il rock-blues era una certezza (il soul e il funky facevano storia a sé con la disco), il punk emetteva i primi vagiti che ancora non raggiungevano le nostre lande alla periferia dell’impero, mentre qui a Brindisi una nutrita schiera di adolescenti dava vita ai due fenomeni che hanno vivacizzato in maniera forte e decisiva la scena musicale cittadina, e non solo, in quello scorcio di anni Settanta del secolo scorso (sì, il secolo scorso … facciamocene una ragione): i garage-club e le radio “libere”. Più underground i primi, molto social – per usare un termine attuale – le seconde.
Già dal finire degli anni Sessanta, vecchie case al pianoterra, garage, locali (molto) privati ospitavano i suoni e i fumi dei “complessi” (si chiamavano così) che emulavano – stavo per dire scimmiottavano – i gruppi beat d’oltremanica e oltreoceano, provando e riprovando fino allo sfinimento, con esiti non sempre di buona qualità, i pezzi che nei casi migliori avrebbero poi avuto un’audience più vasta e adeguata.
Una parte di Brindisi, o meglio la parte sommersa della sua cultura giovanile – segnatamente quella musicale – in quegli anni “emergeva” e faceva sentire i propri umori e suoni, dapprima timidamente, affiorando dalla fumosa umidità dei club e affermandosi nei night e nei dancing, poi in modo corale e decisamente assertivo, grazie alla prepotente affermazione delle radio private, inaspettata e imprevedibile alternativa libera (senza virgolette) al monopolio paludato e censorio della Rai.
“La Città Emergente” narrata da Marco Greco è appunto la Brindisi (non solo) musicale che si evolve, che lentamente si emancipa e vuole riscattarsi – riuscendoci, pur non pienamente – dall’arretratezza che segna la provincia, in particolare quella del profondo Sud, in quegli anni. È la narrazione densa di nomi più o meno fondamentali e circostanze più o meno aneddotiche di quasi quattro decenni di cultura pop, con uno sguardo incline più alle vicende e ai protagonisti della scena alternativa che al mainstream dominante e omogeneizzante.
Intorno al 1975 nascevano e si imponevano, per la loro freschezza e genuinità dai tratti un po’ grezzi un po’ acerbi un po’ ingenui, le radio private create e gestite da tanti ragazzi – perlopiù studenti – mossi da un entusiasmo incontenibile e contagioso. Sul piano professionale l’offerta, almeno agli esordi, lasciava molto a desiderare; era nondimeno molto ampia e fortemente di rottura rispetto ai palinsesti di “mamma Rai”. Le proposte musicali spaziavano in lungo e in largo (… e avanti e indietro) nella vastità del mercato discografico, non solo italico – anzi, spesso e volentieri i dischi e le registrazioni provenivano da GB e USA.
Un nucleo di giovanissimi conduttori con la fissa della musica pop (quando “pop” stava per altenativa, underground, spesso trasgressiva, talvolta noiosa o “difficile” per non dire incomprensibile), si creò uno spazio autonomo all’interno delle programmazioni delle poche stazioni che all’epoca si spartivano l’etere – ma soprattutto l’audience – cittadina: Radio Video Brindisi, Tele Radio Brindisi Centrale e Radio Giovane tra le primissime.
Lo stesso Marco Greco, Angelo De Luca, Camillo Fasulo, i fratelli Michele e Mario Lamarina e il sottoscritto (altri se ne aggiungeranno in seguito) crescevano a pane e rock, a birra e blues, e realizzarono pionieristiche trasmissioni in cui riversavano le proprie passioni musicali attingendo a un mercato parallelo rispetto a quello della massiva musica “leggera”, abbeverandosi alla fonte di “Ciao 2001” (vera indiscutibile Bibbia settimanale) o di qualche improvvisata fanzine, e attingendo inevitabilmente agli storici programmi della radio nazionale (il pomeridiano “Per Voi Giovani” e il notturno “Popoff” tra i primi).
Nel frattempo, chi la musica la faceva davvero suonandola e cantandola, non stava con le mani in mano: sulle orme e sulla scia dei grandi gruppi pop-rock e blues del panorama italiano e internazionale, muovevano i primi passi band nostrane che si sarebbero in seguito imposte al di fuori dei confini cittadini e provinciali.
Benché arduo, mi sforzerò di non fare nomi di gruppi, musicisti, autori e produzioni musicali citati nel volume, sia perché Marco Greco nel suo racconto ne ha puntualmente e opportunamente fornito un’ampia messe (basti scorrerne l’indice per farsi un’idea del suo meticoloso e capillare lavoro), sia per volermi astenere da ogni pur implicito giudizio valutativo nel citarne alcuni e tralasciarne altri: il compito delle considerazioni critiche è stato diligentemente svolto dall’autore.
Ma esigenze filologiche e storico-cronachistiche mi impongono una piccola deroga, non potendo esimermi dal citare alcune tra le figure più rappresentative del vasto affresco firmato da Marco Greco.
