La cronaca continua a consegnarci storie di famiglie private di abitazione che vivono in garage, in automobile, da parenti. E questo mentre incalza la stagione fredda. Situazioni che si accompagnano anche a racconti di seri problemi familiari, malattie, appuntamenti in ospedale per cure complesse e disagi di vario genere.
La soluzione potrebbe essere l’uso dei beni confiscati alla mafia. Nel solo Comune di Brindisi, si tratta di 106 immobili (36 appartamenti in condominio, 26 box e garage, 12 locali, 5 abitazioni, 2 fabbricati, 6 ville, 1 capannone, 3 terreni agricoli, 2 con fabbricazione rurale, 2 edificabili) e 11 aziende. L’Amministrazione Comunale alcuni li ha già presi in carico per altri deve ancora farlo. Ma quanti di questi immobili sono stati assegnati? E’ stato fatto un bando perchè enti e associazioni possano presentare loro proposte di gestione?
Si tratta di una risorsa pubblica che non può essere sprecata nell’abbandono o come reso noto da recenti servizi televisivi, relativi a grandi città, lasciati di fatto nelle disponibilità di coloro che li occupavano. Peraltro la povertà e l’emarginazione sono anche le conseguenze della criminalità e della corruzione. Sarebbe perciò un segnale forte e significativo se proprio i beni confiscati alla mafia, come già avvenuto con il CAG e lo SPRAR di Tuturano e Brindisi venissero messi a disposizione dei senza tetto.
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