Si è svolta questa mattina presso la sede del Consorzio Asi di Brindisi una riunione programmatica sull’apertura della Zona Franca all’interno dell’area portuale di Brindisi.
All’incontro hanno preso parte il Presidente dell’Asi Marcello Rollo, il Direttore Generale dell’Asi, Dr.Giuseppe De Pace, il Dirigente Tecnico dell’Asi, Ing. Pietro Palma, il Sindaco di Brindisi, Dr. Mimmo Consales, l’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Brindisi, Giuseppe De Maria, il Vice Presidente della Provincia di Brindisi, Dr. Francesco Locorotondo, il Presidente dell’Autorità Portuale di Brindisi, Dr. Hercules Haralambides, il Vice Presidente della Camera di Commercio di Brindisi, Dr. Emanuele Sternativo, i Dirigenti dell’Agenzia delle Dogane Puglia, Dr. Tommaso La Notte, Dr. Mario Francesco Maizza e Dr. Francesco Maniglia.
Il progetto della zona franca doganale di tipo uno è un progetto fortemente voluto dal Consorzio dell’Asi e dal suo Presidente, Marcello Rollo, che da tempo ha ravvisato un’opportunità di sviluppo concreta per il porto e l’economia del territorio e delle sue aziende.
La zona franca consente di far transitare le merci non UE in regime di esenzione, senza pagare dazi d’importazione e senza applicare imposte.
“E’ una grossa opportunità di rilancio per Brindisi e per le sue aziende – ha sottolineato il presidente dell’Asi, Marcello Rollo – Il nostro obiettivo è quello di fare del nostro porto un porto commerciale. Brindisi ne ha tutte le potenzialità”.
La zona franca è stata individuata in un’area prospicente Costa Morena. Un’area strategica della banchina che sarà collegata alla piattaforma logistica integrata per la movimentazione delle merci.
Non vi sono particolari accorgimenti per la realizzazione dell’opera se non la perimetrazione e la vigilanza che consenta di controllare le merci, al fine di verificarne la rispondenza ai requisiti previsti dalle leggi internazionali
“La competitività di un porto – ha dichiarato il dirigente dell’Agenzia delle Dogane Puglia, Dr.Tommaso La Notte- si vede dalla velocità con cui avvengono le operazioni di sdoganamento. Con una zona Franca il porto di Brindisi potrà fare un salto di qualità”.
Dopo aver redatto il progetto e raccolto il parere favorevole di tutti gli enti, ora il prossimo passo sarà quello di presentare al Ministero dello Sviluppo Economico un’istanza ufficiale a firma dell’Autorità Portuale di Brindisi.
Per sostenere la richiesta, l’istanza sarà sottoscritta dal Comune, dalla Provincia, dalla Camera di Commercio e dal Consorzio ASI.
Approfondimento sul Progetto del Punto Franco:
Il progetto del Punto Franco di Brindisi ha origini antiche, risalenti all’epoca borbonica ed ha avuto successivi sviluppi nell’Italia repubblicana degli anni cinquanta.
Nel 1949 il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici espresse parere favorevole sul progetto per la realizzazione del “Punto Franco” ed annessa zona industriale di Brindisi. Il progetto prevedeva importanti infrastrutture quali un tratto di banchina portuale, un tronco ferroviario, viabilità stradale e fognatura pluviale. Altre importanti opere previste erano costituite dai fabbricati per servizi generali, per il Corpo dei Vigili del fuoco, per la Dogana e la Guardia di Finanza. I progetti furono presentati e realizzati dall’allora “Consorzio del Porto” di Brindisi.
L’istituzione ufficiale del Punto Franco di Brindisi risale al Decreto del Presidente della Repubblica n. 1295 del 4 Novembre 1951, che istituì un’ area a regime doganale preferenziale in zona contrada Perrino.