“Narra la leggenda cittadina che la prima formazione alternative rock fu quella dei Trash” ci dice Marco (p. 16). Questo è un dato basilare per la sua rilevanza storica, sì, ma ancor più perché la band di Nicola Pisani e compagni è paradigmatica di un percorso creativo che ha contraddistinto larga parte dei gruppi dell’epoca, delle loro aspirazioni, dei loro progetti: il garage quale palestra/sala prove e primo spazio di incubazione di idee; le cover subito fagocitate da un’energia creativa alimentata dalla travolgente e appassionante onda d’urto del punk; l’adrenalinica sfrontatezza sul palco; la virata, in molti casi, verso una new wave dal sapore dark; il rifluire, infine, nei tanti rivoli più o meno manieristici in cui andò a cacciarsi il rock degli anni seguenti.
Fondamentale fu la funzione svolta dal Centro Sociale per l’Emarginazione Giovanile, non a caso un capitolo importante del racconto di Marco. I suoi spazi furono una fucina di quelle idee (non solo musicali) che contribuirono a dare una svolta importante a una parabola creativa, durata quasi quattro decenni, che ebbe slancio proprio dalle produzioni realizzate nei locali di via Santa Chiara.
Le pulsioni che alimentavano il vento del cambiamento trovarono l’humus ideale nel Centro Sociale. Qui si formarono, e si forgiarono, i futuri protagonisti della scena locale, alcuni dei quali assurgeranno a ruoli significativi anche in ambito sovralocale: i Blackboard Jungle tra questi, con Vincenzo Assante che proseguirà in varie vesti il proprio percorso in un panorama ben più ampio.
Il Centro Sociale “allevò” anche Amerigo Verardi, artista di spessore intellettuale ed espressivo, senz’altro il nome di maggior spicco dell’effervescente scena alternativa locale. Con Roberto D’Ambrosio, altra figura di vaglia, si affermerà in ambito nazionale per le doti di fine musicista, compositore e produttore.
Finiti gli anni Ottanta, esaurita ogni energia innovativa, la new wave e il dark cederanno il passo al grunge e ad ulteriori fisionomie, caratterizzanti e non, che il rock assumerà via via nel corso degli anni a venire, non facendo mancare modelli e ispirazioni a proseliti più o meno originali o creativi.
E poi venne Internet che prese tutti … nella rete.
Fenomeno poco indagato ma tenuto ben presente da Marco Greco, la prepotente affermazione del Web nelle sue articolazioni (social network, media e shopping online, streaming, crowdfunding e fundraising) ha determinato fortemente sia gli effetti e le modalità della diffusione della cultura musicale e di ogni sua manifestazione, sia le sorti della distribuzione del prodotto (ormai sempre meno) discografico (ormai sempre più) dematerializzato. Ciò non ha mancato di influire (positivamente direi) anche sulla scena cittadina, contribuendo alla realizzazione – grazie a Facebook e soprattutto al fundraising online – di produzioni musicali altrimenti difficilmente “concretizzabili”, nonché alla loro promozione, sempre attraverso i social network con il supporto, in un rapporto biunivoco, delle testate (brundisium.net in primis) e delle radio online.
Importante, al riguardo, il ruolo svolto da “Radiazioni”, longeva trasmissione radiofonica (in diretta FM e online su Ciccio Riccio, storica radio privata di Brindisi), che da decenni contribuisce in maniera fattiva alla promozione e alla diffusione della produzione musicale dell’intera regione, grazie al lavoro appassionato e puntuale dei suoi curatori e conduttori Antonio Marra e i già citati De Luca, Fasulo, Greco, e (molto modestamente) chi scrive.
“La Città Emergente” di Marco Greco offre uno spaccato di una lunga fase della cultura giovanile brindisina, ricca di fermenti e stimoli creativi, pienamente vissuta da almeno due generazioni, forse tre: un ampio capitolo socio-culturale segnato da eventi lieti o drammatici ma sempre particolarmente significativi, da piccole e grandi storie che hanno travalicato il dato musicale tout court ma che con questo si sono intrecciate o si sono snodate in un percorso parallelo.
Non è un racconto lungo, ma è concentrato e intenso, appassionato, sincero, corale, ricco di spunti, fatti e circostanze sgorgati da una memoria collettiva – non solo di Marco – e in questo volume oggettivati e storicizzati, ma soprattutto sostanziati da una colonna sonora unica e meravigliosa.
Il resto … “sono solo canzonette”.
Domenico Saponaro
Libro: La Città Emergente
Autore: Marco Greco
Editore: Brundisium.net
ISBN-13: 978-8894143805
Pagine: 96
Prezzo: €. 9,90
In vendita a Brindisi presso:
– LIBRERIA PEZZUTO – Via Amena 10
– BOOKSHOP GRANAFERTART – PALAZZO NERVEGNA – Via Duomo 28
– BIRDY SHOP – via Provinciale per San Vito n.26
– OPEN OFFICE – Piazza Matteotti n.3 (di fronte al Comune)
– OTTAVIO WINE BAR – Corso Garibaldi
– COOPERATIVA ERIDANO.
Parte del ricavato sarà destinato alla Cooperativa Eridano per progetti tesi alla riabilitazione delle persone con disabilità nel contesto della musica e dello spettacolo.
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