La delimitazione del Punto Franco fu modificata dapprima con la legge del 28 Novembre 1959 n. 1100 e, successivamente, con la legge del 13 ottobre 1962 n. 1516, con la quale si decise di restringere la delimitazione del Punto Franco per favorire lo sviluppo industriale che stava interessando le aree prossime al Porto di Brindisi. Fu, in sostanza, proprio tale sviluppo a contribuire in maniera determinante alla mancata attuazione del Punto Franco di Brindisi. Di fatto, le aree perimetrate dalla legge del 28 novembre 1959 n. 1100 ed anche quelle ridotte con la legge del 13 ottobre 1962 n. 1516 sono state largamente occupate da industrie.
Allo stato, l’ipotesi dell’attivazione del Punto Franco non può prescindere da una riperimetrazione delle aree interessate per due evidenti ragioni.
La prima ragione è quella dell’indisponibilità fisica di aree utilmente disponibili, oggi occupate per lo più dallo stabilimento Avio.
La seconda ragione è connessa con l’improponibilità dell’uso delle banchine del Porto interno quali banchine di riferimento per un Punto Franco, stanti soprattutto i limitati fondali che le caratterizzano.
Sulla scorta delle considerazioni sopra esposte si comprendono meglio le motivazioni che spingono, comunque, a riprendere in considerazione il Punto Franco di Brindisi.
Con Decreto legislativo n. 179 del 1° dicembre 2009 la legge istitutiva del Punto Franco di Brindisi è stata inclusa tra le “Disposizioni legislative statali anteriori al 1° gennaio 1970 di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore” .
Per la concreta istituzione di una zona franca doganale a Brindisi e rendere possibile agli operatori di fruire delle specifiche agevolazioni, bisogna ora ricondursi alla legislazione vigente ed alle disposizioni comunitarie in materia.
La prima agevolazione è il differimento del pagamento dei dazi con risparmio di risorsa finanziaria, particolarmente utile in questo periodo di crisi. La merce introdotta in una zona franca non paga il dazio temporaneamente, sino a quando non si dà alla stessa un’altra destinazione doganale che può essere ad es. l’importazione definitiva ovvero qualsiasi altra destinazione doganale. Questo regime doganale consente di risparmiare risorse per chi intende effettuare un commercio con l’estero e può costituire effettivamente un volano per lo sviluppo. Deve essere specificata bene la differenza tra i due tipi di zona franca. La zona franca di tipo 2 non interclusa è uno spazio individuato e perimetrato rispetto agli spazi doganali nel quale la merce entra liberamente non passa da varchi di controllo. C’è obbligo di presentazione di una dichiarazione doganale di introduzione in deposito. Per il controllo vale la contabilità del deposito doganale, gestita dall’Autorità Portuale o da altro soggetto autorizzato, promotore della zona.
La zona franca interclusa, al contrario, presenta una recinzione ed un varco di controllo. La merce viene controllata prima dell’introduzione. La zona franca interclusa sarà quella destinata in futuro ad avere maggiore importanza poiché sarà pienamente riconosciuta dalla emananda nuova regolamentazione europea, mentre le zone franche di tipo 2 saranno di fatto declassate a depositi doganali.
L’istituzione della zona franca doganale di tipo 1 ha un iter più complesso e necessita per la sua istituzione di un apposito decreto interministeriale. La Direzione Interregionale delle Dogane è pronta a fornire ogni forma di collaborazione con gli enti e le istituzioni locali ben sapendo che l’attuale situazione di crisi si riscontra pesantemente anche sui traffici portuali in generale. Le potenzialità del porto di Brindisi sono ben note soprattutto per la sua posizione geografica e la dotazione di infrastrutture di collegamento stradale, ferroviario ed aeroportuale. La qualità delle operazioni svolte porta valore aggiunto. Vi è sostanziale differenza tra traffici che comportano il solo transhipment e quelli che comportano lo sdoganamento di merci o la loro lavorazione (district park). In particolare si pensi all’opportunità di un district park che dia la possibilità di far lavorare operatori italiani con merci allo stato estero.
Si rammenta che alcune aziende insediate nell’area industriale di Brindisi sono autorizzate a gestire un deposito doganale: Mignini, Sfir, Avio.
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